giovedì 6 Febbraio 2025

La verità sul protocollo tachipirina e vigile attesa che per Speranza è “un’invenzione no vax”

Il cosiddetto protocollo Tachipirina e vigile attesa «non esiste», è «un’invenzione dei no vax» e «di chi non ha mai visto le carte»: lo ha dichiarato Roberto Speranza nel corso di una presentazione a Villafranca, in provincia di Verona, rispondendo alle domande di una giornalista. L’ex ministro della Salute, che era nel comune veneto per la presentazione del libro Perché guariremo, ha deciso di rispondere così, sostenendo che il protocollo sarebbe «inventato» e sottolineando che le sue dichiarazioni sarebbero anche una «comunicazione anche per tutti quelli» che seguono giornalisti come Angela Camuso, che ha posto la domanda. Tuttavia, i protocolli esistono, sono stati pubblicati dal Ministero della Salute nel periodo in cui Speranza ricopriva il ruolo di ministro e includono vigile attesa e paracetamolo – con l’eventuale utilizzo di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) – tra le indicazioni principali per la cura dei pazienti sintomatici e privi di sintomi. La risposta di Roberto Speranza, registrata da alcuni spettatori che partecipavano alla presentazione, è diventata virale e ha attirato inoltre l’attenzione di alcune testate scientifiche e di fact-checking che, contestando un presunto “contesto mancante”, hanno realizzato alcuni articoli a riguardo omettendo però alcuni particolari tutt’altro che indifferenti.

La vicenda

Il tutto è avvenuto venerdì 31 gennaio a Villafranca, in provincia di Verona. Roberto Speranza era nel comune veneto per la presentazione del libro Perché guariremo ma, come accaduto in altre circostanze simili, all’evento erano presenti anche diversi manifestanti che hanno registrato le domande fatte all’ex ministro e le sue risposte. Tra i momenti ripresi, è stato catturato quello in cui la giornalista Angela Camuso ha chiesto: «Qual era la base scientifica della tachipirina e vigile attesa?». Roberto Speranza, dopo attimi di confusione causati dai rumori del pubblico, ha risposto così: «La mia risposta gliela do subito, così poi può lasciare il dibattito. Le do una comunicazione che spero lei dia anche a tutti quelli che la seguono. Il famoso protocollo tachipirina e vigile attesa è inventato da voi perché non esiste. È una vostra invenzione. È invenzione dei no vax. Gente per bene [che] non ha mai visto le carte che semmai crede che quello che lei sta dicendo è vero. Avevamo un gruppo fatto dai migliori scienziati italiani che ha aggiornato costantemente i protocolli di cura. Tachipirina e vigile attesa non è un protocollo. Nel protocollo ci sono tantissime cose. Non si fermi ad una parola».

Cosa dicono i documenti

Tuttavia, i protocolli esistono e, nonostante la tachipirina (o meglio, il paracetamolo) e la “vigile attesa” non siano le uniche indicazioni, risultano comunque tra le principali. L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) spiegava ad ottobre 2020 che «nella fase domiciliare, la cosa migliore da fare è la vigile attesa» e trattare i sintomi febbrili, mentre nella circolare Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da SARS-CoV-2, pubblicata dal Ministero della Salute nel dicembre 2020, vengono fornite le seguenti indicazioni per i pazienti asintomatici o paucisintomatici: «Vigile attesa», «misurazione periodica della saturazione», «trattamenti sintomatici (ad esempio paracetamolo)» ed eventuale utilizzo di corticosteroidi, il quale però deve essere considerato solo nei soggetti con malattia grave e non deve essere scelto «routinariamente». Inoltre, il documento contiene anche un paragrafo dedicato alle «raccomandazioni e decisioni AIFA sui farmaci Covid-19», nel quale si legge che per la terapia sintomatica «paracetamolo o FANS possono essere usati in caso di febbre o dolori articolari o muscolari», mentre gli altri farmaci potranno essere utilizzati su «giudizio clinico». Tale documento è stato poi aggiornato ad aprile del 2021, in una versione dove – nella lista per asintomatici o paucisintomatici – si specificava che per vigile attesa si intendeva «costante monitoraggio dei parametri vitali e delle condizioni cliniche del paziente» – frase totalmente assente nella lista del rapporto precedente – e che per trattamenti sintomatici si intendeva – questa volta – ad esempio sia paracetamolo che FANS, più eventuali medicinali basati sul giudizio clinico. Infine, il rapporto è stato nuovamente aggiornato a febbraio del 2022, attraverso la divulgazione di una versione che nella medesima sezione, questa volta, ampliava le prime indicazioni della lista a «costante e accurato monitoraggio dei parametri vitali e delle condizioni cliniche del paziente, inclusa la misurazione periodica della saturazione dell’ossigeno tramite pulsossimetria», aggiungendo nella sezione dei trattamenti sintomatici che paracetamolo e farmaci antinfiammatori hanno meccanismi d’azione differenti.

