L’Alleanza degli Stati del Sahel (AES), confederazione formata da Niger, Burkina Faso e Mali, continua nel suo percorso di decolonizzazione, anche rispetto ai Paesi africani che sono parte della Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS). In linea con l’accordo firmato nel luglio scorso, i tre Paesi intendono adesso avanzare di un passo nella lotta comune al terrorismo presente nella regione. Così, l’Alleanza ha deciso di istituire una propria forza militare congiunta, composta da 5.000 uomini, per combattere le minacce portate dalle insurrezioni islamiste delle organizzazioni legate ad Al Qaeda e all’ISIS che imperversano nella regione da un decennio.
Nella regione del Sahel la violenza è all’ordine del giorno da ormai tempo, soprattutto a causa delle insurrezioni islamiste delle organizzazioni legate ad Al Qaeda e all’ISIS. Ora i tre Paesi dell’AES intendono affrontare la minaccia in maniera congiunta, proprio come delineato già nell’accordo del luglio scorso che li ha riuniti in una confederazione. Secondo il ministro della Difesa del Niger, Salifou Mody, la forza dell’Alleanza degli Stati del Sahel, dotata anche di risorse aeree, di intelligence e di coordinamento comune, inizierà presto le operazioni all’interno del territorio di tutte e tre le nazioni. «La forza unificata AES è quasi pronta, contando 5.000 persone. È solo questione di settimane prima che sia visibile sul terreno», ha detto Mody. «In questo spazio comune, le nostre forze saranno in grado di intervenire insieme», ha aggiunto il ministro nigerino. La sicurezza, insieme a sviluppo e coesione sociale, è uno dei tre pilastri della Dichiarazione di Niamey firmata nel luglio 2024, alla presenza dei tre capi di Stato, Abdourahamane Tiani del Niger, Assimi Goita Goita del Mali e Ibrahim Traoré del Burkina Faso.
I tre Paesi, tra il 2020 e il 2023, sono stati oggetto di colpi di Stato che hanno portato al potere giunte militari, le quali hanno interrotto i legami militari e diplomatici con gli alleati nella regione e con le potenze occidentali. L’iniziativa fa quindi seguito alla decisione dei tre Stati di recidere i legami con le potenze occidentali e con la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS), la quale non ha ancora smesso di chiedere a Mali, Burkina Faso e Niger di ripensare la loro decisione, ripristinare un quadro democratico e fare ritorno all’interno dell’organizzazione. Ma i tre membri dell’AES sono del tutto convinti nel perseguire il loro destino secondo la loro visione geopolitica dell’area, lontano dalle influenze delle potenze occidentali, e accusano l’ECOWAS di essere in mano al potere straniero.
Che Mali, Burkina Faso e Niger intendano proseguire sulla propria strada della decolonizzazione e della riappropriazione della loro sovranità lo si capisce anche dalle varie decisioni che singolarmente hanno adottato negli ultimi mesi. L’ultima di queste è arrivata dal Mali, il quale ha deciso di sequestrare l’oro alle multinazionali straniere.
[di Michele Manfrin]