venerdì 1 Novembre 2024

Covid, l’Italia dovrà rispondere alla Corte Europea dei Diritti Umani della gestione pandemica

La battaglia dei familiari delle vittime del Covid-19 contro il governo italiano approda ufficialmente in Europa. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha infatti comunicato all’esecutivo il ricorso presentato da circa 50 famiglie colpite da decessi causati dal Covid, che ha formalmente superato il suo secondo vaglio di ammissibilità. Ora il governo italiano dovrà dunque rispondere ai quesiti posti dalla Corte, che riguardano l’assenza di un piano pandemico aggiornato e il fatto di non aver permesso ai familiari delle vittime di partecipare come parti civili ai processi davanti al Tribunale dei ministri per le presunte responsabilità dell’esecutivo di allora, ma anche della Regione Lombardia e del Comitato tecnico scientifico appositamente costituito. Appresa la notizia, i Comitati che raggruppano le famiglie ricorrenti – provenienti da tutta Italia, per lo più dalla bergamasca e dal bresciano – hanno esultato, parlando di un «grande risultato».

Con quest’ultimo via libera, la CEDU ha stabilito che vi sono elementi sufficienti per verificare se siano stati violati i diritti fondamentali delle persone decedute e dei loro parenti durante l’emergenza sanitaria. Tale passaggio, anche se preliminare, rappresenta un’importante svolta per i ricorrenti, che vedono in questa ammissione della Corte una possibilità per ottenere giustizia. Il caso contesta la gestione della pandemia da parte delle autorità italiane, in particolare nelle prime fasi, e punta il dito contro la mancata preparazione del sistema sanitario e l’assenza di un piano pandemico aggiornato, requisiti essenziali per una risposta rapida ed efficace. In Italia, le indagini iniziali avviate dalla Procura di Bergamo avevano messo in luce gravi criticità nella gestione del sistema sanitario durante l’emergenza, compreso il ritardo nell’attivazione delle misure di contenimento e l’assenza di protocolli chiari. Tuttavia, il percorso di tali inchieste si è arenato contro le ripetute archiviazioni da parte del Tribunale dei Ministri di Brescia, con l’argomentazione che le scelte adottate fossero giustificate dall’imprevedibilità dell’emergenza sanitaria. La comunicazione della CEDU al governo è stata salutata dai legali del Comitato dei familiari #Sereniesempreuniti come «un grande risultato per i familiari di circa 50 famiglie che hanno perso i loro familiari nel corso delle prime ondate della pandemia da Covid-19», specie dal momento che «solo il 10% dei procedimenti giunge a questo storico traguardo». «Abbiamo la prova che le nostre richieste erano fondate – ha dichiarato l’avvocatessa Consuelo Locati, membro del team legale che segue i familiari – ma soprattutto questa decisione ci conferma come siano stati ritenuti sussistenti i presupposti giuridici dell’indagine della Procura di Bergamo che aveva individuato 21 indagati» e «ridà dignità alle nostre vittime».

Nel frattempo, lo scorso 18 settembre si è ufficialmente insediata nel Parlamento italiano la Commissione d’inchiesta sulla gestione del Covid-19, chiamata a indagare sull’operato del governo per prevenire e affrontare l’emergenza epidemiologica scoppiata nel 2020. Nello specifico, il Parlamento le ha dato mandato di accertare la tempestività e l’efficacia delle misure adottate per la prevenzione, il contrasto ed il contenimento dell’emergenza sanitaria, facendo però marcia indietro su stato di emergenza, Dpcm e restrizioni, che, nonostante negli ultimi anni abbiano attirato le critiche delle attuali forze di maggioranza, sono definitivamente usciti dal perimetro dei temi che saranno oggetto d’indagine. Nelle settimane precedenti era andato in scena il forte l’ostruzionismo dei principali partiti di opposizione – anche e soprattutto a causa del mancato inserimento nel novero degli ambiti che saranno sottoposti al vaglio della Commissione dell’operato delle Regioni –, che non avevano indicato i parlamentari delle loro file da nominare membri della Commissione. Le forze di minoranza hanno infatti scelto di non prendere parte all’insediamento della Commissione.

[di Stefano Baudino]

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2 Commenti

  1. A parole hanno indagato Il governo Conte, il quale non ha fatto nessun proclamo alla Salvini sulla giustizia ad orologieria,
    strano che in quella commissione parlamentare non avessero occato un capello a Fontana e C. chissa’ come mai.
    Spero che le famiglie abbiano la giustizia che si meritino.

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