Arredamento in stile zen, dieta zen, moda zen, mindfulness per lo shopping, mindfulness nel trading, ricette yoga: queste sono solo alcune delle innumerevoli voci che si trovano sui motori di ricerca, dove la spiritualità viene sempre trasformata in uno strumento di marketing. Negli ultimi anni, i prodotti legati alle pratiche di benessere hanno conosciuto un boom senza precedenti. Da libri, corsi e masterclass, a oggettistica di ogni tipo, capi di abbigliamento, pezzi d’arredamento e persino pacchetti vacanze, tutti contraddistinti da termini pseudoreligiosi ispirati da un qualche credo mille...
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Questo articolo fa il paio con un altro pezzo molto interessante, firmato da Giorgia Audiello e pubblicato il 18 dicembre con il titolo: “La società dei desideri ecc”.
L’ingiunzione al benessere è, da decenni, la cifra del marketing pubblicitario di cui tutti conosciamo gli slogans più celebri – da il detersivo che lava più bianco, al dopobarba dell’uomo che non deve chiedere mai all’azzeccatissimo Mondo Buono, inalterata pietra miliare dello storytelling televisivo di cui si pasce un’ampia fetta di popolazione.
Come già fatto in precedenza, consiglio vivamente il testo seguente (non tradotto in italiano)
https://www.google.fr/books/edition/Happycratie_Comment_l_industrie_du_bonhe/2OfpEAAAQBAJ?hl=fr&gbpv=1&printsec=frontcover
“Happycrazia ; come l’industria della felicità si è impadronita delle nostre vite” Eva Illouz – Edgar Cabanas
completamente d’accordo, non mi sono piaciute le conclusioni superficiali dell’articolo
con stefano fabbri
Buongiorno a lei. Che cosa intende per “non piaciute”, per “superficiali” e se non è d’accordo con l’autore, che cosa gli risponde, argomentando ? Quale analisi ponderata propone per alimentare il dibattito ?
“Mentre siamo completamente assorti dal rumore del consumismo, che non solo affolla la percezione sensoriale, dopa gli stimoli e crea bisogni innecessari, ma ci propone nuove forme di spiritualità per anestetizzare la nostra condizione di esseri umani” E io aggiungo che il tutto avviene aprofittando di una generale, capillare, strutturale ed endemica ignoranza che già tocchiamo con mano quotidianamente e con l’aggiunta – subdola e perversa – che tali forme di pseudo-spiritualità si pongono implicitamente come alternativa al “sistema” (al pari di un populista, per intenderci).
“La natura della consapevolezza” E’ il titolo di una conferenza organizzata dall’Università Cà Foscari di Venezia nel 2018 (di cui si trova il video su YT) con un ospite d’eccezzione, Federico Faggin, l’inventore del microchip. Se perfino un personaggio di tale levatura si scomoda (per cosi’ dire) per trattare un argomento cosi’ complesso, anche i più scettici non possono non constatare che si’, l’argomento in questione è indubbiamente connaturato alla nostra epoca e alle sue turbolenze. A leggere alcuni commenti, avremmo a disposizione una soluzione, se non LA soluzione per migliorare le nostre condizioni di vita e contrastare la decandenza nella quale siamo immersi.
La mia esperienza in materia inizia a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 quasi per caso ma, di fatto – e com’è accaduto a tanti musicisti, e in particolare i cantanti agevolati dal controllo della respirazione – si è iscritta nella continuità del mio percorso esistenziale e si è protratta negli anni sostenuta da un’etica rigorosa ma sempre mossa da sana e rinnovata curiosità. Scrivo da un Paese, la Francia, dove il mercato del Benessere è una realtà socio-economico-culturale che attira sempre più adepti, forti anche di un’organizzazione capillare in virtù della quale, ad esempio, certe assicurazioni private rimborsano le spese per alcune “cure o discipline alternative”; oppure, nel desiderio o necessità di riorientare il proprio itinerario professionale, un Pinco Pallo qualsiasi puo’ decidere di diventare professore di Yoga. Parimenti, il dibattito sulla “educazione positiva” (fortemente ispirata dalla psicologia positiva) è molto acceso, occupa le pagine dei quotidiani, divide una certa opinione pubblica in due fazioni rivali con tanto di esponenti di spicco in un Paese che ancora carbura alla competitività a tutto spiano. Più che di mercato, si tratta di una vera e propria industria con la quale ho avuto a che fare direttamente. Potrei tranquillamente scrivere un vademecum sul tema.
