giovedì 21 Novembre 2024

Ancora divieti ai cortei per la Palestina: a Torino vietata anche una fiaccolata

La questura di Torino, su disposizione del questore Paolo Sirna, ha vietato preventivamente ogni manifestazione pro Palestina in programma per oggi nel capoluogo piemontese. Lo ha comunicato in una nota ufficiale in cui si legge che, «in riferimento alle manifestazioni pro Palestina in programma per il prossimo 7 ottobre», a Torino «il Questore ha prescritto ai comitati organizzatori di svolgere le medesime in data diversa ed esclusivamente in forma statica». Si ripete, dunque, lo stesso scenario aperto dal divieto imposto dalla questura di Roma, su indicazione del ministero dell’Interno, al corteo in supporto alla resistenza palestinese organizzato per sabato 5 ottobre nella Capitale, che ha visto gli attivisti sfidare le autorità e scendere comunque in piazza. I comitati torinesi protestano veementemente contro la decisione, facendo notare come si tratti di un divieto puramente ideologico e confermando la fiaccolata prevista per questa sera in solidarietà con il popolo palestinese.

Nella nota con cui la questura di Torino ha sancito il divieto, si scrive che lo svolgimento delle manifestazioni in programma si colloca «nella cornice di un’ampia e diffusa mobilitazione indetta nel ricordo del primo anniversario dell’attacco allo Stato di Israele da parte delle frange palestinesi riconducibili al movimento di Hamas sfociato nell’uccisione, il 7 ottobre dello scorso anno, di numerose vittime e nel rapimento di altrettante persone alcune delle quali decedute durante il conflitto». Dunque, «in una data così fortemente simbolica, poiché coincidente con l’eccidio commesso ai danni della popolazione israeliana, non può escludersi che i manifestanti possano essere indotti a compiere azioni lesive e contrarie all’ordine e alla sicurezza pubblici». Eppure, secondo la legge, gli unici casi in cui le autorità possono vietare una manifestazione sono quelli in cui è possibile identificare dei «comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica», avendo dunque in mano elementi puntuali e circoscritti su concreti pericoli. Cosa che, evidentemente, la nota della questura non riesce a esplicitare, facendo unicamente riferimento alla data in cui le manifestazioni sono state fissate. A protestare contro la decisione della questura è il Coordinamento Torino X Gaza, che ha scritto che il divieto «è, come per la piazza di Roma, squisitamente politico»: infatti, «benché fintamente declassato a motivi di “ordine pubblico”, una scusa molto in voga negli ultimi anni e non solo a Torino», esso «è chiaramente volto a silenziare il dissenso politico e per tanto va inserito nel contesto generale di repressione e criminalizzazione a cui stiamo assistendo». «Rifiutiamo l’appiattimento delle manifestazioni in supporto alla Palestina a riunioni di “galassie pro Hamas”, – hanno concluso gli attivisti – così come la stantia equiparazione della resistenza palestinese a “terrorismo”. Riconosciamo nella censura che provano ad imporci una parte della strategia di supporto e collaborazionismo dello stato Italiano alle politiche genocidiarie israeliane e rivendichiamo pertanto il diritto a manifestare». Alle ore 20, dunque, terranno comunque in piazza Castello una fiaccolata intitolata «un anno di genocidio, un anno di resistenza».

Il comunicato della questura di Torino è stato pubblicato sabato 5 ottobre, mentre a Roma andava in scena il corteo nazionale in sostegno alla resistenza palestinese. Nonostante il divieto spiccato dalla questura romana e l’intensa pioggia, già dalle ore 13 migliaia di persone, tra cui moltissimi studenti, si sono ritrovati nel piazzale delle Piramide cestia. E, nonostante l’ingente schieramento di polizia, hanno deciso di muovere in corteo dietro allo striscione “Palestina e Libano uniti: fermiamo il genocidio con la resistenza”. Molti manifestanti non sono riusciti ad arrivare, diversi i casi di pullman fermati dalla celere ai caselli autostradali. Nel pomeriggio, non sono mancati momenti di scontro con la polizia. Bottiglie, bombe carta e fumogeni lanciate dalla parte più calda del corteo; manganelli e massicci lanci di lacrimogeni alla rinfusa che, come al solito, hanno finito per intossicare centinaia di persone da parte degli agenti. Dopo qualche minuto di confronto all’altezza di via Ostiense le forze dell’ordine sono entrate nella piazza con pensati cariche e camion con gli idranti, mettendo in fuga migliaia di persone.

[di Stefano Baudino]

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