Malgrado le pressioni di Trump, il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha confermato i propri piani di spesa per la difesa. Nella legge di bilancio per il 2025, ancora in fase di approvazione, il Paese iberico intende destinare l’1,32% del PIL al settore, mantenendo invariata la data di raggiungimento dell’obiettivo del 2% al 2029. L’esecutivo di Madrid è stato infatti perentorio: l’unico impegno vincolante è proprio quello del 2%, fissato in via ufficiale solo nel 2022; raggiungerlo nel 2029 è più che ragionevole. «La Spagna, in quanto alleato serio, affidabile e responsabile, sa perfettamente cosa deve fare e non ha bisogno di prendere lezioni da nessuno», ha dichiarato la ministra della Difesa Margarita Robles, sfidando apertamente le minacce di Trump e le richieste dell’UE. A oggi, la Spagna è uno degli otto Paesi della NATO a non avere ancora raggiunto l’obiettivo del 2%, e tra tutti i membri dell’Alleanza Atlantica risulta quello che riserva meno spese alla difesa.
L’annuncio di Pedro Sánchez è arrivato in occasione delle discussioni relative alla legge di bilancio per il 2025, che deve ancora venire approvata. Con tale annuncio, il primo ministro ha voluto sottolineare che il piano dell’esecutivo spagnolo per il raggiungimento dell’obiettivo del 2% di spesa minima resterà lo stesso: esso prevede una iniezione annuale di circa 4 miliardi di euro di qui al 2029, per arrivare alla percentuale stabilita. La spesa del 2024, riportano i media spagnoli, ha raggiunto la cifra di 17.523 milioni di euro, mentre quella del 2025 salirà a 21.198. Nel 2026, è previsto un ulteriore aumento fino a 24.685 milioni (che dovrebbe corrispondere all’1,49% del PIL), nel 2027 fino a 28.403 (1,66%), nel 2028 fino a 32.364 (1,81%) e nel 2029 fino a 36.560.
Di preciso, il piano spagnolo prevede diversi programmi di finanziamento mirati a modernizzare i mezzi militari – tra cui sottomarini, carri armati, e navi da guerra – migliorare le infrastrutture comunicative, e aumentare la portata dei diversi programmi militari. Per aumentare la propria spesa militare, negli ultimi anni, il governo spagnolo ha fatto ricorso anche al fondo di contingenza, un fondo pubblico creato per far fronte a imprevisti o emergenze, e a crediti straordinari provenienti per esempio dal ministero dell’industria. Insomma, il rapido balzo richiesto dalla NATO, dall’UE e dall’Agenda Draghi è irrealizzabile, e il governo spagnolo sembra saperlo bene, come mostra la risposta a tono della ministra della Difesa, arrivata in occasione di un incontro coi suoi omologhi comunitari. Ancora più fuori portata le accennate richieste di Trump, che ha dichiarato che la spesa dei Paesi NATO dovrebbe arrivare fino al 5% del PIL.
L’esecutivo di Madrid sottolinea di avere già una tabella di marcia, che rispetterebbe ragionevolmente le richieste della NATO. L’idea di aumentare le spese per la difesa fino al 2% era infatti emersa nel 2014, in seguito all’annessione russa della Crimea. Quell’anno, i vertici dell’Alleanza Atlantica avevano raccomandato ai Paesi di dedicare più fondi per la difesa per arrivare a toccare la soglia del 2% nell’arco di dieci anni. Tale soglia è stata fissata in via ufficiale solo nel 2022, senza tuttavia imporre alcun limite temporale, e il suo eventuale raggiungimento entro il 2029 rispetterebbe la data di scadenza inizialmente concepita. A oggi, la Spagna resta uno dei Paesi meno militarizzati del continente e il membro dell’Alleanza Atlantica a spendere meno di tutti nel settore della difesa, come mostrano gli ultimi dati forniti dalla stessa NATO. Per il 2024, le prime proiezioni parlano di una spesa dell’1,28% che tuttavia rischia di essere ancora più bassa, vista l’ingente crescita dell’economia spagnola. Le ultime proiezioni dell’OCSE la posizionano infatti al primo posto per crescita in UE e al settimo nel mondo, con un balzo del +2,8%.
[di Dario Lucisano]
E’ bello vedere che qualche politico con le palle esiste ancora, peccato che noi siamo anni luce lontani da certe vette.
Per fortuna qualche paese civile in cui scappare dall’Italia fascista ancora c’è!
La Spagna, fa piacere sentire la prima voce fuori dal coro. E non solo perché è il Paese con il miglior calcio del mondo e sede della mia squadra del cuore ( che non è il Real…) e con un’ ottima cucina che giova allo spirito, ma perché è il più vivibile dei grandi Stati europei, con il maggior equilibrio tra i generi, con una democrazia nata dopo una sofferta dittatura durata per mezzo secolo che vuole investire più nella pace che non nella guerra. Viva Espana!