giovedì 10 Ottobre 2024

Israele attacca con cento aerei il Libano e dice di avere ucciso un capo di Hezbollah

Continuano a intensificarsi gli scontri sul fronte libanese, dove, nella giornata di ieri, in occasione dell’anniversario del 7 ottobre, Israele ha colpito oltre un centinaio obiettivi nel giro di un’ora, accelerando anche l’invasione via terra. I bombardamenti di ieri sono stati annunciati dal portavoce dell’esercito israeliano per i media arabi, Avichay Adraee, che in un post rilasciato sulla piattaforma social X (ex Twitter) ha annunciato la riuscita di una «sortita aerea offensiva» che ha coinvolto 100 aerei dell’aeronautica israeliana. Questa mattina, lo stesso Adraee ha comunicato che, in seguito agli attacchi, sarebbe stato ucciso un importante capo di Hezbollah, notizia non ancora confermata dall’organizzazione libanese. Parallelamente, la stessa Hezbollah ha effettuato diversi raid su suolo israeliano, prendendo di mira, nello specifico, le città di Haifa e di Tel Aviv. Intanto, la possibile risposta israeliana all’attacco iraniano di martedì 1 ottobre si fa sempre più vicina, e si parla sempre più di potenziali «obiettivi nucleari»: ripetutamente interrogato sull’eventuale posizionamento degli Stati Uniti nel caso in cui Israele dovesse prendere di mira le strutture nucleari di Teheran, il portavoce del Pentagono, Patrick “Pat” Ryder, ha evaso le domande, preferendo rimanere sul vago.

Gli attacchi israeliani di ieri sono stati annunciati da Avichay Adraee attorno alle 18:45. Secondo quanto riporta il portavoce delle IDF, Israele avrebbe colpito 120 obiettivi prevalentemente nel Libano meridionale, bersagliando anche il quartiere Burj el-Barajneh di Beirut e la valle della Beqa, nell’area settentrionale del Paese. Presa di mira anche l’area sulla costa che va dal fiume Awali verso il confine meridionale. A venire colpiti, nello specifico, obiettivi della Radwan Force, le forze di operazione di Hezbollah che promuovono incursioni in territorio israeliano, della piattaforma missilistica dell’organizzazione, del suo sistema di intelligence e siti di produzione di armi. Precedentemente, nell’arco della giornata, le IDF avevano colpito circa altri 70 siti. Nel corso degli attacchi sarebbe stato ucciso il «cosiddetto Suhail Hussein Hosseini, capo dello staff terroristico di Hezbollah», dichiarazione non ancora confermata dall’organizzazione libanese. «Questi attacchi», descrive Adraee, «si aggiungono a una serie di raid volti a intensificare l’offensiva contro le capacità di comando, controllo e fuoco di Hezbollah, oltre a sostenere le forze di terra che operano per raggiungere i loro obiettivi». Nella notte, proprio il fronte terrestre è stato oggetto di rinforzi; alle tre divisioni di esercito regolare già schierate, Israele ne ha infatti aggiunta una quarta composta da riservisti. Secondo il Ministero della Salute libanese, in seguito agli attacchi di ieri sarebbero state uccise 22 persone, e ferite altre 111. In totale, il numero di vittime dall’escalation tra Israele ed Hezbollah dell’8 ottobre 2023, ammonta a 2.083, e quello dei feriti a 9.869.

Nel corso della giornata, anche lo Stato ebraico è stato oggetto di bombardamenti. Hezbollah ha continuato a prendere di mira, come ormai da giorni, la città di Haifa, colpendo decine di obiettivi sulla costa. Colpiti anche Tel Aviv e i dintorni della città, dove a partire dalle 16.00 circa hanno iniziato a risuonare le sirene di allarme e a sentirsi diversi botti. Durante gli attacchi, le autorità israeliane hanno momentaneamente interrotto i voli da e per l’aeroporto di Ben-Gurion. Colpiti, infine, anche obiettivi collocati nell’area centrale del Paese. Alcuni degli attacchi sono stati lanciati dallo Yemen, dagli Houthi. Ancora poco chiara l’entità dei danni e ignoto l’eventuale numero di vittime.

Nel frattempo, sembra sempre più imminente un attacco israeliano sull’Iran, annunciato dopo l’offensiva aerea lanciata da Teheran martedì 1 ottobre. Questa è arrivata in risposta alle uccisioni del capo di Hamas Ismail Haniye, e del capo di Hezbollah Hassan Nasrallah, e in concomitanza con l’inizio dell’invasione via terra del Libano, il cui fronte risulta particolarmente acceso da martedì 24 settembre. Negli ultimi giorni sta facendo parecchio discutere la possibilità che Israele decida di attaccare «simbolicamente» le piattaforme nucleari iraniane. A comunicarlo è stato l’ex primo ministro e generale israeliano Ehud Barak che in una intervista al Guardian ha rivelato che «Ci sono alcuni commentatori e anche alcune persone all’interno dell’establishment della difesa che hanno sollevato la domanda: perché diavolo non colpire il programma militare nucleare?». Interrogato sulla questione, il portavoce del Pentagono, ha schivato ripetutamente il tema: «apprezzo la domanda», ha detto a più riprese, «ma quello che state dicendo è “cosa accadrebbe se”», parlando di una cosa che «non è ancora successa». Insomma, in sede di conferenza stampa non avrebbe senso fare ipotesi.

[di Dario Lucisano]

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