Dopo che il presidente Joe Biden ha autorizzato l’Ucraina a utilizzare i missili a lungo raggio ATACMS per colpire il territorio russo, non sono mancate le reazioni internazionali e i commenti degli analisti circa le sorti del conflitto e i rischi che tale decisione comporta. Ciò che emerge chiaramente da tale contesto è che la maggior parte degli esperti militari e dei commentatori ritiene che la decisione del presidente Joe Biden non potrà ribaltare gli esiti della guerra sul campo, dove Mosca sta prevalendo, avanzando lungo la linea del fronte. Nonostante ciò, l’autorizzazione concessa dal presidente americano apre la strada a una nuova escalation e segna un cambiamento radicale nella natura del conflitto. Ad affermarlo esplicitamente è la portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, la quale ha dichiarato che «L’uso da parte del regime di Kiev di proiettili a lungo raggio per attacchi sul nostro territorio significherà il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti e dei suoi satelliti nel combattimento contro la Russia, nonché un cambiamento radicale nell’essenza e nella natura del conflitto. In questo caso, la risposta della Russia sarà appropriata e tangibile». Non stupisce, dunque, che il 19 novembre, pochi giorni dopo il via libera di Washington, il presidente russo Vladimir Putin abbia firmato il decreto che approva la dottrina aggiornata sulla deterrenza nucleare del Paese eurasiatico, ampliando la lista di Paesi e alleanze militari soggetti a deterrenza nucleare.
Se da un lato, l’amministrazione democratica uscente degli Stati Uniti sembra aver preso in scarsa considerazione le conseguenze di attacchi ucraini in territorio russo con armi americane, dall’altro risulta evidente l’intento di mettere in difficoltà il presidente eletto Donald Trump che ha più volte dichiarato in campagna elettorale di voler porre fine alla guerra tra Mosca e Kiev il più rapidamente possibile. L’intento, dunque, sarebbe quello di indebolire la capacità di Trump di intavolare velocemente delle trattative tra le due parti belligeranti, ma anche di consentire a Kiev di recarsi ai negoziati con una posizione di forza: ad esempio, mantenere il controllo di una parte della regione russa di Kursk -occupata dalle forze ucraine lo scorso agosto – darebbe all’ex Stato sovietico un maggiore potere negoziale. Tuttavia, come anticipato, è difficile che l’uso degli ATACMS in territorio russo possa consentire a Kiev di ribaltare l’esito del conflitto o di contrastare la controffensiva russa a Kursk: secondo il New York Times, l’uso dei missili a lungo raggio non cambierà il corso del conflitto, soprattutto perché le scorte di ATACMS in Ucraina sono molto limitate e l’utilizzo di un piccolo numero di missili non farà quindi una grande differenza. Inoltre, le forze armate russe sono a conoscenza delle rotte di rifornimento militare dell’esercito ucraino: di conseguenza, i missili a lungo raggio saranno presumibilmente distrutti, in quanto considerati un obiettivo legittimo.
Nonostante ciò, la decisione implica un cambiamento radicale nel conflitto e un suo inasprimento, in quanto, come ha affermato lo stesso Putin, essa sancisce il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti e di altri paesi della NATO nel conflitto in Ucraina, non solo perché forniscono le armi, ma soprattutto perché sono le forze occidentali a fornire a Kiev i dati d’intelligence da satelliti di cui l’esercito ucraino ha bisogno per colpire i bersagli in territorio russo. Le conseguenze di questa condizione sono implicitamente spiegate nell’aggiornamento della dottrina strategica nucleare russa. Il documento afferma che la Russia considererà ora qualsiasi attacco da parte di un Paese non nucleare supportato da una potenza nucleare come un attacco congiunto. Mosca, inoltre, si riserva il diritto di considerare una risposta nucleare a un attacco con armi convenzionali che minacci la sua sovranità. Sebbene il principio fondamentale della dottrina preveda che l’uso di armi nucleari sia una misura di ultima istanza per proteggere la sovranità del paese, si tratta di un altro passo verso l’escalation anche nucleare nella guerra russo-ucraina.
