La mattina di lunedì 16 dicembre, lo scrittore Nicola Lagioia e il giornalista Giulio Cavalli hanno scoperto di essere stati querelati dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Le loro colpe sarebbero rispettivamente quelle di aver associato alcune pratiche del governo al razzismo e di aver osato criticare la forma con cui il ministro aveva scritto un post sulla limitazione degli stranieri nelle classi italiane. Che a Valditara non andassero giù le contestazioni, comunque, era certamente cosa nota: è infatti particolarmente conosciuto l’episodio in cui ha rimproverato una preside fiorentina che aveva ricordato ai propri studenti i crimini del fascismo, così come quello dello scrittore Christian Raimo, sospeso per aver mosso una critica al ministro.
A rendere nota la notizia delle querele presentate dal ministro sono stati gli stessi Lagioia e Cavalli sulle proprie pagine social. Il primo, alla trasmissione “Che sarà” di Serena Bortone su Rai3, aveva commentato così lo scorso marzo un tweet pieno di errori grammaticali pubblicato dal ministro Valditara sul tema dell’integrazione degli alunni stranieri nelle scuole: «Molti bambini stranieri probabilmente dimostrerebbero di padroneggiare l’italiano meglio del ministro Valditara che scrisse un tweet totalmente sgrammaticato di cui anche lui si scusò. Se facessimo un test di italiano molti di questi studenti lo passerebbero e il ministro lo fallirebbe». Per questa frase, l’ex direttore del Salone internazionale del Libro di Torino è stato querelato dal ministro. «Sono stato citato in giudizio per diffamazione dal ministro della pubblica istruzione Giuseppe Valditara (con una richiesta di 20.000 euro di danno) – ha scritto su Instagram Lagioia –. Non siamo dunque tecnicamente nel penale, ma nell’intimidazione “civile”. Nel paese in cui l’ultimo Nobel per la letteratura è andato a chi “nella tradizione dei giullari medievali fustiga il potere e riabilita la dignità degli umiliati” credevo fosse lecito. Ma forse non siamo più quel paese».
Giulio Cavalli è stato invece querelato, insieme al direttore de La Notizia Pedullà, per un articolo comparso sul quotidiano in cui ha associato alcune pratiche del governo Meloni al razzismo. «Un ministro non è “un libero cittadino”, spiace dirlo – ha scritto Cavalli sul suo sito –. Un ministro rappresenta il potere esecutivo, è un’apicale figura politica, è per definizione soggetto alle critiche, alle ironie, agli scufrugliamenti e ai giudizi del popolo che si ritrova temporaneamente a governare. Il diritto di critica, di dissenso, di contestazione è la base di ogni democrazia matura». Il giornalista non ha dubbi: l’azione di Valditara rientra nel novero delle cosiddette «querele temerarie», ovvero azioni legali strumentalmente utilizzate da personaggi di potere al fine di intimidire e silenziare chi esprime dissenso. Considerate, ricorda Cavalli, «una seria minaccia alla libertà di espressione e al diritto all’informazione, scoraggiando la partecipazione democratica».
Non è la prima volta che questo schema si ripete. Nel febbraio del 2023, Valditara aveva bollato come «del tutto impropria» una comunicazione inviata dalla preside del liceo Leonardo da Vinci di Firenze, Annalisa Savino, in seguito all’aggressione di membri di Azione studentesca ai danni di alcuni studenti, sul fascismo nato dalla violenza e dall’indifferenza. Valditara aveva affermato che «non compete a una preside lanciare messaggi di questo tipo» e perché in «Italia non c’è alcuna deriva violenta e autoritaria, non c’è alcun pericolo fascista», aggiungendo: «Se l’atteggiamento dovesse persistere vedremo se sarà necessario prendere misure». A novembre a subire le conseguenze delle critiche espresse all’indirizzo di Valditara era stato il professore e scrittore Christian Raimo, il quale ha ricevuto una sospensione per tre mesi dall’insegnamento, con una decurtazione del 50% dello stipendio. Il provvedimento disciplinare è stato emesso dall’Ufficio Scolastico Regionale in seguito alle parole rivolte da Raimo nei confronti del capo del dicastero di Viale di Trastevere in un dibattito pubblico sulla scuola alla festa nazionale di Alleanza Verdi-Sinistra, dove aveva parlato di lui come di un «bersaglio debole da colpire», paragonandolo alla «Morte Nera» di Star Wars. Ora con il sindacato e gli avvocati cercherò di difendermi», aveva dichiarato il professore all’agenzia LaPresse, aggiungendo di sentirsi «traumatizzato».
[di Stefano Baudino]