Dopo poco più di una settimana, la marcia lanciata dal popolo Maori in difesa dei propri diritti è arrivata a Wellington. Ieri, martedì 19 novembre, decine di migliaia di neozelandesi si sono radunati davanti al Parlamento, dando vita a una delle più grandi proteste nella storia del Paese. Una folla imponente, stimata dalla polizia in oltre 40.000 persone, ha manifestato davanti alle istituzioni della capitale, dove all’inizio del mese è stato presentato un disegno di legge sui principi del Trattato di Waitangi, firmato 184 anni fa tra la Corona britannica e il popolo indigeno Maori. La proposta, ritengono i manifestanti, minerebbe i diritti degli indigeni Maori e rischierebbe di far regredire di decenni le relazioni razziali. Il disegno di legge, di preciso, mira a reinterpretare i principi del Trattato, inserendolo di fatto nella legislazione del Paese e rendendolo modificabile dall’intero Parlamento, a scapito degli organismi indipendenti che oggi ne regolano l’interpretazione.
La hīkoi, “protesta pacifica” in lingua maori, tenutasi ieri a Wellington ha visto radunarsi fuori dal palazzo del Parlamento circa 42.000 persone. In occasione della manifestazione, molti Maori hanno deciso di vestirsi in abiti tradizionali, e la piazza del Parlamento è stata ricoperta da bandiere del popolo indigeno. Il progetto di legge, avanzato da Associazione Consumatori e Contribuenti (ACT), uno dei partiti di minoranza della coalizione di governo, era già stato discusso in Parlamento il 14 novembre; in quell’occasione, la seduta era stata interrotta da una parlamentare Maori, che ha strappato una copia del testo e messo in atto, assieme a diversi colleghi, una haka, la danza tradizionale del popolo indigeno. In occasione della prima votazione, la proposta è passata con il sostegno dell’intera coalizione governativa, ma sembra improbabile che essa venga approvata in via definitiva. In Nuova Zelanda, infatti, una legge deve passare al vaglio di tre distinte votazioni, e il Partito Nazionale della Nuova Zelanda del primo ministro Christopher Luxon ha già comunicato al leader di ACT che non voterà nuovamente a favore della legge.
La protesta del popolo Maori è iniziata all’alba di lunedì 11 novembre, in seguito a una cerimonia svoltasi a Capo Reinga, nell’estremo nord del Paese. Dopo l’inaugurazione della manifestazione, centinaia di Maori hanno iniziato una lunga marcia verso la capitale, culminata nella manifestazione di ieri. Durante la marcia, i manifestanti sono passati da Auckland, la più grande città della Nuova Zelanda, e hanno organizzato proteste in tutto il Paese. Una serie di proteste era scoppiata già lo scorso giovedì 7 novembre, quando il governo neozelandese aveva deciso di anticipare la discussione della legge di circa due settimane. In quell’occasione i manifestanti si erano concentrati proprio ad Auckland, e un piccolo gruppo di indigeni era giunto anche a Wellington, davanti al palazzo del Parlamento.
Il cosiddetto “Trattato sui Principi di legge” sancirebbe un’interpretazione più ristretta delle Carte di Waitangi. Esse sono state firmate nel 1840 e sono rimaste immutate fino al 1975, quando l’allora governo laburista approvò la “legge sul Trattato di Waitangi”. Questa stabiliva che il compito di interpretare i principi del Trattato spettasse al Tribunale di Waitangi, una commissione permanente di inchiesta istituita appositamente. Da allora, il Tribunale e il servizio pubblico hanno gradualmente elaborato questi principi, in modo autonomo rispetto alle istituzioni neozelandesi, rilasciando giudizi perlopiù non vincolanti in merito al loro rispetto da parte della Corona. Al di là delle questioni di merito, il Trattato sui Principi di legge intende inserire il Trattato di Waitangi nella legislazione del Paese, dando al Parlamento il potere di cambiarne i principi e togliendo spazio al Tribunale di Waitangi.
[di Dario Lucisano]