venerdì 18 Ottobre 2024

Il nuovo “piano per la vittoria” che secondo Zelensky costringerà la Russia alla resa

Il presidente ucraino Zelensky ha rivelato il suo atteso “piano per la vittoria” costituito da cinque punti che, a suo dire, dovrebbero costringere la Russia alla resa: «Insieme ai nostri partner, dobbiamo cambiare le circostanze in modo che la guerra finisca. Indipendentemente da ciò che Putin vuole. Dobbiamo tutti cambiare le circostanze in modo che la Russia sia costretta alla pace», ha affermato davanti ai legislatori del parlamento ucraino. I cinque punti del piano comprendono l’adesione dell’Ucraina alla NATO, il rafforzamento della Difesa del Paese, il dispiegamento di un pacchetto completo di deterrenza strategica non nucleare, accordi economici con gli alleati di Kiev che consentirebbero alle nazioni occidentali di sfruttare le grandi risorse minerarie dell’Ucraina e l’utilizzo delle forze armate ucraine per rafforzare la sicurezza della NATO in uno scenario post-bellico. Un piano che suona come un appello urgente agli alleati occidentali a continuare a sostenere l’Ucraina proprio mentre l’esercito russo avanza nel Donbass e nella regione russa di Kursk, attaccata agli inizi di agosto dalle forze ucraine, e che non necessariamente sarà accolto nella sua interezza dagli alleati. Il neosegretario generale della NATO Mark Rutte, infatti, ha già precisato: «non posso dire che sostengo tutti i punti del piano».

Nel dettaglio, secondo il presidente ucraino, Kiev avrebbe bisogno subito di un invito incondizionato a aderire alla NATO, cosa che fino ad ora Washington ha di fatto sempre escluso. Allo stesso tempo, la capacità dell’Ucraina di difendersi dovrebbe essere «rafforzata in modo irreversibile», attraverso il rafforzamento della sua industria della difesa, l’incremento delle capacità di difesa aerea e soprattutto l’autorizzazione all’uso di armi occidentali a lungo raggio per colpire il territorio russo. Zelensky poi, come terzo punto, ha spiegato che è necessario «un pacchetto completo di deterrenza strategica non nucleare che sarà sufficiente a proteggere l’Ucraina da qualsiasi minaccia militare proveniente dalla Russia», perché servirebbe a scoraggiare Mosca da ulteriori aggressioni. Non è sceso però nei dettagli spiegando in che cosa consisterebbe questa deterrenza strategica. Il capo di Kiev ha solo detto che esiste una parte aggiuntiva segreta rispetto a questa parte del piano.

Gli ultimi due punti, invece, sembrano volti a incentivare l’Occidente a continuare a sostenere Kiev, cosa non semplice vista la stanchezza, il grande investimento economico-finanziario e gli scarsi risultati sul campo di battaglia delle forze ucraine. Così, Zelensky ha proposto un accordo con Stati Uniti e Unione Europea che consentirebbe investimenti congiunti e l’uso delle risorse naturali dell’Ucraina, che secondo il presidente valgono migliaia di miliardi di dollari. «Tra queste rientrano in particolare l’uranio, il titanio, il litio, la grafite e altre risorse di valore strategico che rafforzeranno la Russia e i suoi alleati, oppure l’Ucraina e il mondo democratico nella competizione globale», ha affermato. Non è un caso, dunque, che il senatore repubblicano americano Lindsey Graham abbia detto lo scorso giugno che «L’Ucraina è seduta su minerali critici che valgono 10-12 trilioni. Potrebbe essere il paese più ricco d’Europa. Non voglio che quella ricchezza e quelle risorse finiscano a Putin per essere condivise con la Cina», svelando così indirettamente una delle vere ragioni del sostegno incondizionato occidentale a Kiev. L’ultimo argomento del piano, infine, fa leva sulla capacità dell’Ucraina di rafforzare la NATO dopo la guerra, sostituendo alcune delle forze statunitensi di stanza in Europa.

Considerato l’andamento della guerra, lo stesso Zelensky sa bene che non tutti gli alleati potrebbero condividere il piano: «Sentiamo la parola “negoziati” dai partner e la parola “giustizia” molto meno spesso. L’Ucraina è aperta alla diplomazia, ma deve essere una diplomazia onesta”, ha detto. Secondo il settimanale tedesco Die Zeit, che cita fonti governative, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha espresso la volontà di parlare telefonicamente con il presidente russo Vladimir Putin, in vista del G20 di novembre in Brasile, ma la notizia non è confermata. Parlando al Bundestag, invece, il cancelliere ha sostenuto la necessità di tenere una conferenza di pace sull’Ucraina con la partecipazione della Russia. Pare difficile, del resto, costringere alla resa un avversario che sta avanzando sul campo di battaglia: nella regione di Donetsk, infatti, è caduta la roccaforte di Ugledar (Vuhledar per gli ucraini) che da due anni resisteva agli assalti russi, mentre a nord, le forze moscovite avanzano nelle regioni di Luhansk e Kharkiv dove i russi continuano a premere su Kupyansk e per cacciare gli ucraini dalla sponda orientale del fiume Oskol. Non va meglio nella regione russa di Kursk dove le truppe ucraine perdono terreno.

Da parte sua, Mosca ha criticato duramente il piano ucraino definendolo un diktat degli Stati Uniti. Secondo il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, il piano rivela la volontà di Washington di usare Kiev contro la Russia «fino all’ultimo ucraino». Peskov ha aggiunto che un piano di pace vero potrebbe esistere solo a condizione che Kiev «riconosca la futilità delle sue attuali politiche, accetti la necessità di un approccio più realistico e comprenda le cause sottostanti che hanno portato al conflitto in corso». Il piano per la vittoria sarà discusso questa settimana a Bruxelles dai ministri della Difesa della NATO.

[di Giorgia Audiello]

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