Ha esposto per anni una bandiera della Palestina alla finestra di casa sua, alla quale, dall’inizio dei massacri del 7 ottobre da parte dell’esercito israeliano a Gaza, ha aggiunto uno striscione con la scritta “Palestina Libera”. Per questo, Giulio Tonincelli, fotografo e documentarista indipendente di Salò, è finito nel mirino delle autorità. Lo scorso 8 dicembre, mentre era all’estero per lavoro, i carabinieri si sono infatti presentati alla porta della sua abitazione, dove in quel momento si trovavano i suoi anziani genitori, manifestando l’intenzione di rimuovere lo striscione. Dopo essersi sottratti a spiegazioni chiare e aver chiesto i documenti alla coppia, i militari hanno lasciato l’appartamento. Tonincelli conferma comunque di non avere alcuna intenzione di rinunciare ad esprimere le sue idee: il sole che batte sulla sua finestra continuerà a far brillare i colori della bandiera palestinese.
Il regista e fotografo Giulio Tonincelli si recò in Medio Oriente per lavoro, assieme a una ricercatrice dell’Università Bicocca, nel 2018. Visitò tutti i territori occupati della Palestina, compresa Gaza. Rimase esterrefatto da quanto vide e, per questo motivo, issò una bandiera con i colori della Palestina alla sua finestra: «Ho deciso di esporre la bandiera perché ho visto con i miei occhi le atrocità del regime fascista di Israele che occupa i territori palestinesi – ha spiegato il regista a Radio Onda D’Urto -. Ho ritenuto folle che potesse esistere qualcosa del genere al mondo che sia supportato dalle democrazie occidentali». Subito dopo lo scoppio della carneficina a Gaza, tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024, la bandiera inizia a suscitare forti antipatie. «La capo scala del mio appartamento arriva a suggerirmi di togliere bandiera perché potrebbe creare problemi – ha spiegato Tonincelli –. Io le dico che quella è casa mia, che quella è la mia finestra, e io ho pieno diritto di esprimere liberamente le mie opinioni. Non passa molto che si fa sentire anche l’amministratrice, dicendo che è stata contattata dai carabinieri, i quali le hanno chiesto se esistesse qualche regola precisa del condominio che vietasse la possibilità di esporre manifesti o bandiere». Questa regola non c’è, dunque Tonincelli espone anche uno striscione con la scritta “Palestina Libera”.
Nel novembre del 2024, il regista parte per lavorare ad alcuni progetti in Uganda e in Etiopia. E a dicembre succede qualcosa. «Domenica 8 dicembre, a pranzo, i miei sono nel mio appartamento. Suonano alla porta tre carabinieri, due donne e un uomo, che dicono di voler entrare per parlare con i presenti (i miei genitori hanno 74 e 75 anni e sono incensurati). Mia madre, intimorita, apre: i carabinieri entrano e puntano verso le finestre del soggiorno. Una di loro dice in maniera arrogante che sono venuti a requisire lo striscione», spiega Tonincelli. Scossa, ma lucida, la madre del registra chiede ai militari il motivo di questo intervento. «Perché lo abbiamo già fatto», la loro risposta. Al che, la donna domanda ai carabinieri se ci sia una legge per poterlo fare. «La carabiniera, a quel punto, cambia atteggiamento e chiede i documenti ai miei genitori, che glieli consegnano per la schedatura dei dati. Mia madre chiede dunque loro di sapere chi sono: “Chieda sotto, dove c’è la volante, noi siamo i carabinieri”, le rispondono», riferisce con amarezza il regista. Il quale conferma che continuerà la sua battaglia: «La mia finestra è un simbolo di libertà di espressione, continuerò a tenere alta la bandiera della Palestina».
Questo non è certo il primo caso di azioni da parte delle forze dell’ordine che paiono pienamente intimidatorie nei confronti di chi esprime solidarietà alla causa palestinese. Una delle vicende che fece più discutere, di cui L’Indipendente diede notizia in anteprima, avvenne lo scorso ottobre a Desio, quando l’apicoltore Marco Borella venne raggiunto da due carabinieri che gli intimarono di rimuovere uno striscione con la scritta “Stop al genocidio”. Borella si rifiutò di farlo, così fu redatto un verbale per “propaganda politica non autorizzata”, con una mukta di 430 euro. Dopo due giorni dalla compilazione del verbale, il comando dei carabinieri decise di fare marcia indietro e di ritirare la sanzione.
[di Stefano Baudino]
Non sembrava possinbile qulche anno fa. È l’ora di una nuova resistenza nel rispetto di quella che è la nostra Costituzione.
Bravo! Tonincelli e genitori.