Make America Great Again, assieme al suo acronimo MAGA, è lo slogan che più identifica il neo-presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha avuto un riverbero ed è stato apprezzato anche da alcuni dei Paesi europei al di qua dell’Oceano Atlantico. Del significato che si cela dietro queste parole abbiamo avuto un assaggio ieri, martedì 7 gennaio, in occasione della prima conferenza stampa da presidente di Trump, tenutasi dopo la proclamazione ufficiale del Congresso di Washington, a meno di due settimane dal passaggio di consegne finale. Rendere il Paese nuovamente grande significa fare tutto quello che si vuole, dimostrando senza sconti di essere ancora la prima potenza mondiale: trivelle a tutto spiano, ripresa del Canale di Panama, conquista della Groenlandia, investimenti in armi, inferno su Gaza. Sono questi alcuni dei temi con cui Trump ha voluto inaugurare il 2025. E se qualcuno ha qualcosa da ridire, ben venga il ricorso a minacce, se non addirittura l’uso diretto della forza.
I temi toccati da Trump in occasione della sua prima conferenza stampa da presidente ufficialmente eletto sono diversi, ma sono stati tutti trattati sotto l’insegna di quel motto che tanto lo ha reso celebre nel corso degli anni: gli Stati Uniti devono essere resi grandi, nell’ottica di un’espansione economica e territoriale in chiave suprematista. In primo luogo, Trump ha discusso di questioni interne e del recente stop alle trivellazioni deciso da Biden, rilanciando la propria politica di estrazione petrolifera sotto lo slogan drill, baby, drill. La decisione di Biden va «ribaltata immediatamente», per recuperare quei possibili «50mila miliardi» che il Paese potrebbe guadagnare dalle concessioni su quelle acque. Trump ha anche detto che la sua amministrazione eliminerà «rapidamente l’Electric car mandate», una norma che aumenta notevolmente il numero di veicoli elettrici che i produttori di automobili devono assemblare e che i concessionari devono vendere.
Dopo aver trattato delle prossime politiche energetiche e ambientali statunitensi, Trump ha ampliato il discorso sulle questioni interne, concentrandosi sul tema degli investimenti. È proprio riguardo a tale argomento che il tycoon ha citato il Canale di Panama: «Quello che è successo con il Canale di Panama è una disgrazia», ha detto Trump. «Glielo abbiamo dato per un dollaro e loro non ci hanno trattato correttamente: fanno pagare le nostre navi più di quanto facciano pagare le navi degli altri Paesi». Sul Canale di Panama è tornato in occasione di una domanda da parte di un giornalista, che gli ha chiesto rassicurazioni sulle modalità con cui intende assumere il controllo di questo e della Groenlandia, e se fosse possibile escludere l’ipotesi di interventi militari. La risposta di Trump è secca e istintiva: «No», ha affermato. «Potrebbe essere necessario fare qualcosa», ha aggiunto vagamente in un secondo momento, perché il canale garantirebbe «sicurezza economica» al Paese. Come per il Canale di Panama, anche per la Groenlandia: rispondendo a un’altra domanda, il presidente ha detto che gli USA «hanno bisogno della Groenlandia per questioni di sicurezza nazionale», perché i suoi mari sarebbero continuamente solcati da navi russe e cinesi. E se la Danimarca non si decide a smuovere le trattative, «la tasseremo a livelli elevati».
Riguardo ai rapporti con i Paesi della regione, Trump ha discusso anche di Canada e Messico, sostenendo che gli Stati Uniti finanziano in maniera eccessiva i due Paesi e che, per tale motivo, il suo governo intende introdurre nuove tariffe sui loro prodotti in entrata. Il Messico, in particolare, è «in una situazione difficile, nelle mani dei cartelli»; gli Stati Uniti svolgerebbero inoltre «la maggior parte del lavoro» nel Golfo del Messico, motivo per cui «annunceremo molto presto che cambieremo il nome del Golfo del Messico in Golfo di America». Sul Canada, invece, Trump ha sottolineato ripetutamente che «gli USA vi indirizzano centinaia di miliardi di dollari all’anno» in sostegno militare e che la difesa del Paese sarebbe praticamente tutta nelle mani di Washington. Un giornalista gli ha chiesto se le sue intenzioni di fare diventare il Paese il 51esimo Stato della federazione fossero serie e se vagliasse l’ipotesi, come per Panama e Groenlandia, di impiegare la forza per costringere il vicino ad accettare. «No, coercizione economica», ha risposto Trump.
In materia di esteri, il tycoon si è espresso anche sull’Alleanza Atlantica, sostenendo che grazie alla sua postura, contrariamente a quanto sostengono i suoi detrattori, ha «salvato la NATO». I Paesi non pagano, «anche se se lo possono permettere», ha affermato. Minacciando di non difenderli se non avessero rivolto più denaro all’Alleanza, Trump sostiene di avere spinto i Paesi a collaborare. È proprio in questa occasione che il presidente si è lasciato andare, sostenendo che i Paesi europei dovrebbero spendere ben più del 2% del proprio PIL quando si tratta di Alleanza Atlantica. «Ritengo che la spesa dovrebbe essere al 5%», ha affermato Trump riferendosi agli alleati, perché quelli che hanno bisogno di difesa sono gli europei.
Parlando di Medio Oriente, infine, il presidente ha fatto riferimento alla situazione in Siria, sostenendo senza giri di parole che dietro la conquista di Damasco ci sia la Turchia: «Guardate cosa è successo in Siria. La Russia era indebolita, l’Iran era indebolito, ed Erdogan è una persona molto intelligente. Ha mandato lì la sua gente con forme diverse e nomi diversi, e loro sono entrati e hanno preso il controllo; è così che stanno le cose». Ha poi invitato a parlare Steve Witkff, l’inviato speciale per il Medio Oriente recentemente nominato dall’amministrazione Trump, che ha fornito un breve aggiornamento sulla trattativa per gli ostaggi. «Non voglio rovinare le trattative», ha detto Trump, «mi limiterò a dichiarare questo: se entro il mio insediamento gli ostaggi non saranno rientrati a casa, ci sarà l’Inferno in Medio Oriente».
[di Dario Lucisano]
Dalle ultime scoperte sulla mente umana, lavora a 10 bits al secondo e quindi funziona bene per quello che ha attorno, ma è assolutamente incapace e sempre lo sarà dice la scienza, di comprendere cose complicate e lontane come il Mondo.
Questo spiega la demenza dei Romani allora e oggi dei Biden, Trump e chiunque li succederà.
Ovviamente i rantoli di Trump otterranno solo lo scopo di rinforzare i BRICS e qualunque cosa proverà nella sua demenza, finirà male.
Il vantaggio rispetto a Biden è solo che tenendoci ai soldi si fermerà prima del Genocida Biden, come quella volta Berlusconi quando le azioni Mediaset crollarono prima dell’arrivo dell’altro illustre demente, Monti.
L’inferno ti arriverà in casa