Le cellule staminali si confermano per l’ennesima volta uno strumento formidabile nella lotta contro le malattie debilitanti, dimostrandosi capaci di lenire i danni causati persino agli occhi: quattro persone, tutte presentanti gravi danni alla vista, hanno ricevuto un trattamento innovativo che l’ha migliorata significativamente, e in tre casi su quattro tali progressi sono stati mantenuti per oltre un anno. È quanto dettagliato in un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet, il quale è stato sottoposto a revisione paritaria e condotto dal team di Kohji Nishida, oftalmologo e ricercatore dell’Università di Osaka. I trapianti hanno sfruttato una tecnica che coinvolge la riprogrammazione di cellule del sangue in cellule corneali epiteliali, le quali sono state impiantate dopo aver rimosso il tessuto cicatriziale. Si tratta di «uno sviluppo entusiasmante» secondo i ricercatori, che però invitano alla prudenza in quanto «i risultati meritano di essere testati in altri pazienti».
Gli scienziati hanno indagato il disagio causato dall’esaurimento di cellule staminali ospitate nell’anello limbare – l’anello scuro intorno all’iride – e gli effetti causati dalla loro carenza (LSCD), i quali spesso portano alla formazione di tessuto cicatriziale che ricopre la cornea portando alla cecità. I ricercatori spiegano che i trattamenti per la LSCD sono limitati: in genere comportano il trapianto di cellule corneali derivate da cellule staminali ottenute dall’occhio sano di una persona, che è una procedura invasiva con esiti incerti. Per questo il team di Nishida ha utilizzato una fonte alternativa di cellule, ovvero le cellule staminali pluripotenti indotte (iPS): hanno prelevato cellule del sangue da un donatore sano e le hanno riprogrammate in uno stato simile a quello embrionale, poi le hanno trassformate in un sottile foglio trasparente di cellule epiteliali corneali.
In seguito, il team ha arruolato due donne e due uomini tra i 39 ed i 72 anni colpiti dal disagio, ha raschiato via lo strato di tessuto cicatriziale che copriva la cornea danneggiata e ha cucito i “fogli epiteliali” ricavati, posizionandoci infine una lente a contatto protettiva. Dopo due anni dall’operazione, nessuno dei riceventi ha sviluppato effetti collaterali, non si sono formati tumori e non sono stati intravisti segnali che descrivessero un attacco da parte del sistema immunitario. Gli scienziati affermano che non è ancora chiaro cosa abbia causato esattamente i miglioramenti della vista, in quanto è possibile che le cellule trapiantate stesse abbiano proliferato nelle cornee del ricevente, oppure i miglioramenti della vista potrebbero anche essere dovuti alla rimozione del tessuto cicatriziale prima del trapianto, o al fatto che il trapianto abbia innescato la migrazione delle cellule del ricevente da altre regioni dell’occhio e il ringiovanimento della cornea. In tutti i casi, hanno affermato che «queste storie di successo suggeriscono che siamo sulla strada giusta».
[di Roberto Demaio]
Il titolo dell’ articolo è assolutamente fuorviante. I medici hanno descritto tre (sic!) casi e non sono sicuri della origine di tale miglioramento. Le informazioni vanno (andrebbero…) date per ciò che sono. Altrimenti si possono leggere anche sul FQ, LaR, il CdS o LaV. Devo constatare purtroppo che l’ Indipendente, sulla “buona notizia del giorno”, sta decisamente perdendo dei punti.