«In applicazione della decisione del governo della Repubblica del Ciad di denunciare gli accordi di cooperazione militare con la Repubblica francese, si è svolta oggi una prima fase del disimpegno delle forze militari francesi dispiegate in Ciad, con la partenza definitiva degli aerei da combattimento Mirage e degli aerei cisterna». Inizia così il comunicato diffuso da Koulamallah, con il quale il ministro degli Esteri ciadiano annuncia l’avvio del ritiro delle truppe francesi, iniziato martedì 10 dicembre. Più precisamente, a inaugurare il disimpegno delle forze sono due aerei da combattimento “Mirage”, che, comunica il portavoce dell’esercito francese Guillaume Vernet, sono partiti dalla capitale N’Djamena, ritornando in una base nella Francia orientale. I termini e le condizioni del ritiro devono ancora essere concordati e, da quanto sostiene Koulamallah, il rientro prevede un graduale richiamo delle forze di terra, che ammontano a circa 1.000 soldati, e che inizierà ad essere messo in atto nelle prossime settimane.
Il Ciad ha dichiarato che avrebbe terminato l’accordo di cooperazione in materia di difesa con la Francia lo scorso 28 novembre. L’annuncio è arrivato in occasione di una visita da parte del ministro degli Affari Esteri francese, Jean-Noël Barrot, ed è stato rilasciato nello stesso periodo di un analogo annuncio del Senegal. I motivi dietro questa decisione sono semplici: «Abbiamo un esercito capace di difendere i nostri territori, non vediamo l’utilità di truppe straniere», ha dichiarato il ministro Koulamallah in un’intervista. Con questa scelta, il Ciad intende riaffermare la propria sovranità, riappropriandosi di un settore cruciale come quello della difesa. In ogni caso, ha rassicurato il ministro, non ci sono state divergenze con Barrot e, in generale, «quello che sta venendo messo in discussione» è solo l’accordo di difesa, «non le relazioni bilaterali». Il ministro ha affermato che il Ciad è disposto a lasciare aperti i canali di dialogo con la Francia in materia di cooperazione economica e di sviluppo; a venire ridefiniti sono solo i rapporti di forza nell’ambito militare. «La Francia è interessata strategicamente al nostro territorio, e noi abbiamo deciso che vogliamo avere un ruolo di leadership in quell’interesse strategico».
La scelta di interrompere la cooperazione militare con la Francia e di cacciare le truppe parigine dal Paese si inserisce all’interno di un graduale ricollocamento sullo scacchiere geopolitico, che il presidente Mahamat Idriss Déby Itno, figlio del precedente presidente, Idriss Déby, ha portato avanti sin da quando è salito al potere, nel 2022. In questi ultimi due anni, il Ciad si è avvicinato particolarmente a Russia ed Emirati Arabi Uniti, aprendo progetti di scambio strategico-militare, umanitario, commerciale ed economico. Il riposizionamento del Paese è andato di pari passo con lo sviluppo di quel sentimento anti-francese che da anni sta toccando sempre più Paesi africani. Il Ciad non è infatti il primo Stato del continente a cacciare le truppe di Parigi dal proprio territorio. Capifila di questa ondata di riappropriazione della sovranità militare sono le giunte militari del Sahel di Mali, Burkina Faso e Niger, che recentemente si sono unite nella Confederazione degli Stati del Sahel. Il primo Paese a ordinare la cacciata delle truppe francesi dal proprio territorio è stato il Mali, nel 2022, seguito poco dopo dal Burkina Faso. A chiudere la lista è invece arrivato il Niger, che nel 2023 è stato oggetto di un colpo di Stato da parte dell’attuale capo della giunta, Abdourahamane “Omar” Tchiani. Ad agosto del 2023, il Paese ha cacciato l’ambasciatore francese, e nell’ottobre dello stesso anno è iniziato il ritiro delle truppe.
[di Dario Lucisano]
Franchi go home!