mercoledì 22 Gennaio 2025

Deficit, Pubblica Amministrazione e PNRR: Bruxelles detta l’agenda all’Italia

Ancora una volta, l’Italia è, di fatto, commissariata dall’UE. Il Consiglio Economia e finanza (ECOFIN), responsabile della politica europea in materia economica, questioni relative alla fiscalità e regolamentazione dei servizi finanziari, ha emanato un documento con cui detta l’agenda politica del nostro Paese per i prossimi anni. L’Italia dovrà tornare a rispettare la soglia del 3% del rapporto deficit/PIL entro due anni e portare a termine diverse riforme che l’UE chiede da tempo entro quattro anni, soprattutto per quanto concerne giustizia, pubblica amministrazione e catasto. Se il governo di Giorgia Meloni non rispetterà l’agenda dettata dall’organismo europeo, l’Italia subirà procedure d’infrazione che comportano sanzioni pecuniarie.

«Il Consiglio raccomanda all’Italia di porre fine alla situazione di disavanzo eccessivo entro il 2026», si legge nel documento redatto da ECOFIN. Ciò vuol dire riportare la spesa entro il 3% rispetto al rapporto deficit/PIL così da poter chiudere la procedura d’infrazione già avviata nei confronti dell’Italia nel giugno scorso. Nello specifico, come dettato dall’ECOFIN, per fare questo «l‘Italia dovrebbe garantire che il tasso di crescita nominale della spesa netta non superi l’1,3 per cento nel 2025 e l’1,6 per cento nel 2026». Anche il debito pubblico italiano è stato messo nel mirino dall’organismo europeo, che lo giudica troppo elevato. Per rispondere ai criteri imposti da Bruxelles, la spesa pubblica nominale italiana non dovrà aumentare oltre l’1,9% nel 2027, l’1,7% nel 2028 e l’1,5% nel 2029.

Non solo questioni economiche e di spesa pubblica: l’UE vuole anche la realizzazione di riforme che chiede ormai da tempo, come nel ramo della giustizia. In questo caso si chiede all’Italia di accelerare la durata dei processi entro il 2028. Per quanto riguarda la pubblica amministrazione, invece, entro il 2026, l’Italia dovrà dare piena attuazione a una riforma che garantisca la piena mobilità orizzontale e verticale della forza lavoro pubblica. Infine la questione catasto. In questo caso, l’ECOFIN chiede che il nostro Paese aggiorni i valori catastali generali fermi agli anni Settanta, che effettui una mappatura di tutte le proprietà non registrate e che riveda i valori catastali degli immobili che hanno effettuato, dal 2019 in poi, interventi di ristrutturazione o di efficientamento energetico finanziati, in tutto o in parte, da fondi pubblici. In questo ultimo caso vi rientrano senz’altro gli interventi effettuati con il “superbonus”.

«Il Consiglio raccomanda all’Italia di attuare pienamente l’insieme di riforme e impegni di investimento per preservare l’estensione del periodo di aggiustamento», dice il documento ECOFIN. Qui ci si riferisce alla richiesta avanzata dall’Italia di poter l’Italia ottenere un percorso di aggiustamento dei conti di sette anni anziché di quattro. Gli organismi europei vigileranno sull’operato politico italiano per decidere come intervenire nel caso in cui le riforme non vengano effettuate. Insomma, l’Italia è ancora una volta è commissariata dall’UE. Il punto non è che alcune riforme non vadano effettivamente effettuate per una questione di giustizia sociale e di efficienza, quanto piuttosto che il Paese non è sovrano nel decidere il proprio corso politico. Ma questo lo sapevamo ormai da tempo.

[di Michele Manfrin]

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