mercoledì 18 Settembre 2024

Il Salento saluta Freddy, l’uomo che agli agi preferì la vita semplice e libera fronte mare

Ferdinando Maramonte, conosciuto da tutti come Freddy, ha trascorso gli ultimi trent’anni della sua vita nella capanna che si era costruito sulle dune di Lido Conchiglie, vicino a Gallipoli, vivendo in armonia per primo con la natura e il mare, e poi con se stesso. La sua vita, segnata dalla scelta coraggiosa e controcorrente di non assecondare lobby e sistemi, è stata un esempio di autenticità e libertà. A 63 anni, la sua scomparsa dovuta probabilmente ad una polmonite ha lasciato l’intera comunità salentina in lutto, ma anche un’eredità che merita di essere condivisa.  

Originario di Sannicola, in provincia di Lecce, e cresciuto in una famiglia benestante, Freddy ha tutte le carte in regola per mettere in piedi un futuro di agio e successo. Dopo un diploma da ragioniere, negli anni ‘80 si iscrive alla facoltà di Economia e Commercio all’Università di Bari, intervallando gli studi con lunghi viaggi tra l’America del Nord e del Sud. È in quegli anni che qualcosa dentro di lui si rompe. O, probabilmente, comincia ad aggiustarsi. Di ritorno in Salento, Freddy decide di abbandonare tutto per dedicarsi a una vita semplice, lontano dalle convenzioni sociali, dagli obblighi e dagli schemi, trovando il suo rifugio sulla spiaggia di Lido Conchiglie. 

Viveva di pesca Freddy, e il suo approccio alla vita obbediva ad una sola regola: semplicità. Soprannominato “Loco” durante i suoi viaggi in America Latina, rifiutava le etichette e per questo rispondeva con un sorriso a chi lo additava come pazzo. «Mi chiamano pazzo perché non sono come loro», ci diceva. Dimostrando, ancora una volta, quella leggerezza di spirito che solo chi è in grado di liberarsi dai catenacci della società riesce a far uscire fuori.  

Una capanna sulla spiaggia, essenziale ma completa di tutto, era il suo regno, che condivideva con un amico a quattro zampe. Qui preparava il cibo con l’acqua del mare e lavava i vestiti, strofinandoli sempre con l’acqua, a riva. Poi, verso sera, puliva la spiaggia da rifiuti e cartacce, imprecando contro chi si era sentito in diritto di sporcarla in quel modo. Una vita con poco ma manchevole di niente – a chi gli suggeriva di chiedere il reddito di cittadinanza, Freddy rispondeva che lo avrebbe reso «schiavo di chi te lo dà», a cui si approcciava con gentilezza. Come gentili erano le parole che riservava a noi che lo avevamo conosciuto, o a chiunque gli rivolgesse un sorriso, uno sguardo, una domanda. 

La sua esistenza unica ha reso anche la sua scomparsa tale: la morte di Freddy lascia un vuoto nell’animo di chi l’ha conosciuto o di chi ha ascoltato la sua storia. Perché in fondo,  non era un uomo come gli altri. Era pazzo, sì, per aver scelto di vivere secondo i propri valori, incarnando una filosofia di vita a cui molti aspirano, senza mai avere il coraggio di avvicinarsi. Un’audacia che ha garantito a Freddy l’immortalità, custode di un messaggio di libertà e semplicità che rimarrà nel mare e nel vento di Lido Conchiglie, anche senza un corpo tramite cui esprimersi. 

[di Gloria Ferrari]

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