Non è un caso, dunque, che diversi osservatori abbiano evocato il rischio di una guerra mondiale: il senatore repubblicano dello Utah, Mike Lee, ad esempio, ha asserito che «Il presidente degli Stati Uniti ha aperto la porta alla Terza guerra mondiale», similmente a quanto sostenuto da Donald Trump Jr., secondo il quale l’industria della difesa statunitense starebbe cercando di far scoppiare la Terza guerra mondiale prima che suo padre assuma l’incarico di presidente. Secondo un membro anonimo della squadra di transizione del presidente eletto, però, tutto ciò non influenzerà l’azione e i programmi di Trump rispetto alla guerra in Europa. Al contrario, il tycoon potrebbe riconsiderare la decisione di Biden sull’autorizzazione all’uso di missili a lungo raggio.
Alla luce di un tale quadro poco rassicurante, desta non poco stupore la decisione di alcuni Paesi europei di accodarsi alla decisione americana sull’uso degli ATACMS: anche Francia e Gran Bretagna, infatti, si sono dette favorevoli a concedere l’autorizzazione in territorio russo rispettivamente dei missili SCALP e Storm Shadow, mentre il cancelliere Scholz – in crisi di consenso e il cui governo è appena caduto – ha mantenuto il suo parere negativo sull’invio di missili Taurus all’Ucraina. Francia e Gran Bretagna continuano a seguire acriticamente la linea di Washington, nonostante le difficoltà economiche in cui versano e la crisi di consenso che registrano sia Macron che Keir Starmer. Il tutto avviene mentre Trump ha fatto capire che, una volta entrato in carica, lascerà l’Europa a se stessa, cosa che non cambierà con la recente decisione di Biden. Secondo alcune fonti, infatti, ciò non influirà sulla sua determinazione a porre fine al conflitto attraverso i negoziati. Un conflitto che è già costato una cifra ingente per le finanze sia americane che europee.
[di Giorgia Audiello]
Nelle ultime ore il presidente della Federazione Russa Putin ha firmato ,e quindi reso ufficiale ,il decreto che regolamenta la nuova dottrina nucleare , sono stati chiariti alcuni parametri con cui la Federazione Russa si riserva l’utilizzo di queste armi : il principio fondamentale rimane che le armi nucleari sono una misura di ultima istanza per proteggere la sovranità del Paese .
Allo stesso tempo l’emergere di nuove minacce e rischi militari ha costretto la Russia a chiarire i parametri che consentono l’utilizzo delle stesse , oltre ad aver aggiornato l’elenco degli stati e delle alleanze soggette a deterrenza nucleare è stata ampliata la categoria delle minacce militari che richiedono tali azioni per essere neutralizzate . L’aggressione di qualsiasi stato non nucleare , ma con la partecipazione o il sostegno di un paese nucleare sarà considerato un attacco alla federazione Russa .(….)
Si spera che tutte le cancellerie leggano attentamente questi punti che sono inequivocabili , in primis i geni della UE quali Borrel Ursula Von e via dicendo
Cambia che il primo missile che arriva a Mosca, un’altro arriva a Londra, Parigi o Washington secondo chi l’aveva fornito e assistito, o proprio non capite nulla di Putin e di quanto avrà da guadagnarci quando chi sarà colpito capirà che se vuole continuare ad esistere, deve tenersi il colpo e chinare il capo!
Oltretutto visto che oggi solo la Russia ha gli iper missili, ma tutti gli altri stanno per raggiungerla, solo i dementi non capiscono che la Russia ha tutto l’interesse ad arrivare al Redde Rationem subito, adesso, ora!
Per la Russia solo il 5% dei missili nucleari non saranno intercettati mentre oltre il 95% dei suoi missili arriveranno a bersaglio, quindi Nazioni nemiche che cessano di esistere per sempre, Russia con danni limitati, il mondo pronto per essere ricostruito da loro entro un Secolo o due al massimo.
Mi spiace ma questa è l’analisi in base alle forze in campo oggi, mentre presto la Russia sa che verrà di nuovo superata!