Il neopresidente statunitense Donald Trump ha lanciato oggi sul suo social Truth una dura minaccia ai BRICS, l’organizzazione economico-commerciale in rapida espansione che riunisce prevalentemente i Paesi del Sud del mondo con l’obiettivo di controbilanciare il potere economico-politico dell’Occidente. Trump ha scritto che «L’idea che i Paesi BRICS continuino ad allontanarsi dal dollaro mentre noi stiamo a guardare, è finita», aggiungendo che, se i Paesi dell’organizzazione non si impegneranno a non creare una nuova valuta indipendente dal dollaro, «dovranno affrontare dazi al 100% e dovrebbero aspettarsi di dire addio alla possibilità di vendere [i loro prodotti] nella meravigliosa economia degli Stati Uniti». Un monito chiaro che testimonia indirettamente sia l’importanza dell’egemonia del dollaro per la supremazia statunitense, sia che l’intenzione dei Paesi BRICS di affrancarsi dal biglietto verde è più immediata e concreta di quanto si potrebbe pensare, specialmente da quando, con lo scoppio della guerra in Ucraina, molte nazioni non occidentali hanno constatato l’inaffidabilità del dollaro, utilizzato come strumento di ricatto finanziario a fini geopolitici.
L’accelerazione dei piani per la cosiddetta de-dollarizzazione si è avuta, infatti, dopo l’inizio della guerra in Ucraina, quando i governi non occidentali di tutto il mondo si sono resi conto di quanto fosse semplice essere estromessi dai circuiti di pagamenti internazionali come lo SWIFT – controllato dagli USA – e subire il congelamento dei propri asset all’estero qualora non si rispettino le direttive di Washington sul piano internazionale. Oltre a ciò, le stesse sanzioni unilaterali imposte a Mosca hanno mostrato i rischi che comporta rimanere ancorati al dollaro statunitense. È stata proprio la condotta di Washington, dunque, a dare il via all’erosione del biglietto verde come valuta di riferimento globale, tanto che il vicedirettore generale del Fondo Monetario Internazionale (FMI), Gita Gopinath, già nel 2022 aveva avvertito che le sanzioni finanziarie senza precedenti imposte alla Russia minacciavano di diluire gradualmente il dominio del dollaro USA, traducendosi in un sistema monetario internazionale più frammentato. Uno scenario che evidentemente non piace alla nuova amministrazione statunitense caratterizzata da una propensione a una visione “neo imperiale” degli Stati Uniti, tesa a restaurare la grandezza perduta di Washington, espressa dallo slogan “Make America Great Again”.
Minacce, quelle di Trump, che, in ogni caso, sembrano non poter scalfire i grandi cambiamenti in corso a livello mondiale. Fondato nel 2006 da Brasile, Russia, India e Cina, a cui si è unito il Sudafrica nel 2011 (da cui l’acronimo “BRICS”), il gruppo è in costante espansione: dopo l’ingresso, nel 2024, di Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti, quest’anno hanno aderito al bocco, con lo status di “partner”, ben nove Paesi: Bielorussia, Bolivia, Cuba, Indonesia, Kazakistan, Malesia, Thailandia, Uganda e Uzbekistan. L’ultimo Stato in ordine cronologico ad avere fatto domanda di adesione al gruppo è la Nigeria: con l’aggiunta della Nazione africana tra i membri, il blocco dei BRICS supera la metà della popolazione mondiale raggiungendo circa il 37% del PIL mondiale. L’organizzazione è particolarmente rilevante per le prospettive politiche ed economiche future poiché comprende alcuni dei maggiori produttori di petrolio al mondo nonché i maggiori Paesi detentori di risorse naturali e materie prime. Una delle peculiarità dell’organizzazione è proprio il suo presentarsi come potente alternativa di sviluppo dei mercati emergenti rispetto al blocco occidentale. In questa prospettiva, rientra anche l’idea di creare una valuta alternativa al dollaro e di intensificare gli scambi bilaterali in valute nazionali tra i membri del gruppo.
La rapida ascesa del gruppo e le sue aspirazioni di indipendenza dall’occidente e dalla valuta americana spaventano, a quanto pare, il governo guidato da Donald Trump, pronto a imporre dazi a chiunque non si conformi alle sue direttive volte a ripristinare la presunta grandezza dell’America. Anche questo, un segno della difficoltà in cui versa la potenza a stelle e strisce che, sotto qualunque amministrazione, pare incapace di concepire e accettare nuovi equilibri globali.
[di Giorgia Audiello]
La reazione biliosa di Trump è dovuta al fatto che la de-dollarizzazione intende porre fine al gioco della stampa infinita di carta moneta americana a spese di chi utilizzava e deteneva dollari americani.
La moltiplicazione della carta moneta e la relativa perdita di valore della stessa, dal 1971 in qua, ha permesso agli Usa di far pagare al mondo gran parte del loro benessere e dei loro impegni bellici. La fine di questo meccanismo avrà conseguenze dolorose a livello di potere e anche di ricchezza reale degli usa. Il ritorno in patria di immense quantità di dollari, ormai inutilizzati, quasi carta straccia, segnerà la fine dell’impero…
Quel che non capisco a questo punto è la cretineria dei partner USA, che non impongono le stesse tasse che vuole Trump alle esportazioni verso gli USA, ottengono lo stesso risultato, ma i soldi delle tasse restano a loro invece di andare nelle tasche dello Zio Sam per fare altre Guerre.
Tok, Tok! Qualcuno nei Governi Brics ed EU che si sveglia magari esiste?
Sono alla frutta. Ed ora mi auguro che gli Europei non seguano la scellerata dottrina Draghi (che di danni post -pandemici ne ha fatti già abbastanza), ma si ricordino delle guerre che hanno insanguinato i nostri suoli e ritornino a ripudiare la guerra e la corsa agli armamenti e lavorino con umiltà e fermezza alla diffusione della pace da questa parte dell’ Atlantico. E che lo zio Sam si fotta…
Questo finissimo economista ha dimenticato che lo stile di vita USA (e getta) ha necessità di importare valanghe di prodotti a basso costo… E in casa non sono in grado di produrre più nemmeno stuzzicadenti. Piuttosto si tenga amico il Messico, ché se gli viene voglia di avvicinarsi ai BRICS l’Usa chiude…
Esatto…con questo forte protezionismo in realtá Trum si dando la zappa sui piedi.La vedo brutta per loro ma anche per i servi europei…se continuano ad andare a braccetto con quei pazzi atlantisti
dai che ci siamo, fra un po’ la terza guerra mondiale.
oppure un implosione del blocco occidentale, che sara’ la stessa cosa. e noi europei a 90 come sempre di fronte allo zio Sam.