Amnesty International scende in campo contro il divieto delle manifestazioni pro-Palestina, previste per sabato 5 ottobre, imposto dalla questura di Roma. L’organizzazione internazionale ha infatti evidenziato che il diritto di protesta è tutelato «da diverse disposizioni sui diritti umani» e, nello specifico, «dall’interazione dei diritti alla libertà di riunione pacifica e di espressione». Sottolineando che i propri osservatori saranno presenti alla manifestazione nella Capitale al fine di monitorare il regolare svolgimento della protesta, Amnesty ha scritto che ogni possibile limitazione rispetto al diritto di riunione pacifica «deve essere frutto di attenta valutazione specifica e deve a sua volta rispettare i principi di legalità, proporzionalità e necessità». Principi che, mette nero su bianco l’organizzazione, «non sembrano essere stati rispettati nel prendere questa decisione di diniego della piazza».
Nel comunicato, diramato mercoledì, Amnesty ha scritto che il principio fondamentale della «presunzione a favore delle assemblee pacifiche» obbliga i Paesi a «facilitare le assemblee» – comprese quelle «spontanee» -, nonché a «rimuovere gli ostacoli a partecipanti e a organizzatori, a dover giustificare pienamente qualsiasi tipo di restrizione venga applicata» e a «esercitare tolleranza e misura, anche nei confronti dei disagi». Nella nota si ricorda che, in Italia, l’articolo 17 della Costituzione afferma «un principio generale di presunzione a favore delle assemblee pubbliche, prevedendo un mero preavviso alle autorità competenti». Dunque, il regime di notifica «non dovrebbe essere in alcun modo utilizzato per controllare le proteste pacifiche, né per sanzionare coloro che le organizzano, compatibilmente anche con lo spirito originario della Costituzione». L’organizzazione sottolinea che gli Stati hanno anche «l’obbligo negativo di evitare interferenze ingiustificate con l’esercizio del diritto di riunione pacifica e l’obbligo positivo di proteggere coloro che esercitano il diritto e di facilitarne l’esercizio in modo da consentire a chi partecipa di riunirsi in sicurezza e di raggiungere i propri obiettivi». Per Amnesty, infatti, «possibili atti o espressioni di odio antisemita, che vanno condannati nella maniera più netta», così come «eventuali messaggi individuali di incitamento alla violenza», non si possono attribuire «anticipatamente e automaticamente alla maggioranza se non addirittura alla totalità della protesta». Amnesty ha concluso affermando che gli Stati «devono allineare pienamente le leggi nazionali con le leggi e gli standard internazionali sui diritti umani, abrogando o modificando sostanzialmente le disposizioni che vietano o criminalizzano i comportamenti che devono essere protetti», includendo anche la «abrogazione delle restrizioni ingiustificate poste sul tempo, sul luogo e sul contenuto delle assemblee, compresi i divieti generalizzati, delle limitazioni indebite dei diritti di protesta dei minori» come anche la «applicazione inappropriata delle leggi o dei programmi antiterrorismo e di sorveglianza illegale».
Nel frattempo, il TAR di Roma ha rigettato il ricorso contro il divieto, sancito dalla questura di Roma su indicazione del Ministero dell’Interno, del corteo per la Palestina. I movimenti pro-Gaza hanno però ribadito in un comunicato di non avere alcuna intenzione di farsi intimidire e di voler scendere comunque in piazza. Al culmine di questo scontro politico, di fronte ad un governo che intende vietare un diritto costituzionale motivandolo con mai specificati problemi di ordine pubblico, è arrivata la dichiarazione surreale dell’Unione Sindacale Italiana Carabinieri che, in buona sostanza, chiede di avere le mani libere contro gli studenti che saranno in piazza. Il segretario del sindacato ha definito i manifestanti «orde di malintenzionati delinquenti» e ha chiesto allo Stato di concedere «massima fiducia alle Forze di Polizia, anche attraverso dotazioni supplementari quali idranti, oltre ai già previsti equipaggiamenti».
[di Stefano Baudino]
L’Italia andrebbe processata per Fascismo e servilismo, come tutti i protettorati USA.
Il probelma dell’italia e’ che le leggi sono solo dei pezzi di carta, chi e’ ricco e potente non paga mai e chi e’ povero ed esprime la critica se lo prende in quel posto, il probelma numero uno e’ l’impunita’ parlamentare. Risolot quello credo che poi ci possa essere diritto ad esprimere la critica, in quanto i delinquenti veri vanno in carcere e non al governo.
Non è un problema dell’Italia. Negli altri paesi europei è lo stesso, se non peggio. È l’Europa che sta diventando reazionaria e dittatoriale.
Prima il generale degli Alpini. Ora i carabinieri. Il buon padre di famiglia non si smentisce.
«deve essere frutto di attenta valutazione specifica e deve a sua volta rispettare i principi di legalità, proporzionalità e necessità»
Concetto troppo elaborato per essere compreso dalla mente di un gruppo di idioti fascisti inebriati dal potere che per anni hanno agognato!