Sui media italiani è passata senza godere di grande attenzione il viaggio di Giorgia Meloni in Argentina, dove ha fatto visita al suo omologo, l’autoproclamato “anarcoliberista” Javier Milei. Tuttavia si è trattato di un appuntamento importante, suggellato dalle dichiarazioni di entrambi i leader, che ipotizzano un’alleanza e si esprimono reciproca ammirazione. Esplicita e palpabile l’intesa tra i due, che si è tradotta in abbracci e sorrisi, ma soprattutto nell’elogio, da parte del capo del governo italiano, delle politiche dell’ultraliberista Milei e dei millantati valori occidentali che vanno di pari passo con un atlantismo sfrenato: «Nel nostro bilaterale abbiamo riscontrato la volontà di lavorare insieme perché è molto forte la nostra unità di vedute su molti dossier, penso alla guerra in Ucraina, penso al conflitto in Medio Oriente, penso anche alla crisi che sta attraversando il Venezuela». Una comunanza di vedute che include tanto il piano economico quanto quello geopolitico. Meloni, infatti, ha incensato le liberalizzazioni intraprese dal governo Milei e la posizione del governo argentino verso Nicolas Maduro, che Milei ha definito un «criminale», responsabile di una «dittatura omicida». «Non riconosciamo, come abbiamo già detto, la proclamata vittoria di Maduro a seguito di elezioni ben poco trasparenti, continuiamo a condannare la brutale repressione del regime che ha portato alla morte di decine di manifestanti», ha affermato la premier.
Cane da guardia degli interessi USA in America Latina, artefice di una distruzione dello Stato sociale senza precedenti, sostenitore radicale di Israele e del sionismo ebraico e della riduzione dello Stato nell’economia, Milei è autore di tagli selvaggi della spesa pubblica che nei primi mesi del 2024 hanno portato ad un tasso di povertà del 52,9%, secondo i dati del rapporto semestrale dell’Indec, l’agenzia statistica argentina. Il che ha indotto peraltro i cittadini a inscenare impetuose manifestazioni di protesta contro le politiche economiche del presidente autodefinitosi “anarcoliberista”, scatenando un malcontento generale tra la popolazione argentina. Nonostante ciò, nel suo discorso di ieri, Meloni ha encomiato le liberalizzazioni intraprese da Milei: «le politiche molto coraggiose di liberalizzazione del mercato e per sostenere gli investimenti che il Presidente Milei sta portando avanti possono aprire, dal nostro punto di vista, nuove opportunità, essere un ulteriore incentivo per accrescere la presenza italiana, come intendiamo fare», ha detto. Lo stesso governo italiano, del resto, ha intrapreso la strada del liberismo, approvando una legge di bilancio all’insegna dell’austerità e cedendo a fondi stranieri alcune infrastrutture strategiche nazionali, come la rete Tim.
Forse ancora più intensa è la comunanza di vedute sul piano geopolitico dove il governo italiano e quello argentino sono saldamente schierati a fianco dell’Ucraina e di Israele, palesando così la loro sudditanza a Washington, nonostante pretendano di rappresentare il concetto di sovranità delle nazioni. Anche la scelta di disconoscere l’elezione di Maduro è indice di quell’allineamento alla politica americana nel continente che mira a estromettere tutti i capi di governo scomodi alla potenza a stelle e strisce. Stessa cosa può dirsi per il sostegno all’Ucraina e a Israele: nonostante la morte di più di 43.000 civili palestinesi a Gaza, proprio ieri gli Stati Uniti hanno posto il veto su una bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che chiedeva un «cessate il fuoco immediato, incondizionato e permanente» ed il rilascio di tutti gli ostaggi. Similmente, il presidente Joe Biden ha appena alzato l’asticella dello scontro con Mosca, consentendo l’utilizzo di missili a lungo raggio in territorio russo. Per Meloni pare che tutto ciò rientri nella difesa dell’«identità dell’Occidente»: «quella tra me e il Presidente Milei è anche una condivisione politica, e la condivisione politica tra due leader che si battono per difendere l’identità dell’Occidente, i punti cardine della sua civiltà, la libertà e l’uguaglianza delle persone, la democraticità dei sistemi, la sovranità delle Nazioni», ha affermato verso la chiusura del suo discorso.
[di Giorgia Audiello]
Eh si che l’ho votata. Che metamorfosi incredibile. La politica è morta definitivamente. Ci vuole una rivoluzione.
La Meloni non si vergogna neanche un po’ a menzionare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, omicidi avvenuti con il favoreggiamento da parte dello stato, il depistaggio delle indagini e la collusione con interessi esterni
Meloni ha perso la testa. Se mai ne abbia avuta una.
Milei è stato eletto in modo non trasparente con gli USA a sponsorizzare la sua ascesa con l’obiettivo principale di evitare che l’Argentina dopo il Brasile aderisse al BRICS. Milei infatti appena eletto ha ritirato la richiesta di adesione al BRICS che ra stata ufficializzata dal suo predecessore
Classe politica occidentale a dir poco vergognosa tanto imbarazzante da diventare ridicola , figlia di Schwab, soros e di tutta la banda satanica di davos e dei loro folli progetti per il dominio e la sottomissione della razza umana .
Vergognosa. Dovrebbero portarla in Tribunale e condannarla per Alto Tradimento. Insieme a tutti gli altri sgherri al servizio del maligno. Dalla carica piu’ alta, a scendere