domenica 19 Gennaio 2025

La società dei desideri: come il capitalismo americano ha inventato il consumismo

La corsa all’ultimo smartphone o all’ultima novità tecnologica, la necessità dell’accessorio firmato, l’ostentazione di beni di lusso, la sostituzione rapida, continua e ingiustificata di prodotti ancora nuovi con quelli all’ultima moda lanciati dal marketing e in generale il bisogno di acquistare compulsivamente beni non necessari sono la manifestazione più evidente di ciò che è stato definito consumismo, fenomeno sociale all’insegna del quale sono state plasmate le società occidentali, soprattutto a partire dal secondo dopoguerra. L’induzione di bisogni superflui, attraverso la nascita della...

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17 Commenti

  1. Complimenti ! Uno dei migliori articoli di approfondimento culturale del nostro essere occidentali . Credo addirittura il migliore . D’altronde basando l’analisi tramite le letture di Bernays e PPP , non poteva che uscire un simile approfondimento . Bravissima Audiello !

  2. E’ proprio per i motivi ampiamente illustrati e descritti da AUDIELLO e dei quali è evidentissima l’invasività, la capillare contaminazione cui siamo stati e siamo tuttora sottomessi, che quando sento dire che l’impero americano è in declino, sorrido amaramente tra me e me. Perché a dispetto dei nuovi equilibri geopolitici e per quanto in effetti l’egemonia degli USA stia diminuendo, rimarrà sempre questa realtà antropologica, culturale e psicologica globalizzata, che richiederà generazioni e generazioni per essere sostituita non si sa bene con cosa.

  3. Nella seconda metà degli anni ’70 ero ancora piccolo per capire, qualora l’avessi letto, Pasolini. Ma quando l’arrivo della televisione a colori segno’ un primo, determinante e definitivo, cambio di passo nell’evoluzione di quella che oramai è, a pieno titolo, la civlità dello schermo, osservando il comportamento degli uni e degli altri cominciai a pensare che qualcosa stava andando storto. Furono quelli i prodromi dell’attuale omnipresenza dello schermo; allora in ogni stanza, ora a portata di mano.

    Furono anche gli inizi della generale, endemica ed ora radicata servitù intelletuale ed emotiva, che fa dell’inesauribile produzione televisiva (dalla pubblicità alle interminabili serie) la fonte quasi esclusiva cui attinge – a piene mani, occhi e orecchi – un’ampia fetta de l’immaginario individuale e collettivo, quello del Bel Paese del Mondo Buono, dei Posti al Sole, dei Don Matteo e via blaterando. In barba al sempiterno ritornello del “Paese de l’Arte che tutti c’invidiano”, de “la lingua di Dante” e tutte le ben note menate autocelebrative, altrettante maschere indossate per non voler vedere la realtà in faccia ovvero, l’indigenza intellettuale che trasuda e che permea l’Italia come tutto il mondo occidentalizzato.

    Si chiama globalizzazione, ma degli aspetti appena descritti nessuno ne vuole sentire parlare. Non sta bene, sono percepite come “vibrazioni negative” e sono contrarie alle “emozioni positive” oramai tanto di moda.

  4. Fa sempre piacere sentir citare uno dei massimi pensatori della cultura italiana soprattutto in un articolo così ben scritto.Complimenti. Pasolini aveva gia’ capito allora come il capitalismo senza controllo avrebbe creato con la violenza una società occidentale piatta, illiberale e fascista utilizzando il linguaggio di una sedicente sinistra sempre più al soldo del potere economico. E’ giunta l’ ora di riscoprire la coscienza di sé (esistono molte possibilità ) e di far emergere il nostro io spirituale, unica ed efficacie “arma” contro il materialismo neo liberista che rende le persone mere entità di consumo e di produzione rifiuti.

  5. Che bellissimo approfondimento! Certo, niente di nuovo sotto il sole: già negli anni 70 i movimenti giovanili di protesta avevano individuato nel consumismo un modello da combattere, e cominciavano ad adottare stili di vita più indipendenti e critici. Ma purtroppo la capacità persuasiva di questa forma di controllo sociale (giustamente definita come anonima) fu ed ed è stata tale da travolgere ogni resistenza. Il modello entra nelle convinzioni profonde delle persone, è dominante a livello sociale e, soprattutto, isola le isola, impedendo il crescere di un pensiero collettivo diverso. Conformarsi è l’unico modo per sentirsi parte di una comunità, un bisogno insito nella psiche umana. Un nemico davvero subdolo, e difficile da individuare.

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