Los Angeles brucia da una settimana, e i grandi media italiani stanno iniziando, molto timidamente, a notare che a venire investite dalle fiamme non sono solo le case delle grandi star di Hollywood, ma anche – e soprattutto – quelle della cosiddetta “gente comune”. Buona parte di Altadena è stata inghiottita dall’Eaton Fire, e i soccorsi sarebbero arrivati ben più tardi che nei quartieri esclusivi della città del cinema. In tutta la contea, molte delle case colpite non sono coperte da clausole anti-incendio; in generale, gli incendi hanno devastato un’area grande quanto San Francisco, uccidendo 24 persone, causando 150.000 sfollati e provocando 150 miliardi di dollari di danni, di cui al massimo un 40% risulterebbe coperto da assicurazioni. Lo stesso popolo statunitense sta iniziando a sottolineare l’ipocrisia dietro questo doppio standard: il pompiere privato assunto dalla star del cinema è un operatore in meno dove c’è davvero bisogno; una delle diverse ville dell’imprenditore losangelino non è comparabile all’unica casa con il mutuo in sospeso dell’ordinario cittadino.
L’incendio di Los Angeles è scoppiato nella mattina di martedì 7 gennaio, attorno alle 10:30 (ora locale). Secondo il Los Angeles Times, tutto sarebbe partito dalla località di Skull Rock, a nord di Sunset Boulevard, a Pacific Palisades, quartiere esclusivo di Los Angeles situato a nord-ovest della città e sede di ville multimilionarie, da cui prende nome uno dei roghi (il Palisades Fire). Da lì, le fiamme si sono estese in tutta Los Angeles e nella vicina Contea di Ventura, causando sei diversi incendi, di cui tre ancora attivi. L’incendio di Palisades, il più esteso dei vari, è contenuto al 14%, ha bruciato più di 23.700 acri (circa 9.500 ettari) e oltre 5.300 strutture all’interno e intorno a Pacific Palisades, e ha ucciso almeno otto persone. Le fiamme dell’incendio di Eaton, sul lato est della città, vicino a Pasadena, risultano contenute al 33%. Il rogo ha ucciso almeno 16 persone, bruciato 14.117 acri (5.710 ettari) e distrutto oltre 7.000 strutture. L’Hurst Fire, a nord, infine, è praticamente estinto e ha bruciato 799 acri (320 ettari). Le stime dei danni continuano a crescere: Accuweather parla di una cifra che varia dai 135 ai 150 miliardi di dollari. Quando la cifra ammontava a 50 miliardi, JP Morgan aveva stimato che circa 20 miliardi sarebbero stati coperti dalle assicurazioni, ma per ora sembra assente un’analoga stima sulla nuova cifra ipotizzata da Accuweather.
Sin dall’inizio degli incendi, i media di tutto il mondo hanno riportato la notizia concentrandosi sulle case dei grandi attori e imprenditori hollywoodiani colpite dalle fiamme, spendendo, di contro, ben poche parole per quelle centinaia di migliaia di cittadini che, con la casa, hanno perso tutto. Dopo tutto, è dal 2020 che, proprio a causa degli incendi, il settore assicurativo della Contea vive una crisi senza precedenti. I frequenti incidenti hanno fatto lievitare i prezzi delle polizze anti-incendio, e in tanti sono stati costretti a rinunciarvi. Nella maggior parte dei casi, però, a tagliare i premi sono state direttamente le assicurazioni, come nel caso del gruppo State Farm, che l’anno scorso ha annunciato il taglio di 72.000 polizze. In totale, tra il 2020 e il 2022, nella sola Contea di Los Angeles, riporta CNN citando il Dipartimento delle assicurazioni della California, non sono state rinnovate 531.000 assicurazioni sulla casa.
Questo è uno dei motivi per cui sul web sta iniziando a emergere un sentimento di generale fastidio – e in taluni casi odio – nei confronti delle persone più privilegiate. Questa sorta di “effetto Mangione”, seppur moderato, è direzionato verso tutte quelle celebrità e personalità abbienti che il pubblico ritiene in una certa misura responsabili degli incendi. Un articolo del Daily Mail riporta la rabbia degli utenti dei social nei confronti di coloro che – prima degli incendi – hanno violato le regole sul consumo dell’acqua per irrigare i propri giardini. Altri puntano il dito contro la famiglia Resnick, magnati dell’agricoltura proprietari dell’azienda Wonderful Pistachios, che secondo lo stesso Daily Mail «consuma più acqua di intere città, anche se i vigili del fuoco di Los Angeles non riescono a estrapolarne una goccia dagli idranti che costeggiano le strade». Contro di loro è stato lanciato un movimento di boicottaggio, mentre l’azienda ha smentito le accuse.
I Resnick sono criticati anche per i loro presunti rapporti con la politica, e specialmente con i democratici, accusati anch’essi di essere responsabili degli incendi a causa delle politiche di gestione dell’acqua e dei tagli ai dipartimenti di vigili del fuoco. Il moto di odio sta prendendo di mira anche coloro che si possono permettere pompieri privati: tutto è iniziato con un post sul social X pubblicato (e poi cancellato) da Keith Wasserman, in cui l’imprenditore scriveva che avrebbe pagato «qualsiasi somma di denaro» per assumere squadre private di vigili del fuoco che dedicassero i loro sforzi a domare le fiamme del proprio quartiere. Questa ondata di critiche si è acuita ancora di più con la notizia che i prezzi di listino per il servizio erogato dai pompieri privati sarebbero aumentati, e con l’annuncio che lo Stato della California avrebbe dispiegato prigionieri per rinforzare il contenimento delle fiamme, pagandoli un dollaro all’ora.
Con il passare dei giorni, la rabbia si sta sempre più generalizzando, stanno sorgendo battute sul fatto che stiano bruciando ville con piscina, e stanno spuntando meme su Hollywood in fiamme. Questa rabbia amara è spinta tra le altre cose anche da denunce da parte dei cittadini di Altadena, località a nord di Pasadena tra le più colpite dagli incendi, che hanno denunciato un’iniqua distribuzione dei vigili del fuoco, che si concentrerebbe proprio nelle aree più ricche della Contea. Il presunto doppio standard statunitense sta venendo rimarcato anche con espliciti riferimenti a Gaza, mettendo in parallelo la copertura mediatica degli eventi: l’ultima settimana di distruzione che ha vissuto Los Angeles è quello che la Palestina subisce da quindici mesi, ma a quanto pare, lamentano gli utenti, se non si tratta di VIP non interessa a nessuno.
[di Dario Lucisano]