venerdì 31 Gennaio 2025

Israele arresta e poi rilascia due italiani: tra loro la pacifista Luisa Morgantini

Non appare esservi un motivo, se non un tentativo di intimidazione, dietro il fermo e il rilascio di due italiani avvenuto ieri in Cisgiordania da parte di militari israeliani. Si tratta di Luisa Morgantini, 84 anni, pacifista, ex europarlamentare e presidente dell’associazione AssoPace Palestina, e di Roberto Bongiorni, giornalista del quotidiano Il Sole 24 Ore. Al momento dell’arresto, i due si trovavano con le loro guide palestinesi (anch’esse arrestate e rilasciate) nei pressi della colonia illegale di Kyriat Arba, vicino ad Al Khalil (nome arabo della città altrimenti conosciuta con l’ebraico “Hebron”). L’accusa contro di loro sarebbe quella di aver violato una zona militare, affermazione che tuttavia i presenti smentiscono nettamente: raggiunta al telefono da L’Indipendente, Morgantini riferisce che nemmeno i militari fossero in grado di indicare quali fossero i confini della fantomatica “area militare vietata”.

La notizia dell’arresto dei due italiani è stata diffusa ieri intorno all’ora di pranzo. Qualche ora dopo, è arrivata anche quella del loro rilascio, avvenuto intorno alle sette di sera ora locale. I due si trovavano in Cisgiordania per realizzare un documentario sulle colonie israeliane, quando sono stati fermati dai militari, arrestati e interrogati per due ore, prima di essere rilasciati. L’arresto è avvenuti nei pressi dell’insediamento illegale ed estremista di Kyriat Arba, lo stesso nel quale vive Ben Gvir, ex ministro della Sicurezza Nazionale del governo Netanyahu e leader del partito di estrema destra Otzma Yehudit. «È stato un atto di arbitrio ed illegale», riferisce a L’Indipendente Morgantini, «in quanto non eravamo in una zona militare. Quando abbiamo chiesto alla polizia e ai soldati di delinearci la zona militare non hanno saputo rispondere. Abbiamo visto in azione la collaborazione tra esercito, polizia e coloni armati che indossavano divise militari a Tuba, nel villaggio dove qualche giorno prima i coloni avevano ferito due bambine, vandalizzato e distrutto mobili e cibo delle case, dando alle fiamme l’unica automobile del villaggio». Ed era a Tuba che erano diretti Morgantini e il resto del gruppo, per andare a vedere con i propri occhi la distruzione israeliana, quando i militari li hanno fermati.

AssoPace Palestina ritiene che l’arresto di Morgantini e Bongiorni esprima «l’arroganza dell’esercito di occupazione nella feroce repressione del dissenso e nelle pratiche intimidatorie, in un contesto di continua repressione e violazione dei diritti fondamentali dei palestinesi nei Territori Occupati e nell’intimidazione verso chi si oppone alle ingiustizie subite dal popolo palestinese – osservatori per i diritti umani e attivisti pacifisti – e verso chi tenta di documentarle come i rappresentanti della stampa più volte colpiti». Dopo la firma del (fragilissimo) cessate il fuoco a Gaza, infatti, l’esercito israeliano ha intensificato i propri attacchi in Cisgiordania – a partire dall’operazione Muro di Ferro, lanciata contro i campi profughi di Jenin -, dove ha ucciso decine di civili e ne ha arrestati altrettanti. Dal 7 ottobre 2023, sono quasi un migliaio le vittime degli assalti israeliani, che avvengono con cadenza quotidiana.

Secondo Morgantini, quanto successo costituisce un vero e proprio abuso di potere. La sua associazione ha chiesto che il governo verifichi l’esistenza di eventuali procedimenti a carico dei due cittadini italiani, oltre che di intraprendere «tutte le azioni necessarie per garantire l’agibilità nei territori palestinesi occupati per gli attivisti dei diritti umani e della stampa internazionale». Nel frattempo, oggi i coloni hanno dato alle fiamme interi campi di uliveti nei pressi di Burin, mentre ad Al Khalil i militari hanno assaltato la casa di un prigioniero palestinese liberato nei recenti scambi di ostaggi e a Jenin vi sono stati altri arresti. Un circolo di violenza e impunità che sembra non voler finire mai.

[di Valeria Casolaro]

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