giovedì 21 Novembre 2024

Nelle città spagnole non si fermano le proteste contro la speculazione immobiliare

Nella giornata di ieri, 13 ottobre, hanno avuto luogo in Spagna numerose manifestazioni per protestare contro l’inattività del Governo in merito alla difesa del diritto all’abitare. Queste manifestazioni, che hanno avuto come punto di riferimento la grande concentrazione organizzata dal Sindacato delle Inquiline di Madrid, hanno visto la presenza di numerose organizzazioni sociali, sindacati e, in alcuni casi, di esponenti politici appartenenti ai partiti progressisti del paese, Podemos, Sumar e Izquierda Unida, che fin da subito hanno appoggiato le proteste e rivendicato la causa.

Il dibattito intorno alla tematica abitativa in Spagna non accenna a placarsi; secondo i dati aggiornati al mese di settembre del portale di annunci immobiliari Idealista, nella città di Barcellona il prezzo al metro quadro delle case in affitto ha visto un incremento in un solo mese del 3,5% e in un anno del 12,1%. Simile il caso di Madrid, dove si è potuto osservare un incremento annuale del 15,7%. Per quanto riguarda il prezzo al metro quadro delle abitazioni in vendita, la situazione risulta essere ancora più sconfortante, negli ultimi dieci anni il prezzo degli immobili della capitale spagnola è salito di circa il 56% di media (€4.756 al metro quadro) e nella città condale del 33% (€4.561).

Manifestanti nel Port Vell di Barcellona, foto di Armando Negro

La protesta dei sindacati ha investito la proposta di legge presentata dal PSOE in quanto considerata insufficiente e comunque affossata al Congresso il 17 settembre dal Partido Popular, da Vox e dal partito conservatore catalano Junts.

La proposta della ministra de vivienda Isabel Rodríguez, si fonda sull’idea di istituire un registro degli affitti brevi e turistici per il 2026 e, per quanto riguarda i nuovi alloggi destinati al turismo, propone di dare maggiore potere alle comunità condominiali al fine di controllare e impedire la nascita di nuovi appartamenti turistici. Questa possibilità, in realtà, è già presente, ma in questo caso si permetterebbe la chiusura di appartamenti dediti al turismo prima della rispettiva creazione.

Davanti alle grottesche dichiarazioni della ministra, che «si appella alla solidarietà dei proprietari», i sindacati in difesa del diritto all’abitare hanno chiesto le dimissioni e hanno organizzato le manifestazioni di domenica, per protestare contro una politica sempre più ambigua del Partito Socialista. Difatti, il Partito Socialista Catalano, al governo della Generalitat catalana, ha diffuso dei dati che presenterebbero la diminuzione del prezzo degli affitti nelle «zone di tensione». Questi dati, in realtà risultano essere parziali, in quanto prendono in considerazione esclusivamente gli affitti regolamentati, escludendo quindi la vastissima offerta di appartamenti turistici e a breve termine, che al contrario, non solo salgono di prezzo, ma si stanno gradualmente sostituendo agli immobili destinati all’affitto a lungo termine.

Lo striscione scritto in catalano recita: «Abbiamo esaurito la pazienza. Abbassiamo gli affitti». Foto di Armando Negro

Ciò che chiedono quindi i sindacati è la proposta di una legge completa, che preveda la regolarizzazione e l’istituzione di un limite al prezzo degli affitti. A questo riguardo, numerosi comuni del Paese Basco, tra i quali Errentería, stanno presentando le documentazioni al governo autonomico (governato dal Partito socialista e dal Partito Nazionalista Basco) per dichiararsi «zone di tensione» e poter applicare così la regolamentazione dei prezzi. 

A Barcellona, la manifestazione ha avuto inizio alle ore 12 nella Plaça de Correus, per poi spostarsi lungo le vie del Port Vell e il quartiere della Barceloneta. L’evento, organizzato dal Sindicat de Llogaters e da altre entità sindacali attive nella lotta alla difesa del diritto all’abitazione, si è unito alla protesta della Plataforma No a la Copa Amèrica. Un migliaio di persone, hanno sfilato con striscioni con critiche verso la Generalitat catalana e il sindaco di Barcellona, Jaume Collboni. 

«Ormai non ci fidiamo di nessun partito» mi spiegano Gloria e Victoria, due manifestanti. «Il governo centrale e catalano hanno troppi interessi economici per poter approvare una legge che difenda l’accesso alla casa».

Foto di Armando Negro

Attraverso cori, musica e performance artistiche, la Plataforma ha criticato aspramente la politica di Collboni, facendo riferimento alla scarsità di trasparenza e alla gestione del denaro pubblico, concentrando la lotta contro la possibilità di replicare l’evento velistico a Barcellona per l’edizione 2025. Come se non bastasse, l’evento inaugurale della competizione, che si è celebrato il 10 ottobre, secondo un’indagine del periodico catalano Critic, è costato 2,5 milioni di euro, per una durata di quaranta minuti.

«Noi protestiamo contro il turismo, i nomadi digitali, il progetto Marca Barcelona e i fondi di investimento che ci levano le case» afferma Gloria, mentre indossa la bandiera della Plataforma. 

La manifestazione madrilena, che ha visto la presenza di 12.000 persone, secondo le stime della delegazione del Governo di Madrid, e di alcune rappresentazioni politiche, come la deputata di Podemos Ione Belarra e l’europarlamentare Irene Montero, ha sfilato tra i punti nevralgici del centro della capitale spagnola, muovendo tra le varie richieste, l’istituzione di un organo supervisore atto al controllo in difesa del consumatore, la sospensione immediata delle licenze per gli appartamenti turistici nei quartieri con alta necessità di abitazioni e l’applicazione di una legge statale finalizzata alla regolamentazione dei prezzi, la riapprovazione dei contratti d’affitto a tempo indeterminato e la possibilità di indire «zone ad alta tensione» nelle Comunità autonome.

[di Armando Negro]  

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