sabato 8 Febbraio 2025

Corte Penale Internazionale: l’Italia rompe il fronte europeo per schierarsi con USA e Israele

Dopo la firma dell’ordine esecutivo con cui il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, impone una serie di sanzioni nei confronti della Corte Penale Internazionale, l’Italia ha deciso di sfilarsi dal blocco europeo e allinearsi con l’alleato transatlantico. All’indomani dell’emissione dell’ordine, 79 Paesi membri della CPI hanno rilasciato una dichiarazione congiunta per riaffermare il proprio «continuo e incrollabile sostegno all’indipendenza, all’imparzialità e all’integrità della CPI» e condannare la decisione di Trump; tra i firmatari della dichiarazione risultano quasi tutti i Paesi del vecchio continente, tra cui Germania, Francia, Regno Unito e Spagna, mentre altrettante personalità politiche (sia comunitarie che extra-UE) hanno condannato le azioni di Trump sotto forma di dichiarazioni sui social. La decisione di ignorare la dichiarazione degli alleati da parte dell’Italia arriva in un momento di attrito tra il Paese e la CPI a causa del caso Almasri. Il governo italiano non ha ancora rilasciato alcuna dichiarazione in merito alle sanzioni di Trump e non risulta ancora chiaro se abbia in programma di assumere una posizione sulla vicenda.

La dichiarazione congiunta contro l’ordine di Trump è arrivata ieri, venerdì 7 febbraio. Con essa, i Paesi riconoscono le ragioni della CPI, rimarcando che questa si sia limitata ad «adempiere al suo mandato in conformità con lo Statuto di Roma», venendo punita per aver fatto il proprio dovere. Tuttavia, «tali misure aumentano il rischio di impunità per i crimini più gravi e minacciano di erodere lo stato di diritto internazionale»; le sanzioni, inoltre, «potrebbero mettere a repentaglio la riservatezza delle informazioni sensibili e la sicurezza delle persone coinvolte, comprese vittime, testimoni e funzionari della Corte, molti dei quali sono nostri cittadini». A rischiare di essere compromesse, sottolinea la dichiarazione, sono le indagini attualmente in corso, perché gli uffici sul campo potrebbero essere costretti a chiudere.

Trump ha firmato il proprio ordine esecutivo giovedì 6 febbraio. Con esso, il presidente aggira la decisione del Senato di non approvare l’Illegitimate Court Counteraction Act, il disegno di legge precedentemente approvato alla Camera bassa. Esso prevedeva l’applicazione di sanzioni e misure restrittive contro i giudici della Corte «impegnati in qualsiasi tentativo di indagare, arrestare, detenere o perseguire qualsiasi» politico statunitense o «persona protetta» dal Paese che, come gli USA, non riconosca la CPI. L’ordine, di fatto, applica il contenuto del disegno di legge. Con esso, «gli Stati Uniti si oppongono inequivocabilmente e si aspettano che i nostri alleati si oppongano a qualsiasi azione della CPI contro gli Stati Uniti, Israele o qualsiasi altro alleato degli Stati Uniti che non ha acconsentito alla giurisdizione della CPI». Tra le misure stabilite risultano il blocco di proprietà e beni e la sospensione dell’ingresso negli USA per funzionari, dipendenti e agenti della Corte e i loro più stretti familiari.

[di Dario Lucisano]

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