RAMALLAH, CISGIORDANIA – Sono migliaia le persone radunate in Al Midan square, a Beitunia, alle porte di Ramallah. È qui che si aspettano i 90 prigionieri e prigioniere liberate nella notte grazie all’accordo di cessate il fuoco entrato in vigore ieri mattina. I due pullman arrivano intorno all’1 di notte, dopo ore di attesa, di canti e di cori. «Israele non vuole che si festeggi. È per questo che li rilasciano a quest’ora, per evitare che si creino manifestazioni di sostegno e momenti di festa» dice Islam, uno dei giovani radunati nella piazza. Le famiglie che erano radunate fuori alla prigione di Ofer, il carcere dove tutte le 69 detenute e i 21 minorenni erano stati radunati, sono state colpite da lanci di lacrimogeni e di proiettili di gomma, che hanno ferito diverse persone. Per evitare celebrazioni gli israeliani avevano infatti dichiarato i dintorni del carcere «zona militare». Intanto, alcune case di detenuti di Gerusalemme in fase di rilascio sono state perquisite e alle famiglie è stato intimato di non effettuare nessuna celebrazione pubblica per i loro cari. Almeno due feriti anche a Beitunia, dove i militari israeliani, che precedevano fino alla cittadina i due bus di prigionieri, hanno sparato proiettili di gomma e bombe stordenti.
«È una vittoria. Nei prossimi giorni libereranno anche mio cugino, dopo 21 anni di prigione», dice un altro degli uomini radunati a L’Indipendente. «Ricordo ancora il giorno in cui sono venuti a casa nostra per arrestarlo. Sono entrati con i fucili puntati, quando l’hanno portato via hanno picchiato e detenuto anche me per 8 giorni», riporta. «Dovrà stare fuori dal Paese per tre anni, in Qatar, Egitto o Turchia. Ma poi potrà tornare in Palestina. Non vediamo l’ora di riabbracciarlo». Sono decine infatti i prigionieri che saranno costretti all’esilio in cambio del loro rilascio. Ma la felicità non viene scalfita.
L’arrivo dei bus scatena un’enorme gioia collettiva: alcuni giovani salgono sul tetto dei mezzi tra cori e grida. Le donne e i ragazzini scendono accolti dalle famiglie in lacrime di felicità, mentre alcuni vengono issati sulle spalle dei solidali in attesa. Molte e molti i giovanissimi, che erano stati letteralmente presi in ostaggio da Israele e incarcerati senza accuse, in quella che viene definita detenzione amministrativa. Che può durare anni, senza alcun processo.
Il momento è storico: per la prima volta in Cisgiordania si festeggia davvero la fine della guerra a Gaza, nonostante Israele abbia fatro di tutto per impedirlo. Dal 7 di ottobre sono stati oltre 25 mila i palestinesi detenuti nelle prigioni israeliane, in condizioni di vita che associazioni e reclusi hanno confermato equiparabili alla tortura. In questi 15 mesi almeno 55 detenuti sono morti nelle carceri di Tel Aviv, e i loro corpi non sono ancora stati restituiti alle famiglie. Anche i corpi sono oggetto di scambio con i cittadini israeliani detenuti da Hamas.
I festeggiamenti continueranno nelle case e nelle città di provenienza delle donne e dei giovani appena rilasciati. Intanto, si aspettano le altre centinaia di prigionieri che dovrebbero essere rilasciati nelle prossime settimane.
[testo e immagini di Moira Amargi, corrispondente dalla Palestina]