sabato 7 Settembre 2024

Nel silenzio del mondo Israele sta trasformando la Cisgiordania in una nuova Gaza

La campagna di vaccinazione antipolio ha fatto scomparire dai radar dei grandi media globali le operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza. Nell’ombra della disattenzione mediatica, le Forze di Difesa Israeliane hanno continuato a bombardare la Striscia, causando dozzine di vittime nella stessa manciata di giorni in cui si è conclusa la celebrata “prima fase” di vaccinazione infantile contro la poliomielite. La stessa UNRWA, mentre celebra la buona riuscita della campagna vaccinale, continua a spingere per il cessate il fuoco a Gaza. Eppure, ancor più nel silenzio generale, le IDF stanno portando avanti un altro massacro: quello in Cisgiordania. Se ne parla poco, ma la situazione risulta disastrosa: negli ultimi dieci giorni di assedio di Jenin, le infrastrutture cittadine sono state rase al suolo, e gli abitanti sono stati lasciati senza cibo né acqua; nel mentre, l’esercito israeliano ha esteso la propria campagna di assedio totale anche in altre località della Cisgiordania, con l’obiettivo di stanare le più resilienti brigate palestinesi del luogo; nel farlo, però, sta lasciando dietro di sé un’ondata di distruzione di massa che sembrerebbe indicare la volontà di trasformare la Cisgiordania nella nuova Gaza.

Secondo fonti palestinesi, l’assedio di Jenin è terminato nella mattina di ieri, venerdì 6 settembre. Ad annunciare l’apparente ritiro delle forze israeliane è l’agenzia di stampa dell’Autorità Palestinese Wafa, che fornisce un primo bilancio delle vittime, pari, per ora, a 21 morti e oltre 130 feriti. Nel corso delle operazioni, secondo testimonianze oculari, giornalisti locali, fonti ufficiali palestinesi, e agenzie internazionali affiliate all’ONU, le IDF hanno preso di mira case, ospedali, strade, automobili, e ambulanze; hanno attaccato direttamente civili di tutte le età, giornalisti, e medici; hanno ordinato un coprifuoco e costretto dozzine di persone ad abbandonare le proprie case; e hanno impedito l’adeguato svolgimento del proprio lavoro, e talvolta anche l’accesso agli operatori umanitari. Secondo la Municipalità di Jenin, la campagna militare ha portato alla distruzione del 70% delle infrastrutture stradali, al taglio delle forniture di acqua nell’80% della città, e al saccheggio di 20 chilometri di reti idriche, elettriche, fognarie, e di telecomunicazione; distrutti anche molteplici generatori di energia della città; impedito infine l’accesso a internet, e tagliati i rifornimenti di cibo, acqua e medicine alla popolazione.

L’agenzia di stampa Wafa riporta che, nonostante l’apparente ritiro delle truppe, molti cittadini di Jenin temono ulteriori incursioni da parte delle IDF. Effettivamente, l’esercito israeliano sembra non aver smantellato le proprie stazioni di controllo e, secondo il quotidiano israeliano Times of Israel, avrebbe annunciato che «le truppe continueranno l’operazione fino al raggiungimento degli obiettivi», smentendo dunque la fine della campagna. In ogni caso, le operazioni lanciate mercoledì 28 agosto non si limitano solo a Jenin, e l’assedio totale sta allargandosi ad altre aree. Già mercoledì i Governatorati di Tubas e Tulkarem erano stati presi di assalto, anche se ora, secondo le fonti palestinesi, sembra che le IDF si siano ritirate. A Tubas, le IDF hanno ucciso almeno 10 persone, assaltato ospedali e distrutto strade e infrastrutture. A Tulkarem, invece, sono stati uccisi almeno 8 palestinesi; l’esercito israeliano ha messo sotto assedio la città, imposto un coprifuoco, danneggiato strade e reti idriche, elettriche e di comunicazione, e occupato gli ospedali. Tra le aree in cui le operazioni israeliane sono state maggiormente intensificate c’è Hebron, dove le IDF hanno negato lo spostamento delle ambulanze, interdetto alla municipalità di accedere ai rifornimenti di carburante, e impedito all’amministrazione di erogare servizi di base quali la raccolta dei rifiuti. Sempre a Hebron sono stati distrutti pozzi e abitazioni, e sembra che sia stato installato un cancello vicino a uno dei punti di controllo israeliani, in modo da presidiare l’accesso alla città.

Analoghi raid stanno venendo condotti a Betlemme, Qalqilya, Ramallah, Salfit, Gerico,  e Nablus. Proprio a Nablus è stata uccisa un’attivista turco-statunitense, la cui morte ha suscitato indignazione pubblica in Occidente, mentre a Gerico le IDF hanno eretto due punti di controllo; anche a Betlemme è stato eretto un punto di controllo. In generale tutti i Governatorati della Cisgiordania sono coinvolti nelle operazioni, e, nelle migliori delle situazioni, le IDF si limitano ad attaccare e arrestare gli abitanti, e a prendere d’assalto veicoli.

[di Dario Lucisano]

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Articoli correlati

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

+ visti