martedì 3 Dicembre 2024

Antimafia, i familiari delle vittime di stragi all’attacco della presidente Colosimo

I familiari delle vittime delle stragi terroristiche e mafiose hanno tenuto giovedì al Senato una conferenza stampa congiunta, in occasione della quale hanno sferrato forti critiche nei confronti della presidente della Commissione parlamentare Antimafia, la deputata di FDI Chiara Colosimo. La protesta nasce dal malcontento verso la direzione che la Commissione sembra aver preso, in particolare riguardo alla “parcellizzazione” dell’esame della stagione delle stragi in Italia, che secondo i familiari sarebbero da analizzare – come suggerito da numerose sentenze emerse negli ultimi anni – in ottica unitaria. A Chiara Colosimo si imputa inoltre la vicinanza amicale con l’ex NAR Luigi Ciavardini, nonché la volontà di allontanare dal raggio di inchiesta della commissione lo spettro delle «ombre nere», del ruolo esercitato dai servizi segreti deviati e del retroterra politico degli attentati. Elementi che, insieme ai depistaggi istituzionali, avrebbero costituito il comune denominatore dell’ondata di stragi che hanno insanguinato l’Italia.

Le vere cause

A prendere la parola per primo è stato Salvatore Borsellino, fratello del magistrato Paolo e fondatore del Movimento delle Agende Rosse. «A una vera verità e a una vera giustizia non si può arrivare circoscrivendo i lavori della Commissione soltanto alla strage di Via D’Amelio, analizzandola come un fatto isolato e tralasciando di indagare sulle altre stragi e su un disegno eversivo che le lega in maniera indissolubile e che ha le sue radici addirittura nella stessa strage di Portella della Ginestra», ha detto l’attivista, aggiungendo che «non si può avere giustizia e verità banalizzando le cause della strage di Via D’Amelio al solo dossier mafia-appalti, che non può sicuramente essere la vera causa dell’improvvisa accelerazione di una strage che ha ben altre cause, come la trattativa tra mafia e pezzi deviati dello Stato». Il riferimento è al “rapporto mafia-appalti”, depositato dai carabinieri del ROS all’inizio degli anni Novanta, che si proponeva di fare luce sulle connessioni tra Cosa nostra e le forze politico-imprenditoriali dello Stivale. E che, ai tempi, fu oggetto di aspri veleni, incredibili fughe di notizie e accuse di “insabbiamento” nei confronti dei magistrati, smentite dalla stessa storia dell’inchiesta, che negli anni successivi portò agli arresti decine di soggetti tra imprenditori collusi e politici compiacenti. Sulla tesi che la presunta attenzione sul dossier mafia-appalti da parte di Borsellino sia la principale causa della strage di Via D’Amelio – riesumata negli ultimi anni dalla Procura di Caltanissetta -, si è verificata la chiara convergenza di vedute tra Chiara Colosimo, il legale dei figli di Paolo Borsellino, Fabio Trizzino, e gli allora vertici del Ros Mario Mori e Giuseppe De Donno. Questi ultimi, così come il loro capo Antonio Subranni, sono stati processati per la “Trattativa Stato-mafia”, citata da Salvatore Borsellino. Insieme all’ex senatore di FI Marcello Dell’Utri, sono stati condannati ad aspre pene in primo grado ma poi definitivamente assolti, sebbene i fatti oggetto del processo (in primis l’interlocuzione intrapresa dai ROS con l’ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino per arrivare a un accordo con i vertici di Cosa Nostra per bloccare le stragi) non siano mai stati messi in discussione.

Le entità esterne

Fulcro del convegno è stato il focus sui punti di contatto tra l’universo dei servizi deviati e dell’eversione di destra dietro alle stragi. Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione familiari delle vittime della strage di Bologna, si è concentrato sul personaggio di Paolo Bellini, da poco condannato per l’attentato del 2 agosto 1980, ricordando i suoi collegamenti con i servizi ed esponenti del MSI, nonché la sua storia di killer di ‘Ndrangheta e di “suggeritore” ai mafiosi di Cosa Nostra della «strategia di attacco ai monumenti italiani» nel 1993. Una figura che, spiega Bolognesi, «collega l’eversione storica – NAR, Avanguardia Nazionale, Ordine Nuovo – e arriva alle stragi di mafia». Bolognesi lancia poi una chiara stoccata: «Se l’obiettivo è quello di arrivare alla verità, il non voler indagare su queste cose vuol dire tarparsi le ali; se uno non ha l’idea di arrivare alla verità, fa quanto dovuto». Un altro personaggio condannato per la strage di Bologna, ma anche per diversi altri omicidi, come quello del giudice Mario Amato, è Luigi Ciavardini. I familiari delle vittime da mesi attaccano Chiara Colosimo proprio per i suoi legami con Ciavardini, che sarebbero provati da una fotografia che li ritrae sorridenti e con le mani intrecciate. Sergio Amato, figlio di Mario, ha partecipato alla conferenza, parlando dell’«effetto brutale» di quella foto. «Noi familiari delle vittime delle stragi siamo stufi di sentirci dire che erano ‘spontaneisti’ – ha aggiunto –. Credo che l’Italia sia al centro di un sistema criminale che viene raccontato poco e male. Abbiamo prove di connivenza tra neo fascisti e la criminalità organizzata dagli anni ’60».

In difesa di Scarpinato

Centrale anche la difesa, da parte dei relatori, del magistrato Roberto Scarpinato – per anni impegnato sulle indagini in merito ai “mandanti esterni” delle stragi -, che la presidente Colosimo ha manifestato l’intenzione di volere estromettere da una serie di importanti lavori per «incompatibilità» dovuta a «conflitti d’interesse». «Era da tempo che notavamo da parte della presidente Colosimo e della Commissione parlamentare l’emergere di scelte e posizioni pregiudiziali e pregiudizievoli per la funzionalità della Commissione» – ha sottolineato l’avvocato Federico Sinicato, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di piazza Fontana – critichiamo fortemente l’ipotesi che una persona come il senatore Roberto Scarpinato possa essere estromesso, con un gioco di prestigio, dal suo ruolo, perché va nel senso della parcellizzazione della conoscenza. Estromettere e allontanare il più possibile coloro che sanno, per potersi giocare le carte coperte e non dover essere costretti a tirarle fuori». «Se c’è un conflitto di interessi è ascrivibile alla stessa presidente Colosimo, per i suoi atteggiamenti confidenziali, testimoniati da prove fotografiche, con il terrorista di destra Luigi Ciavardini», ha concluso Salvatore Borsellino.

[di Stefano Baudino]

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3 Commenti

  1. Ma che governo fantoccio abbiamo in questa Italia sotto il tacco coloniale? Come è possibile mettere a capo della commissione antimafia una persona che intrattiene rapporti confidenziali con un assassino coinvolto nelle stragi che hanno squassato l’Italia negli anni passati dovute alla collusione tra stato-mafia e servizi deviati con collusioni estere. Questo è plausibile solo se la collusione è tutt’ora quantomai attiva e chi di dovere vuole assicurarsi che la verità non venga mai fuori.

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