In occasione della visita della premier Giorgia Meloni a Riad, iniziata nella giornata di sabato e conclusasi ieri, Italia e Arabia Saudita hanno siglato accordi per 10 miliardi di dollari in molteplici ambiti. Nel settore della difesa, sono state firmate intese per oltre 3 miliardi, coinvolgendo aziende come Leonardo, Fincantieri ed Elettronica, per sviluppare progetti congiunti nei sistemi di difesa elettronica e nuove tecnologie per la sorveglianza del territorio e la protezione delle infrastrutture strategiche, come porti, aeroporti e siti energetici. SACE e CDP saranno invece protagonisti in progetti su rinnovabili, idrogeno e desalinizzazione. Spazio anche a cultura e tecnologia: l’IIT collaborerà su robotica e agroalimentare, mentre Pompei e la Triennale di Milano parteciperanno a progetti archeologici e culturali. Intanto, dalle forze di opposizione si levano le critiche all’indirizzo della premier, che in passato si era veementemente scagliata contro l’Arabia Saudita, tacciata dall’allora leader di opposizione di essere promotrice di politiche antidemocratiche e fondamentaliste.
«Il valore complessivo degli accordi firmati oggi è di circa 10 miliardi di dollari». Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha esordito nel comunicare i risultati della sua visita ufficiale in Arabia Saudita. Una cornice unica, quella del deserto di Al-Ula, dove Meloni e il principe ereditario Mohammed bin Salman si sono incontrati in un campo tendato per tre ore di colloqui privati. Un bilaterale che, oltre ai protocolli formali, si è rivelato il momento chiave per definire un nuovo partenariato strategico tra i due Paesi. La missione di Meloni ha toccato vari settori di cooperazione, dalle infrastrutture alla difesa, fino alla transizione energetica. L’accordo più significativo riguarda il rafforzamento delle collaborazioni militari e industriali. Leonardo, leader italiano nel settore aerospaziale e della difesa, ha firmato un memorandum d’intesa con le autorità saudite per ampliare le sinergie già avviate lo scorso anno. Al centro delle discussioni: lo sviluppo di tecnologie avanzate per la sorveglianza, i sistemi di guerra elettronica e il comparto elicotteristico. Parallelamente, Fincantieri ha segnalato due importanti accordi. Il primo, con Aramco, mira alla costruzione di un polo di eccellenza per la cantieristica navale civile in Arabia Saudita, inclusi investimenti in infrastrutture portuali e formazione specializzata. Il secondo, con Ozone for Military Industries Company, prevede servizi logistici avanzati per la manutenzione e il supporto di navi militari e civili. Elettronica, altra azienda italiana di punta, ha invece stretto due memorandum per collaborazioni nei settori della difesa elettronica e della cyber-sicurezza.
Ma il viaggio di Meloni non si è limitato al comparto militare. Gli altri 7 miliardi di dollari sono stati destinati a progetti di cooperazione energetica, infrastrutturale e culturale. SACE, il gruppo assicurativo-finanziario italiano, ha annunciato un pacchetto di operazioni per 6,6 miliardi di dollari. Tra queste spicca un finanziamento multi-valuta da 3 miliardi per il progetto Neom, la futuristica città saudita del deserto. Sul fronte energetico, l’intesa tra SACE e ACWA Power si concentra su iniziative di desalinizzazione, energia rinnovabile e idrogeno verde, con ricadute significative anche per il Piano Mattei, il programma lanciato dal governo per promuovere lo sviluppo sostenibile in Africa. Altre collaborazioni prevedono progetti congiunti tra aziende italiane e saudite per la produzione di energia pulita, la gestione delle risorse idriche e l’integrazione tecnologica. Il viaggio ha toccato anche l’ambito culturale e archeologico, con intese tra il Parco Archeologico di Pompei, la Direzione generale Musei e la Royal Commission for Al-‘Ula. Tali accordi puntano alla valorizzazione dei patrimoni storici e alla condivisione di competenze nel restauro, nella gestione dei musei e nella promozione del turismo culturale.
La visita di Meloni a Riad non è stata esente da critiche. Le opposizioni hanno infatti accusato la premier di incoerenza rispetto alle sue dichiarazioni passate sull’Arabia Saudita, da lei attaccata per le violazioni dei diritti umani e discriminazioni di genere. «In Arabia Saudita c’è la pena di morte per apostasia, per adulterio, per omosessualità e zero diritti per le donne. È una Nazione fondamentalista, e noi vogliamo permettere che finanzino i nostri luoghi culturali? FOLLIA!», scriveva Giorgia Meloni nel 2019 quando era all’opposizione, riferendosi all’ipotesi che i sauditi entrassero nel cda della Scala di Milano. A governare il Paese era sempre bin Salman, considerato a capo di un regime autoritario e indicato dai servizi segreti americani come il mandante dell’omicidio del giornalista Jamal Kashoggi. Già nel giugno del 2023, l’attuale esecutivo aveva revocato le limitazioni all’export di bombe e missili verso l’Arabia Saudita disposte dal governo Conte I per prevenirne l’utilizzo nella guerra in Yemen. Nell’estate del 2019, l’Italia aveva infatti deciso di sospendere la vendita di bombe aeree e missili, oltre alla loro componentistica, a Emirati Arabi e Arabia Saudita a causa dei crimini di guerra commessi contro la popolazione civile yemenita. Nell’estate del 2021, il governo Draghi allentò le limitazioni verso i Paesi del Golfo, poi l’esecutivo Meloni completò l’opera. E ora il legame si è ulteriormente intensificato.
[di Stefano Baudino]
Brava, si sta meritando sempre di più il premio “Coerenza, questa sconosciuta”. Chi l’ha votata starà festeggiando.