martedì 21 Gennaio 2025

Anche Human Right Watch contro Israele: “Gaza lasciata apposta senz’acqua per volontà genocida”

Anche Human Rights Watch (HRW), una delle più note ong internazionali, ha accusato Israele di avere compiuto «atti di genocidio» e crimini contro l’umanità ai danni della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza. In un rapporto di 179 pagine, l’organizzazione ha infatti documentato come le autorità israeliane abbiano privato deliberatamente, sin dallo scoppio del conflitto, la popolazione civile di Gaza dell’accesso all’acqua, imponendo condizioni di vita insostenibili e contribuendo alla distruzione fisica di parte della popolazione palestinese. Le conseguenze di tali politiche sarebbero state devastanti, avendo provocato la morte di migliaia di persone a causa della mancanza di acqua potabile e disidratazione, con un aumento esponenziale delle malattie correlate.

Human Rights Watch ha condotto la ricerca effettuando 66 interviste con membri della popolazione di Gaza, operatori sanitari e funzionari umanitari, integrando le informazioni raccolte con immagini satellitari, fotografie e rapporti redatti da esperti. Come ricostruito all’interno del report, dall’ottobre dell’anno scorso Israele ha interrotto la fornitura di acqua potabile, tagliato elettricità e carburante essenziali per il funzionamento delle infrastrutture idriche e sanitarie e impedito l’accesso a materiali di riparazione e aiuti umanitari nella Striscia. Le forze israeliane avrebbero distrutto intenzionalmente impianti di trattamento delle acque reflue, serbatoi e pozzi, aggravando ulteriormente la crisi umanitaria. Azioni che, in combinato disposto con una lunga serie di dichiarazioni pubbliche di esponenti del governo – tra cui l’annuncio da parte del ministro della Difesa dello Stato Ebraico Yoav Gallant dell’ottobre 2023, aveva ordinato un “assedio completo” e annunciato un “blocco totale” di Gaza che ha impedito l’accesso a elettricità, cibo, acqua e carburante – suggeriscono un intento genocidario da parte di Israele.

L’organizzazione ha appurato che la quantità di acqua disponibile per persona a Gaza è scesa a una media di soli 3-7 litri al giorno, molto al di sotto dei 15 litri minimi che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sono richiesti nelle situazioni di emergenza. In alcune aree, come il nord di Gaza, l’accesso all’acqua potabile è stato completamente assente per oltre cinque mesi. Disidratazione e malattie trasmesse dall’acqua avrebbero provocato la morte di migliaia di persone, con un’impennata dei casi di diarrea, epatite A e infezioni cutanee. Inoltre, tali drammatiche condizioni avrebbero comportato la diffusione del poliovirus. HRW ha invitato governi e organizzazioni internazionali ad agire con urgenza al fine di prevenire ulteriori atrocità, raccomandando la sospensione dell’assistenza militare a Tel Aviv, sanzioni mirate e il supporto alla Corte Penale Internazionale per accertare le responsabilità dello Stato Ebraico.

A inizio dicembre, un’altra importante organizzazione internazionale come Amnesty International ha pubblicato un rapporto in cui ha sostenuto che quello che Israele sta commettendo a Gaza è un «genocidio», parlando di un attacco di dimensioni «senza precedenti», il cui intento specifico è quello di «distruggere fisicamente la popolazione palestinese di Gaza in quanto tale», con inflizione di «gravi danni alla salute fisica e mentale» e «l’inflizione di condizioni di vita calcolate per causare la distruzione fisica». Amnesty ha puntato il dito anche contro i governi che continuano a negare quanto sta accadendo, sostenendo che tale atteggiamento ha garantito «decenni di impunità» allo Stato Ebraico. Il report costituisce una preziosa aggiunta al lavoro già svolto dalla relatrice speciale ONU per i Territori Palestinesi Occupati Francesca Albanese, che ne aveva illustrato i dettagli in un’intervista rilasciata a L’Indipendente.

Il 29 dicembre 2023, la Repubblica del Sudafrica ha presentato una causa dinanzi alla Corte Internazionale di Giustizia, accusando Israele di violare gli obblighi sanciti dalla Convenzione sul genocidio del 1948. Le accuse includono la sistematica distruzione del patrimonio umano e culturale palestinese, interpretata come prova della volontà di eliminazione fisica e culturale del popolo palestinese nella Striscia di Gaza. Alla causa si sono uniti molti altri Paesi, tra cui Spagna e Turchia. A novembre, poi, la Camera Preliminare della Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro Gallant, accusati di “crimini contro l’umanità e crimini di guerra” commessi a Gaza. Nel frattempo, la situazione nella Strisciasi aggrava sempre più: sono oltre 44.700 i morti accertati nell’enclave e almeno 106.188 i feriti.

[di Stefano Baudino]

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2 Commenti

  1. Il fatto che ong come Amnesty Internacional e Human Right Watch dopo oltre un anno di massacri si siano decise a condannare le attività’ di Israele come di genocidio e’ indice che la pressione della popolazione mondiale per condannare Israele e’ piu’ forte che mai. Queste organizzazioni furono create per condannare e mettere all’indice le attivita’ di paesi non conformi alle politiche anglosassoni. Tuttavia se ora reagiscono e’ perche’ non sono riuscite a contenere la critica e la pressione dei componenti del loro stesso staff. Di Amnesty Internacional e’ del resto noto che solo dopo accese discussioni al suo interno produsse la dichiarazione di condanna per Israele. Comunque tutto ciò mostra ancora una volta il totale isolamento di Israele tra la popolazione mondiale e indica anche una implicita denuncia dei governi occidentali che ormai governano da una torre.

  2. Sono sicuramente encomiabili gli sforzi di quanti denunciano lo sterminio in atto in Palestina, ma purtroppo il problema di fondo è costituito da quei pochi ma potenti stati, in primis gli Usa, ma anche l’Italia non è da meno, che da un lato continuano a mandare armi ad Israele, e dall’altro tramite i media venduti, eichettano come anti semita chiunque solo si azzardi a dire una parola contro l’orribile genocidio in corso, genocidio che non è iniziato il 7 ottobre del 2023, ma decenni prima e che è assolutamente paragonabile all’olocausto.

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