giovedì 30 Gennaio 2025

DeepSeek: cos’è l’IA cinese che sta scuotendo i mercati americani

DeepSeek proviene dall’Oriente e irrompe con forza nel settore tecnologico specializzato in intelligenze artificiali generative, un ambito che fino a poco tempo fa sembrava perlopiù monopolizzato dall’industria statunitense. Nel giro di pochi giorni, il modello di IA presentato dall’azienda cinese ha scalato rapidamente le classifiche dei download di app sugli smartphone statunitensi, proponendosi come un’alternativa ambiziosa a opzioni consolidate quali ChatGPT, Copilot, Grok e affini. Ancora più sorprendente, le basi che lo alimentano risultano significativamente più efficienti rispetto a quelle impiegate dalle celebri controparti, una notizia che ha provocato un immediato crollo delle quotazioni in Borsa, facendo evaporare circa 100 miliardi di dollari di capitalizzazione dei giganti della tecnologia in pochissimo tempo.

Fondata nel 2023, con sede a Hangzhou e supportata dal fondo High-Flyer Capital Management, DeepSeek è una startup giovane e determinata, che in pochi anni è riuscita a sviluppare un chatbot, il DeepSeek V3, le cui capacità sono paragonabili a quelle delle soluzioni di punta offerte dai grandi marchi del settore. Mentre gli utenti si affrettano a testare il servizio, già sovraccarico di richieste, osservatori, investitori e specialisti stanno analizzando con attenzione i retroscena di questa innovazione, colpiti dalle potenziali implicazioni che lo strumento potrebbe avere.

Secondo quanto dichiarato da DeepSeek, il prodotto reso disponibile al pubblico sarebbe nato in un contesto complicato che è segnato dai limiti alle importazioni di semiconduttori imposti dalle diverse Amministrazioni statunitensi. Impossibilitati a ottenere grandi numeri di processori di ultima generazione, i ricercatori sostengono di aver massimizzato l’utilizzo delle risorse a loro disposizione stimolando approcci innovativi che li hanno portati a creare in appena due mesi un modello il cui costo ufficiale di sviluppo si attesterebbe intorno ai 5,6 milioni di dollari.  Per avere un metro di paragone, Sam Altman, CEO di OpenAI, aveva dichiarato che l’addestramento di ChatGPT-4 ha richiesto un investimento superiore ai 100 milioni di dollari.

È importante sottolineare che la narrazione proposta da DeepSeek potrebbe essere principalmente di natura imprenditoriale e, pertanto, non necessariamente riflette la realtà dei fatti. Negli anni, numerose aziende hanno utilizzato strategie comunicative che includono l’omissione di informazioni essenziali, l’uso di mezze verità o, in alcuni casi, dichiarazioni volutamente fuorvianti per perseguire i propri interessi. È plausibile che la controparte cinese adotti a sua volta tattiche analoghe, specialmente in un panorama mediatico tecnologico più incline ad accogliere grandi promesse piuttosto che una presentazione sobria e dettagliata delle informazioni. Eppure, qualcosa si muove. 

L’intelligenza artificiale cinese si distingue per i costi contenuti non solo in fase di sviluppo, ma anche per quanto riguarda il mantenimento dell’intero sistema. Esso richiede un numero significativamente inferiore di processori e necessita di archivi di dati particolarmente meno ingombranti e costosi di quelli dei suoi competitor. L’avvento di DeepSeek è stato dunque accolto come un vero e proprio “momento Sputnik”: una rivoluzione tecnologica che ha modificato radicalmente la percezione delle capacità tecniche di un Paese considerato avversario degli Stati Uniti, un fenomeno che potrà stimolare una nuova corsa alla ricerca scientifica e tecnologica.

Lo scorso venerdì, Mark Zuckerberg, CEO di Meta, ha annunciato che la sua azienda è pronta a investire fino a 65 miliardi di dollari entro il 2025 per sviluppare nuovi centri di gestione dei dati. Solamente due giorni prima, l’Amministrazione Trump aveva dichiarato l’avvio di un progetto da 500 miliardi di dollari destinato alla promozione e allo sviluppo di infrastrutture simili. Tuttavia, l’introduzione di DeepSeek ha posto un dubbio profondo sull’approccio statunitense, suggerendo che esso possa essere inefficace, eccessivamente costoso e dispersivo. Questa ipotesi non è piaciuta al Mercato. Le quotazioni di Nasdaq 100 hanno visto scomparire di colpo circa 94 miliardi di dollari. NVIDIA, azienda produttrice dei processori adoperati nei centri dati, ha perso almeno un sesto del suo valore in Borsa.

 [di Walter Ferri]

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