lunedì 2 Dicembre 2024

Il declino dell’Antitrust statunitense: il canto del cigno contro Microsoft?

La Federal Trade Commission (FTC) ha avviato un’indagine contro Microsoft, colosso tecnologico sospettato di aver adottato pratiche anticoncorrenziali per promuovere e favorire la sua vasta gamma di prodotti e servizi digitali. Dalla gestione del cloud alla cybersicurezza, fino alle applicazioni basate sull’intelligenza artificiale, l’azienda è accusata di utilizzare strategie commerciali punitive e di integrare strettamente molte delle sue soluzioni all’interno dell’ecosistema Windows, danneggiando slealmente i competitor. Tuttavia, nel contesto politico attuale, l’azione della FTC assume anche una dimensione simbolica: con il ritorno di Donald Trump alla presidenza USA, molti prevedono un ridimensionamento delle iniziative dell’agenzia, con il risultato che questa indagine potrebbe rappresentare l’ultima significativa offensiva dell’antitrust statunitense contro le Big Tech.

L’esistenza dell’indagine è venuta alla luce il 27 novembre, quando testate di rilievo come Bloomberg e il New York Times hanno rivelato che l’FTC stia esplorando le dinamiche operative di Microsoft da oltre un anno. L’agenzia avrebbe già avviato colloqui informali con i principali concorrenti e partner del colosso tecnologico e, secondo fonti vicine alla vicenda, questi incontri preliminari sarebbero stati funzionali a preparare un confronto più approfondito con Microsoft stessa, la quale si sarebbe vista recapitare una lista di quesiti lunga centinaia di pagine.

L’indagine dell’antitrust si concentra sull’ipotesi che Microsoft possa aver abusato della sua posizione dominante nel settore del cloud computing, imponendo condizioni di licenza punitivi per ostacolare il trasferimento dei dati archiviati su Microsoft Azure verso server di terze parti. In particolare, il gruppo industriale NetChoice aveva già denunciato in passato la tendenza di Microsoft a imporre costi aggiuntivi e penalità alle aziende che desideravano utilizzare il pacchetto Microsoft Office – comprendente software come Word ed Excel – senza però appoggiarsi alla sua infrastruttura cloud, Azure.

Microsoft si trovava già sotto il mirino dell’antitrust statunitense. La Federal Trade Commission sta indagando da tempo sui legami tra la Big Tech e OpenAI, l’azienda di intelligenza artificiale di cui Microsoft è il principale investitore. Gli strumenti di OpenAI, come ChatGPT, si basano infatti sull’infrastruttura cloud di Azure per essere accessibili al pubblico e sono stati progressivamente e strategicamente integrati in numerosi prodotti Microsoft. Guardando al passato, la battaglia tra Microsoft e l’antitrust avvenuta alla fine degli anni Novanta ha inoltre segnato un vero e proprio punto di svolta storico: lo scontro contribuì a spezzare il monopolio della società, aprendo la strada a start-up come Google, le quali sono diventate a loro volta colossi del settore.

Giunta a conclusione del mandato presidenziale di Joe Biden, questa nuova mossa dell’FTC contro Microsoft si presenta come particolarmente aggressiva, soprattutto considerando che la presidente dell’agenzia, la trentacinquenne Lina Khan, difficilmente vedrà il suo incarico rinnovato. Khan si è distinta per la sua determinazione nel contrastare le Big Tech, impegnandosi con vigore per affrontare aziende che, approfittando del rapido progresso tecnologico, ricorrono sistematicamente a nuovi stratagemmi per circumnavigare le normative tradizionali.

Sotto la guida di Lina Khan, la FTC ha intrapreso una serie di azioni incisive contro le pratiche monopolistiche di Google, avviando procedimenti legali e amministrativi che potrebbero trasformare radicalmente il panorama tecnologico del prossimo futuro. L’efficacia con cui l’agenzia antitrust ha saputo contrastare le grandi aziende e bloccare fusioni ritenute pericolose non è però passata inosservata, suscitando il malcontento di investitori e lobbisti. Questi ultimi hanno esercitato pressioni su Repubblicani e Democratici per assicurari che il mondo politico sostituisse la dirigente con una figura più accomodante e incline al compromesso. Alla luce del fatto che uno dei punti cardine della campagna elettorale di Donald Trump è stato l’allentamento delle regole a favore delle imprese, molti osservatori danno ormai per certo che Khan abbia i giorni contati.

[di Walter Ferri]

 

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