Il titolo dell’articolo si riferisce più ampiamente alla “spiritualità orientale” ovvero, tradotto in soldoni, a quell’oramai vastissimo repertorio d’iniziative di ogni genere che spaziano dai vari tipi di Yoga alle altrettanto forme di digiuno, al Tai Chi, la meditazione e chi più ne ha più ne metta. L’argomento è cosi’ vasto che richiederebbe altri spazii e molto tempo. Una prima considerazione è che abbiamo a che fare con un’ulteriore forma di saccheggio culturale da parte de l’Occidente nei confronti di culture altre, benché quanto viene proposto dai più, siano soluzioni molto annacquate, insipide, svuotate della pur minima linga vitale che anima le ben note discipline.
Stante quindi alla mia esperienza diretta non dubito affatto che, come scrive S. FABBRI; “stiamo parlando di pratiche utilissime per accelerare la propria evoluzione umana in questa Vita”, ma ho MOLTI MOTIVI per DUBITARE FORTEMENTE che questo sia il caso della maggioranza di chi pratica. Anzi, temo accada esattamente il contrario e se non altro per un motivo; una pratica seria, assidua, rigorosa, conduce – tra l’altro – a dover far prova di spirito critico nei confronti di sè stessi, il che richiede non solo tempo, ma anche una certa libertà di azione che, forse, non tutti possono permettersi.
Se, da una parte, tale realtà (che credo sia oramai fenomeno globale) ha il merito di assorbire e coagulare una consistente quantità dell’alienazione endemica che caratterizza la nosta società, dall’altra essa attira molte persone deluse dal loro percorso terapeutico classico, chè considerato troppo lungo (psicoterapia, psicanalisi o addirittura psichiatria) in cerca di soluzioni rapide, efficaci e durature. E come giustamente scrive l’autore; “Non è un caso, infatti, che i programmi e i corsi che prevedono l’insegnamento della mindfulness, si stiano diffondendo a vista d’occhio in numerosi contesti aziendali”.
[A riguardo, basterebbe eseguire una sorta di test cercando di stabilire – ad esempio – il rapporto tra RESILIENZA e SENSO DI COLPA per capire se la prima abbia aiutato l’individuo a ridurre o addirittura a sbarazzarsi della seconda. In un Paese come il nostro, tale studio avrebbe un’ampia platea]
E c’è ben di peggio. Il già citato Pinco Pallo, magari di età media tra i quaranta e i cinquanta e in crisi esistenziale, laddove proseguendo la terapia classica non vede nemmeno l’ombra di una soluzione al suo malessere, iscrivendosi a corsi di Sofrologia e affini, nell’arco di pochi anni diventerà lui stesso terapeuta o, meglio, coach. Trionfo del capitalismo che consente a chiunque di riciclare il proprio malessere e, addirittura, insegnare agli altri coome fare per sbarazzarsene.
Sul piano didattico (per lo meno qui in Francia) i cosidetti “insegnanti” dispensano pedissequamente nozioni sparse – apprese a loro volta allo stesso modo – a corsisti che bevono senza indugio e con lo sguardo beato una materia che, a loro volta, riverseranno tale e quale ai loro malcapitati “clienti”. Perché il tutto, va da sè, si svolge sull’onda di quello spontaneismo tanto di moda, in virtù del quale si ricerca o si vorrebbe agevolare la “naturalezza” o l’istinto, una nuova verginità scevra e mondata dal basto culturale, troppo cervellotico, troppo impegnativo, troppo tutto.
Si aggiunga il fatto che siamo oramai al tempo della civiltà dello schermo e che l’immaginario collettivo ed individuale ne è letteralmente contaminato e il quadro è completo. E non si dimentichi che l’Essere Umano è un vero e proprio Genio insuperato e insuperabile nell’Arte di illudersi.
