giovedì 23 Gennaio 2025

In Italia il 63% della ricchezza è ereditaria e 71 persone possiedono più di 5,7 milioni di poveri

La ricchezza in Italia non è mai stata così polarizzata. Nel 2024, i capitali complessivi dei miliardari italiani hanno infatti raggiunto i 272,5 miliardi di euro, facendo segnare un aumento di 61,1 miliardi in un solo anno, pari a 166 milioni di euro al giorno. Questo patrimonio è detenuto da appena 71 individui. È quanto emerge dall’ultimo rapporto di Oxfam, pubblicato in occasione del World Economic Forum di Davos, che ha evidenziato come la quota di ricchezza concentrata nelle mani del 10% più ricco sia salita dal 52,5% del 2010 al 59,7% del 2024, mentre il patrimonio del 50% più povero è sceso dall’8,3% al 7,4%. Secondo la ricerca, sono frutto di eredità quasi due terzi (63%) della ricchezza miliardaria, una percentuale significativamente superiore alla media globale del 36%.

Il report pubblicato da Oxfam attesta come, nel nostro Paese, il 10% più ricco delle famiglie italiane possedeva oltre otto volte la ricchezza della metà più povera della popolazione. Solo quattordici anni fa, questo rapporto era di 6,3: un divario già enorme, ma comunque inferiore a quello attuale. I risultati della ricerca evidenziano come la concentrazione della ricchezza sia particolarmente evidente tra i più abbienti: il 5% delle famiglie italiane detiene quasi la metà della ricchezza nazionale (47,7%), mentre lo 0,1% più ricco, tra il 1995 e il 2016, è riuscito a incrementare il proprio patrimonio del 70%. Mentre i miliardari accumulano fortune, 5,7 milioni di persone vivono in condizioni di povertà assoluta: una cifra che corrisponde a quasi il 10% della popolazione italiana. Nonostante un miglioramento del mercato del lavoro, questo dato è rimasto invariato rispetto al 2023. Le donne e i giovani continuano a soffrire di sottoccupazione e salari bassi, mentre le disparità tra Nord e Sud rimangono marcate. Inoltre, il salario medio annuale reale è rimasto invariato negli ultimi trent’anni, facendo dell’Italia uno dei Paesi con i peggiori dati salariali nell’Unione Europea.

Ciò che rende ancora più eloquente lo scenario delineato dal rapporto è la natura fortemente ereditaria della ricchezza in Italia: un dato che attesta come, più che altrove, il destino economico degli italiani sia determinato dalla famiglia in cui nascono, piuttosto che dal percorso professionale intrapreso nel corso della loro vita. «Larga parte della ricchezza estrema è difficilmente ascrivibile a meriti individuali, ma riconducibile ad eredità, sistemi di relazione clientelari e all’immenso potere di mercato esercitato da imprese che i super-ricchi controllano o dirigono – scrive Oxfam all’interno del rapporto -. Le disuguaglianze non sono né casuali né ineluttabili. Sono il risultato di scelte politiche che hanno prodotto negli ultimi decenni profondi mutamenti nella distribuzione di risorse, dotazioni, opportunità e potere tra i cittadini. Cambiare rotta è un imperativo categorico, sebbene l’attuale contesto politico renda il compito impervio».

All’interno del documento, Oxfam chiede interventi strutturali per contrastare l’escalation delle disuguaglianze. Tra le principali raccomandazioni, spiccano l’introduzione di un’imposta progressiva sui grandi patrimoni e un aumento della tassazione sulle successioni più consistenti, le quali, avendo «scarse giustificazioni di merito», contribuiscono a «divaricare le opportunità» e «riducono il dinamismo dell’economia». Inoltre, l’organizzazione sottolinea l’importanza di politiche volte a rafforzare la contrattazione collettiva e a introdurre un salario minimo legale, misure che potrebbero migliorare significativamente la qualità della vita dei lavoratori più vulnerabili. Infine, Oxfam invita ad abbandonare il progetto di autonomia regionale differenziata, definito “Spaccaitalia”, che rischia di acuire ulteriormente le disparità tra Nord e Sud nel settore pubblico e nei servizi essenziali.

[di Stefano Baudino]

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3 Commenti

  1. D’accordo su tutto quanto afferma Oxfam eccetto l’autonomia differenziata. Semplicemente per il fatto che i problemi quotidiani dei cittadini devono essere risolti innanzitutto a livello locale, in aree limitate, dove il legame ancestrale con il territorio è profondo e dove le consuetudini sono simili per la stragrande maggioranza degli abitanti. Come succede nei Cantoni svizzeri o nei Länder austriaci e tedeschi. Lo Stato centrale deve garantire i servizi minimi e la giustizia fiscale, il resto deve essere delegato agli enti locali i cui amministratori rispondono ai cittadini che li conoscono e che possono esercitare forme di controllo immediate. (Eventualmente anche con le pedate sugli stinchi). Sempre che si voglia parlare di “Potere al Popolo= Democrazia”…

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