Il governo israeliano ha approvato un piano per espandere i propri insediamenti nelle alture del Golan occupate, raddoppiando la popolazione nell’area. A dare la notizia è l’ufficio stampa del primo ministro israeliano, che ha comunicato che l’esecutivo ha approvato all’unanimità quello che definisce un piano per lo «sviluppo demografico» del territorio occupato dal 1967: esso prevede l’installazione di nuove infrastrutture energetiche, e l’implementazione di servizi educativi e residenziali da portare avanti nell’area del Golan già dotata di insediamenti. Procede, intanto, l’avanzata dell’esercito dello Stato ebraico in quella parte di Golan non ancora occupata, così come la distruzione delle infrastrutture militari siriane, mentre i Paesi occidentali iniziano a riaprire i canali diplomatici.
Il piano per l’espansione degli insediamenti nel Golan occupato è stato approvato ieri, domenica 15 dicembre. Da quanto comunicano i media israeliani, il progetto prevede un investimento 11 milioni di dollari per ampliare il numero di residenti nell’area, attraverso la creazione di un villaggio studentesco, un programma di sviluppo per integrare i nuovi residenti e iniziative per rafforzare il sistema educativo e le infrastrutture per le energie rinnovabili. «Rafforzare le alture di Golan significa rafforzare lo Stato di Israele», ha dichiarato il primo ministro, Benjamin Netanyahu, «continueremo a trattenerlo, a farlo fiorire e a sistemarlo». Scopo ultimo del piano è quello di raddoppiare la popolazione di coloni, che a oggi conta circa 30.000 abitanti; a essi si affiancano i circa 20.000 drusi che vivono ancora nell’area, che, tuttavia, nella maggior parte dei casi, mantengono ancora una forte identità siriana. Il piano israeliano riguarda solo l’area già occupata da Israele nel 1967, e non sembra toccare la porzione di Golan conquistata da Tel Aviv nell’ultima settimana.
Il Golan siriano, situato nella Siria sud-occidentale, è stato occupato da Israele nel 1967. Con gli accordi di disimpegno che seguirono la Guerra d’Ottobre del 1973, la Siria riconquistò una parte di territorio che comprendeva Qneitra, la capitale del Golan – completamente rasa al suolo dagli israeliani pochi giorni prima del loro ritiro. Le restanti aree del Golan occupato furono formalmente annesse da Israele nel 1981, decisione cui seguì la condanna della comunità internazionale. La risoluzione 497 dell’ONU ha definito all’unanimità «nulla e non valida» la mossa israeliana e ogni anno, da allora, approva una risoluzione dal titolo Il Golan siriano occupato che ribadisce tale posizione. I colloqui di pace tra Siria e Israele sono iniziati nel 1991 e la restituzione dei territori del Golan occupati costituiva un argomento centrale. Tuttavia, questi si sono arenati proprio per il rifiuto di Israele a ritirarsi completamente dalla zona.
Mentre Tel Aviv consolida la propria presenza nel Golan occupato, l’esercito israeliano continua l’avanzata nell’area delle alture non occupate, inaugurata in seguito alla caduta di Al-Assad una settimana fa, e l’aviazione porta avanti il proprio piano di distruzione totale delle capacità militari del Paese. La Turchia, invece, ha riaperto la propria ambasciata a Damasco dopo 12 anni, e si è offerta di fornire supporto militare alla nuova amministrazione messa in piedi da Al-Jolani, leader di Hay’at Tahrir al-Sham (HTS), il principale gruppo che ha guidato l’avanzata “ribelle”. L’Occidente e i Paesi arabi, dal canto loro, iniziano ad aprire i canali diplomatici con il governo transitorio. In un comunicato congiunto, Bahrein, Francia, Germania, Qatar, Turchia, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, Stati Uniti d’America, UE, e inviato speciale ONU hanno detto di impegnarsi «a sostenere e lavorare con il popolo siriano mentre intraprende questa transizione senza precedenti». Poco chiaro, invece, il destino dei soldati russi stanziati sul territorio: oggi la Russia ha annunciato il ritiro di alcune delle proprie truppe da Damasco, comunicando che l’ambasciatore, al contrario, rimarrà nel Paese. Negli ultimi giorni sul web è circolato un video che mostrerebbe le truppe statunitensi entrare in una delle basi militari abbandonate dai russi, ma non è arrivato nessun commento ufficiale sulla fonte.
[di Dario Lucisano]
Come già detto più volte, il diritto internazionale non esiste, è solo la legge del più forte; finché Israele è il più forte, farà ciò che vuole