Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha richiesto un risarcimento di quasi 8 milioni e mezzo di euro a Tamoil, multinazionale accusata di gravi danni ambientali, nell’ambito del processo penale conclusosi nel 2019 con una condanna penale definitiva per disastro ambientale colposo in riferimento al periodo 2001-2006. La richiesta si basa sulle conclusioni della relazione dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), sviluppata in seguito alla chiusura del processo. Si tratta però solo di un pezzo della storia: in seguito all’esposto del radicale Gino Ruggeri, Tamoil è infatti nuovamente sotto inchiesta a causa dell’inquinamento diffusosi nel terreno dal 2020 ad oggi, rispetto a cui potrebbero arrivare presto novità giudiziarie.
Secondo l’ISPRA, i danni ambientali prodotti dall’ex raffineria – dal 2011 convertita in deposito – si suddividono in due categorie principali. Il primo è il “danno ambientale attuale”, legato alla diffusione di sostanze inquinanti nelle acque sotterranee e nelle aree golenali adiacenti al sito industriale. Tra il 2001 e il 2006, risultano essere stati contaminati circa 16,8 milioni di metri cubi d’acqua, con 42 tonnellate di idrocarburi totali e 2,6 tonnellate di BTEX (benzene, toluene, etilbenzene e xilene), sostanze altamente nocive. Solo nel 2017 è stata attivata una barriera idraulica per mitigare l’inquinamento. Il secondo è invece il “danno ambientale temporaneo”, concernente la perdita di servizi ecosistemici dovuta alla permanenza della contaminazione nel tempo. L’ISPRA ha calcolato che il risarcimento per questa tipologia di danno è pari a 4,368 milioni di euro. A questi si aggiungono ulteriori 4 milioni per il danno all’immagine dello Stato e alla sua funzione di tutela ambientale.
A livello locale, un ruolo politico centrale in questa vicenda è esercitato dal radicale Gino Ruggeri, il quale, insieme al suo compagno di partito Sergio Ravelli, sin dall’inizio del processo di primo grado aveva ripetutamente chiesto al Ministero dell’Ambiente di costituirsi parte civile nel procedimento penale «in quanto unico titolare del danno ambientale». La medesima richiesta era stata avanzata nella primavera del 2016 dall’allora assessore all’ambiente Alessia Manfredini, insieme alla richiesta di accesso agli atti per l’acquisizione della Relazione Ispra per la valutazione del danno ambientale. L’azione civile per il risarcimento del danno ambientale per conto del Ministero per la Transizione Ecologica, accompagnata da una aggiornata istruttoria Ispra, era poi stata depositata a metà novembre dall’Avvocatura distrettuale di Brescia, accompagnata da una nuova e aggiornata istruttoria Ispra.
Con un esposto, Ruggeri ha peraltro portato all’apertura di un nuovo filone d’inchiesta relativo agli inquinamenti successivi al 2020. Lo storico esponente radicale, che nel primo processo si era costituito parte civile al posto del Comune di Cremona, ha espresso ottimismo in merito alle potenziali novità attese per il prossimo febbraio, in particolare in seguito alla richiesta di una consulenza supplementare di parte del pubblico ministero Davide Rocco. A denunciare che, nonostante la conversione in deposito, l’ex raffineria Tamoil stesse ancora inquinando il terreno circostante e, di conseguenza, la falda idrica sottostante, era stata l’anno scorso la Canottieri Leonida Bissolati, società sportiva la cui sede è ubicata proprio a fianco dell’insediamento industriale. Le analisi condotte su campioni di suolo prelevati nell’arco di due mesi alla fine del 2023 hanno infatti evidenziato che vi era ancora presenza di surnatante, ovvero la componente dell’idrocarburo fossile che non si mescola con l’acqua.
[di Stefano Baudino]