mercoledì 16 Ottobre 2024

Le tasse aumentano oppure no? Tutte le misure della nuova legge di bilancio

Il Consiglio dei ministri ha approvato il Disegno di legge di bilancio 2025 e il Documento programmatico di bilancio (Dpb), un riepilogo di ciò che è contenuto nel Disegno di legge già arrivato alla Commissione europea. Complessivamente, le misure previste in manovra costeranno, in termini lordi, circa 30 miliardi nel 2025, più di 35 miliardi nel 2026 e oltre 40 miliardi nel 2027 e il rapporto deficit/Pil è previsto scendere dal 3,8% di quest’anno al 3,3% nel 2025, al 2,8% nel 2026, per poi attestarsi al 2,6% nel 2027. Come al solito, il teatrino della politica si è messo prontamente in moto: con le opposizioni che affermano che sia una manovra piena di nuove tasse e il governo che ribatte che non ce ne sono e anzi sono stati stanziati fondi per aiutare cittadini, imprese e anche la sanità. Come stanno realmente le cose? Ecco i principali punti contenuti.

Per iniziare il primo punto da tenere a mente è che si tratta di una manovra all’insegna dell’austerità, varata seguendo diligentemente le regole previste dalla riforma del Patto di Stabilità approvata lo scorso aprile dal Parlamento europeo. La legge di bilancio, infatti, sarà finanziata prevalentemente attraverso tagli della spesa pubblica e con il contributo di circa 3,5 miliardi di euro proveniente da banche e assicurazioni, mentre le coperture di bilancio saranno solo per circa un terzo in disavanzo, ossia a deficit. “Tenuto conto del nuovo quadro di regole europee e del contesto economico, negativamente influenzato dall’incertezza globale […], le misure contenute nel provvedimento si concentrano sulla riduzione della pressione fiscale e sul sostegno ai redditi medio-bassi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati”, si legge sul sito della presidenza del Consiglio dei ministri.

Tra le misure principali della legge di bilancio 2025 c’è il taglio del cuneo fiscale in busta paga che diventa strutturale e non dovrà più quindi essere finanziato ogni anno, oltre alla conferma della riduzione a tre aliquote dell’Irpef, l’imposta sui redditi delle persone fisiche. La riduzione del cuneo fiscale dovrebbe comportare una riduzione dei contributi a carico dei lavoratori per i redditi medi e bassi, abbassando così il costo del lavoro e aumentando gli stipendi netti. Per quanto riguarda l’Irpef, invece, il reddito fino a 28 mila euro continuerà a essere tassato al 23 per cento, mentre fino al 2023 la soglia era fissata a 15mila euro, e per i redditi tra 15mila e 28mila euro si pagava il 25 per cento. Tra le altre novità, sarà introdotta la “Carta per i nuovi nati” che consiste in un bonus di 1000 euro ai genitori entro la soglia Isee di 40 mila euro. La “Carta dedicata a te” per l’acquisto di beni alimentari e di prima necessità sarà rifinanziata con 500 milioni, mentre il bonus ristrutturazioni sarà mantenuto al 50%, ma solo per le prime case; per le altre scende al 36%. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha inoltre confermato che la manovra stanzierà anche le risorse per il periodo 2025-27. Per quanto riguarda le pensioni, non ci saranno riforme strutturali, ma solo una possibile indicizzazione delle stesse rispetto all’inflazione e un aumento delle pensioni minime.

Nota dolente della Legge di bilancio è il taglio del 5% alle spese dei ministeri che fa della manovra una manovra restrittiva come tutte quelle che si sono approvate negli ultimi decenni e in particolare dal governo Monti (2011) in avanti. A salvarsi dai tagli saranno solo la sanità, gli enti locali e i Comuni e il settore della Difesa. All’ambito sanitario saranno destinati 3,5 miliardi aggiuntivi, provenienti da banche e assicurazioni, per l’assunzione di 30 mila nuovi medici e infermieri, come ha spiegato la stessa Giorgia Meloni. Non si tratterebbe di una tassa sugli extraprofitti, come avrebbe voluto la Lega, ma di un anticipo sulle Dta (le imposte differite attive) pari a circa tre miliardi. Non mancano poi i fondi per la Difesa, secondo i canoni dettati dalla NATO e dalla nuova strategia europea per la competitività, stilata da Mario Draghi, che prevede, tra le altre cose, più fondi per lo sviluppo del settore di armi e difesa. Non a caso, il MEF ha sottolineato che “il disegno di legge di bilancio stanzia anche risorse per assicurare che, successivamente al termine del Pnrr, l’andamento della spesa per investimenti pubblici sia coerente con i requisiti della nuova governance europea”.

In definitiva, il governo autodefinitosi sovranista di Giorgia Meloni non è riuscito a far altro che piegarsi ai rigidi vincoli fiscali imposti dall’impalcatura economica europea, rafforzati dal nuovo Patto di Stabilità che, tra le altre cose, prevede che gli Stati con un debito particolarmente alto dovranno concordare un piano di riduzione del debito quadriennale o settennale con la Commissione che – di fatto – permetterà a quest’ultima di stabilire e imporre un percorso cogente di risparmio, entrando a gamba tesa nelle decisioni economiche nazionali. Si tratta di un modello che priva sempre di più gli stati della loro sovranità con il pretesto della riduzione del debito pubblico. Non a caso, tutti i partiti italiani si sono astenuti o hanno votato contro l’approvazione del Patto di Stabilità, salvo essere ora obbligati a osservarlo scrupolosamente. Per la prima volta quest’anno, infatti, il governo italiano ha inviato alla Commissione il Piano strutturale di bilancio (PSB), con un percorso di riforme che potrà estendersi fino a sette anni e che costituisce la base della Legge di bilancio. Quest’ultima sarà ora discussa dalle Camere, che potranno proporre degli emendamenti, e dovrà essere approvata entro il 31 dicembre 2024 per entrare in vigore il 1° gennaio 2025.

[di Giorgia Audiello]

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Articoli correlati

1 commento

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

+ visti