Il ricorso contro il Tar

Tali protocolli, nonostante nella forma contenessero solo “raccomandazioni” e consigli, sono stati difesi dalle critiche con vere e proprie battaglie legali: nonostante il TAR del Lazio abbia annullato a gennaio 2022 la circolare aggiornata al 21 aprile 2021, stabilendo che alcune parti si ponevano «in contrasto con l’attività professionale così come demandata al medico nei termini indicati dalla scienza e dalla deontologia professionale», pochi giorni dopo il Consiglio di Stato ha sospeso la sentenza, con la motivazione che il protocollo conteneva «raccomandazioni e non prescrizioni, cioè indica comportamenti, secondo la vasta letteratura scientifica allegata, che sembrano rappresentare le migliori pratiche» e quindi «non emerge alcun vincolo».

Il “contesto mancante”

Com’era prevedibile, i video registrati durante l’evento sono diventati virali in diversi social network e, di conseguenza, sembrano aver attirato l’attenzione di testate scientifiche e di fact-checking come Open, che ha dedicato un articolo alla vicenda – il quale spesso compare come banner su Meta nei post dove si tratta l’accaduto – sottolineando un presunto “contesto mancante”. In un articolo di Quotidiano Sanità, per esempio, viene ribadito più volte che le raccomandazioni «non erano di certo le uniche di un testo di 18 pagine», omettendo il fatto che le pagine dedicate alle indicazioni non erano 18, ma 5 (da pagina 10 alla 14), occupate inoltre principalmente da indicazioni «per fasi specifiche» e da evitare. L’argomentazione principale dell’articolo di Open, invece, riguarda l’elenco puntato dove si tratta della “tachipirina (o meglio, paracetamolo) e vigile attesa”, e si basa sul fatto che, secondo l’autore dell’articolo, ci sarebbero tante altre indicazioni ignorate. Tuttavia, la maggior parte delle altre raccomandazioni si basa su scenari eventuali o da evitare, e non sulle principali azioni da applicare: «Non modificare terapie croniche in atto per altre patologie», «non utilizzare routinariamente corticosteroidi», «non utilizzare eparina», non usare antibiotici, idrossiclorochina e farmaci con aerosol in caso di isolamento. Le uniche indicazioni raccomandate “attivamente”, sono «vigile attesa, misurazione della saturazione, trattamenti sintomatici (ad esempio paracetamolo)» e infine «appropriate idratazione e nutrizione».

Concludendo, si potrebbe dibattere per ore sul nome più adatto per definire tali protocolli e sulla loro efficacia, ma ciò che rimane certo, per quanto scritto sulle carte, è che, al contrario da quanto asserito dall’ex ministro della Salute, non sono stati inventati da un non ben definito gruppo di “no vax”, e contengono tra le raccomandazioni principali l’utilizzo di farmaci come il paracetamolo (spesso assunto tramite Tachipirina) e la vigile attesa, il che sembra rendere l’idea di richiamarsi ad essi tramite la locuzione “tachipirina e vigile attesa” tutt’altro che infondata.

[di Roberto Demaio]

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