È ufficialmente iniziato il nuovo corso del Movimento 5 Stelle, che ha scelto senza esitazioni di distaccarsi dall’orbita del “padre fondatore” Beppe Grillo e seguire la strada tracciata dal proprio capo politico Giuseppe Conte, le cui istanze hanno ricevuto pieno sostegno dalla base pentastellata. È successo agli “Stati Generali” del Movimento 5 Stelle, dove gli iscritti sono stati chiamati a votare decine di quesiti per dire la loro su regole interne, leadership, posizionamento sull’asse politico e proposte tematiche. Tre le novità principali, ci sono lo stop al tetto dei due mandati (prospettiva ferocemente osteggiata da Grillo), l’eliminazione della figura del Garante (ricoperta proprio dal fondatore del M5S) e la collocazione all’interno dell’area “progressista” in opposizione al centro-destra.
I risultati sono stati diramati in occasione dell’evento “Nova”, tenutosi nel weekend al Palazzo Congressi di Roma, che ha avuto come principale protagonista Giuseppe Conte. Il quorum previsto per la validità delle modifiche (il 50% + 1 dei quasi 90mila aventi diritto) è stato raggiunto per tutte le categorie dei quesiti, votate in media da circa 48.700 persone. Tra i punti sottoposti alla base in merito alle modifiche da apportare allo Statuto, il più delicato era ovviamente quello riferito alla possibile eliminazione del ruolo del Garante. A votare sì sono stati 34.438 iscritti, mentre si sono espressi per il suo mantenimento solo 15.840 persone (oltre 4mila gli astenuti). Gli iscritti hanno scelto di affidare le funzioni del Garante a «un organo collegiale appositamente eletto». Definitivamente superato anche il dibattuto limite dei due mandati, uno dei principali punti di scollamento tra Conte e Grillo: per lo stop al vincolo hanno votato 34.679 persone, mentre a sua difesa se ne sono schierate 12.220. Il numero dei possibili mandati è stato elevato a tre, ma attraverso il voto degli iscritti si è contemporaneamente aperto alla candidatura a presidente di Regione o Sindaco in deroga al limite dei mandati, alla possibilità di ricandidarsi dopo aver osservato una pausa minima di 5 anni al termine dei mandati consentiti e un calcolo dei mandati che tenga conto solo di quelli portati effettivamente a termine: Sì 31.996; No 13.182; Astenuti 2.934. Sono stati inoltre eliminati i limiti per il livello comunale.
Gli iscritti si sono anche espressi sul posizionamento politico del M5S, con risultati meno pleibiscitari rispetto a quelli emersi dalle altre categorie di quesiti. 17.655 persone hanno votato per dichiararsi «progressisti indipendenti», in base al presupposto che «in opposizione alle forze di destra, esiste un ampio spazio politico, progressista, legittimamente occupato dal Movimento, forza autenticamente democratica e pacifista, non riducibile solo alle più tradizionali forze di sinistra». 12.624 persone avrebbero preferito «non dichiarare alcun posizionamento, ritenuto riduzionista, e mantenere la storica distanza dalla destra e dalla sinistra», mentre 10.630 avevano selezionato l’opzione «forza progressista» e 5.547 di ricondursi direttamente alla «sinistra». Ad ampia maggioranza si è inoltre deciso di condizionare le alleanze alla condivisione di un accordo programmatico preciso e alla ratifica della base degli iscritti, mentre è stata bocciata l’opzione del divieto.
Spazio anche al voto sulle proposte tematiche, anche quelle tradizionalmente più divisive, su cui però la base del Movimento sembra essersi espressa in maniera compatta. L’89% degli iscritti ha votato sì sull’introduzione di una legge sul “fine vita”, mentre l’84% si è espresso a favore della legalizzazione della cannabis. Il 68% degli iscritti si dice a favore sull’ipotesi di avviare un dibattito interno sulla “carne coltivata”, mentre il 65% dice sì a una progressiva abolizione del contante. Il 66% è poi favorevole alla costituzione di un esercito comune europeo e il 74% all’obbligatorietà del servizio civile «in contrapposizione alle proposte di ripristino dell’obbligatorietà della leva militare».
In apertura dell’evento è andata in scena una contestazione, animata da una ventina di persone che indossavano una maglietta con i volti di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, che in coro hanno urlato all’indirizzo di Conte «dimissioni», «siete come il PD» e «onestà, onestà», slogan più celebre del M5S delle origini. «Avevamo previsto le contestazioni, noi siamo aperti anche al dissenso perché questa è una forza politica sana», ha risposto Conte, aggiungendo che «per un movimento che è nato sulla partecipazione democratica invitare a non votare o mettersi contro un processo di confronto è la contraddizione più forte che ci può essere». Al termine delle votazioni, ha fatto sentire la sua voce anche Beppe Grillo, il quale, facendo riferimento al fatto che la nascita del Movimento è stata fatta ricadere il 4 ottobre 2009, giorno in cui si onora San Francesco, nel suo stato Whatsapp ha pubblicato la frase «da francescani a gesuiti».
[di Stefano Baudino]