Ognuno agisce in funzione delle proprie necessità e, di sicuro, quello che a me appare insignificante è di grande aiuto ad altri. Se nuove consapevolezze emergeranno, lo noteremo, forse, col passar del tempo.
Una volta di più, indipendentemente dalla pertinenza e serietà del contenuto, NULLA si sa dell’autore dell’articolo. Vane sono state le mie ricerche sul web.
PIU’ DI UNA VOLTA ho suggerito a L’INDIPENDETE di mettere a disposizione degli abbonati brevi biografie dei loro collaboratori se non altro per sapere con chi abbiamo a che fare.
TUTTE le mie mail NON HANNO MAI AVUTO risposta, nel più puro e ben noto stile italiano.
COMPLIMENTI VIVISSIMI ALLA REDAZIONE E ALLA DIREZIONE della pubblicazione che, come fanno altri, si vanta di essere una testata autorevole.
https://www.linkedin.com/in/armando-negro-0b86861a2?trk=contact-info
Peccato che nel articolo secondo me vada perso il concetto principale del mindfulness. In parole povere si tratta di interrompere il corto circuito percezione – emozione – reazione e transitare verso percezione – contemplazione – azione consapevole.
Non e altro che il vecchio consiglio di riflettere prima di rispondere. Aggiungi Epictetus che dice che non sono le cose stesse che ci sconcertano ma piuttosto le nostre opinioni su di esse, ed ecco qua tutta la mindfulness.
Mi sembra la solita protesta già usata da Marx contro le Religioni, quasi a sostenere che solo le lotte sociali siano utili😂 il che signori è semplicemente ridicolo.
La pratica della meditazione e del mindfulness come lo studio, il digiuno intermittente o la palestra sono indubbiamente utili e vanno utilizzate con saggezza, d ‘altra parte come sostiene Ray Kurzweil siamo in procinto della Singolarità al cui confronto lo scoppio di tutte le bombe atomiche del mondo è solo un gioco da bambini, inevitabile che le tensioni cresceranno infinitamente così come i rimedi.
Concordo, stiamo parlando di pratiche utilissime per accelerare la propria evoluzione umana in questa Vita, rendendola anche più leggera e piacevole, a partire dalla sensazione di benessere fisica e mentale che si ottiene in poco tempo. Personalmente non vedo così netta la contraddizione descritta nell’articolo, con la vanificazione della necessaria lotta per migliorare lo situazione in cui viviamo. Anzi, chi segue queste pratiche tende a sviluppare una attenzione olistica, per cui i suoi consumi saranno più consapevoli e orientati verso la sostenibilità, i prodotti biologici, l’ecologia e anche i prodotti locali. I suoi interessi saranno più orientati verso attività in Natura, con un profondo rispetto per essa, oltre che per gli altri esseri viventi. Il suo porsi con gli altri sarà più armonico, andando quindi ad incidere positivamente nel tessuto sociale. La lotta di classe a mio avviso si sposta ad un livello più elevato, più consapevole e meno materiale. Se ci pensiamo è qui che possiamo competere meglio con le elìte del male che vogliono la guerra, lo sfruttamento dei popoli, il genocidio, la gentrificazione, i prodotti chimici, la medicina unica chimica e vaccinista, la mercificazione di tutto. Sul piano materiale è sempre più difficile competere con eserciti organizzati, o anche solo con sistemi politici corrotti fino al midollo e comunque improntanti al modello predefinito di sfruttamento capitalista-militarista. Sul piano spirituale invece è possibile fare molto..e in ogni caso evolvere in questa Vita quand’anche si mettesse globalmente molto male.. Ciò detto la mercificazione esiste e lo vediamo dai prezzi di queste pratiche, dai pacchetti offerti dai centri, con le mille opzioni tese a spremere sempre più soldi, ma forse anche a consentire loro di stare in piedi. Ciò non toglie che fatta un po’ di pratica, acquistati i necessari strumenti e qualche buon libro, si possa poi praticare in autonomia, abbattendo quasi totalmente il lato commerciale.
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