mercoledì 22 Gennaio 2025

“Burn the system”: la marcia di protesta è arrivata al WEF di Davos

Circa trecento manifestanti, armati di cartelli e striscioni, hanno marciato per 25 chilometri fino a Davos per sfidare il World Economic Forum (WEF), il raduno annuale dell’élite mondiale politico-finanziaria. Con frasi come “Brucia il sistema”, “Tassate i ricchi” e “Schiacciate il capitalismo coloniale”, i dimostranti hanno attirato l’attenzione sulle contraddizioni di un evento, apertosi nella giornata di ieri, in cui si promettono soluzioni globali, ma che viene accusato di privilegiare i profitti delle grandi aziende a scapito degli interessi della collettività e delle dinamiche democratiche. Le forze dell’ordine hanno intimato due volte di lasciare libera la strada per Davos ai dimostranti, che hanno però ignorato gli ordini. Le autorità sono dunque intervenute con un veicolo speciale a sbarre per bloccarli.

La protesta ha in particolare preso di mira il cosiddetto “greenwashing” delle aziende presenti al forum, criticando le dichiarazioni sulla sostenibilità ritenute ingannevoli. La marcia, che ha coinvolto attivisti provenienti dalla Svizzera e dai Paesi vicini, ha causato disagi al traffico lungo il percorso e si è conclusa alle porte della stazione sciistica trasformata in centro congressi. Tra i manifestanti era presente anche l’ereditiera austro-tedesca Marlene Engelhorn, nota per aver donato gran parte della sua fortuna multimilionaria a cause sociali. Nella giornata di ieri, le proteste si sono intensificate quando gli attivisti di Greenpeace hanno bloccato temporaneamente l’eliporto di Davos, costringendo i delegati a rivedere i loro piani di arrivo. Con striscioni gialli recanti la scritta “TaxTheSuperRich” e vernice verde spruzzata sulla sede della multinazionale Amazon, i manifestanti hanno denunciato l’inazione dei governi e delle grandi aziende di fronte alla crisi climatica. L’organizzazione ha scritto in un comunicato di aver intrapreso questa iniziativa per chiedere «una tassa equa per le persone più ricche, per finanziare la tutela dell’ambiente e investire in un futuro equo e sostenibile per l’umanità».

Quest’anno il tema principale del meeting di Davos verte sull’intelligenza artificiale, ma le discussioni si orienteranno anche sull’industria, sulla fiducia reciproca in traiettoria economico-politica, sul reinventare modi di produrre crescita economica e – almeno sulla carta – sulla salvaguardia ambientale. Nonostante i presenti siano numerosi (sono a Davos circa 3000 politici e i capitani d’industria), vi sono molte assenze di rilievo, le quali raccontano molto della spaccatura presente in seno alle élite politiche ed economiche mondiali in un periodo di grande incertezza. Dei Paesi che fanno parte del G7, solo la Germania avrà una sua rappresentanza di vertice, con la presenza del cancelliere uscente Olaf Scholz. Russia, India e Brasile non partecipano, mentre la Cina ha mandato un delegato governativo minore. Trump, appena insediatosi alla Casa Bianca, farà probabilmente soltanto un collegamento video. Tra i grandi assenti del mondo politico vi sono anche il Presidente francese, Emanuel Macron, il Primo Ministro italiano, Gorgia Meloni e il Primo Ministro britannico Keir Starmer.

«Se l’anno scorso il divario tra speranze e paure era in forte evidenza, il contesto per Davos 2025 non è meno conflittuale. L’incertezza geo-economica, le tensioni commerciali, la polarizzazione culturale e l’ansia climatica sono in fermento», si legge in una nota del World Economic Forum. Ed è proprio per questa incertezza, inquadrata nella crisi economica, nelle spaccature geopolitiche e nei conflitti militari in corso, che il forum di quest’anno vede tante defezioni importanti come non se ne erano mai viste. Il contestuale insediamento di Trump alla Casa Bianca, nel frattempo, non fa che aggiungere un ulteriore elemento di instabilità.

[di Stefano Baudino]

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Articoli correlati

1 commento

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

+ visti