giovedì 23 Gennaio 2025

Inchiesta Sibilla, assolti Cospito e gli anarchici che pubblicarono la rivista Vetriolo

Alfredo Cospito e gli altri undici anarchici al centro dell’inchiesta Sibilla, relativa alla rivista Vetriolo, sono stati assolti dal giudice per le indagini preliminari di Perugia. I dodici militanti erano accusati di istigazione a delinquere e di istigazione all’evasione, aggravate dalla finalità di terrorismo. «Questi due anni di regime speciale mi hanno definitivamente aperto gli occhi sul vero volto del vostro diritto, delle vostre garanzie costituzionali, rivelando un sistema criminogeno fatto di totalitarismo osceno quanto crudo e assassino», ha dichiarato Cospito dal carcere di Sassari Bancali. L’inchiesta Sibilla è nata nel 2021, quando le procure di Perugia e di Milano hanno disposto un arresto in carcere, un arresto ai domiciliari e quattro obblighi di dimora e firma per gli autori del giornale anarchico Vetriolo, considerato clandestino ed eversivo.

La decisione del gip di Perugia è arrivata il 15 gennaio ed è stata resa nota ieri, mercoledì 22 gennaio. Con essa, il gip ha stabilito il non luogo a procedere per i dodici imputati dell’operazione Sibilla; essi erano accusati di favorire e incitare alla sovversione e al danneggiamento. In totale erano diciannove le accuse contro gli autori del giornale, tra cui rientravano proprio quelle principali di istigazione a delinquere e istigazione all’evasione, entrambe aggravate dalla finalità di terrorismo. Le altre imputazioni riguardavano sette episodi di scritte sui muri e due affissioni di striscioni, le pubblicazioni di un volantino del Circolaccio Anarchico di Spoleto e di diversi testi di Alfredo Cospito, e il danneggiamento di alcuni veicoli delle poste a Foligno. Solo quattro dei capi di imputazione non erano aggravati dalle finalità di terrorismo. Alfredo Cospito ha seguito la discussione e le dichiarazioni del giudice in collegamento a distanza dal carcere dove si trova tuttora in regime detentivo di 41bis.

L’operazione Sibilla è scattata all’alba dell’11 ottobre 2021, quando i carabinieri del Ros hanno perquisito le case di diversi anarchici in varie città italiane. I militanti erano indagati per istigazione a delinquere aggravata dalla finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico, accuse poi ridimensionate nell’ordinanza del giudice alla sola ipotesi di istigazione a delinquere aggravata. L’inchiesta si basava su cinque anni di indagini relative alla pubblicazione dell’aperiodico Vetriolo, una pubblicazione che ha sempre criticato senza mezzi termini lo Stato e il sistema capitalista, dando – come la maggior parte dei giornali libertari – voce e spazio ai prigionieri anarchici detenuti, come Cospito. Il giornale veniva considerato clandestino anche se reperibile su internet e acquistabile da tutti. A seguito dell’operazione repressiva sono stati sottoposti a sequestro preventivo i siti internet di area anarchica roundrobin.info e malacoda.noblogs.org, che sono stati oscurati in Italia.

Vetriolo non è la sola pubblicazione anarchica finita sotto il mirino degli inquirenti. Nel 2023 era iniziata anche l’operazione Scripta Scelera, che aveva come oggetto gli anarchici del quindicinale Bezmotivny – Senza motivo. La supposta redazione è stata messa sotto accusa per associazione sovversiva con finalità di terrorismo, istigazione a delinquere con l’aggravante della finalità di terrorismo e stampa clandestina. Sotto indagine vi sono stati solo i loro testi, considerati “sovversivi” dal Tribunale di Genova. Per tutti e nove gli imputati, il pm Manotti aveva chiesto la detenzione in carcere; da agosto, quattro si trovano agli arresti domiciliari e cinque hanno l’obbligo di dimora nel Comune di residenza con rientro notturno.

I reati di istigazione e apologia consistono nello spingere a compiere, nell’esaltare o nel difendere pubblicamente un’azione riconosciuta come reato dalla legge della Nazione in cui si vive. Negli ultimi anni, questi due capi d’accusa sono stati utilizzati sempre più spesso dai pubblici ministeri per processare chi – tramite discorsi pubblici o testi scritti – “sollecita” a non rispettare determinate leggi, a infrangerle, o difende ed esalta chi le ha infrante, arrivando a configurarsi come una sorta di reati d’opinione. Eppure questi reati, specialmente quando riguardano l’eversione o la sovversione, sono gravissimi. Dopo l’ingente produzione legislativa degli ultimi vent’anni, anche solo per l’associazione sovversiva con finalità di terrorismo sono previsti da 5 a 10 anni di carcere.

Probabilmente è anche per questo che Cospito ha ironizzato sull’assoluzione: «Mi tocca ringraziarvi», ha dichiarato Cospito sarcasticamente: «Dopo un anno di silenzio, grazie al vostro imbarazzante e anacronistico procedimento penale, mi è concesso di esprimere il mio pensiero pubblicamente, anche se per il breve tempo di un battito d’ali». Nei fatti, comunque, per l’anarchico, non dovrebbe cambiare niente. Cospito è stato condannato a 23 anni per attentato con finalità terroristiche o di eversione dell’ordine democratico, riqualificato nel luglio 2022 in devastazione, saccheggio e strage ai danni dello Stato, il reato più grave del nostro ordinamento, per il quale è previsto l’ergastolo, anche ostativo (il cosiddetto “fine pena mai”). La condanna è arrivata per fatti risalenti al 2006, quando l’anarchico piazzò due bombe a basso potenziale in un cassonetto nei pressi della scuola dei carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo, senza che vi fossero vittime. Dal maggio del 2022, malgrado i diversi pareri contrari pervenuti, tra gli altri, anche dalla stessa direzione antimafia, Cospito è sottoposto al regime del 41bis. Noto anche come “carcere duro”, esso è stato pensato per gli autori di reati in materia di criminalità organizzata.

[di Dario Lucisano]

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