Dopo Mali, Niger, Burkina Faso e Senegal, anche la Costa d’Avorio ha avviato la progressiva espulsione dei militari francesi dalle sue basi militari. In particolare, ieri si è tenuta una cerimonia ufficiale con cui la Francia ha restituito alle forze armate della Costa d’Avorio la gestione della base militare di Port-Bouet, ad Abidjan, che utilizzava dal 1978. La riduzione del personale militare francese nel Paese dell’Africa occidentale è in corso dal 2023, quando i militari di Parigi erano circa mille. Oggi sono rimasti circa 300 uomini del quarantatreesimo Battaglione di fanteria della Marina francese, i reparti anfibi delle forze armate, ed è previsto che la loro presenza verrà ulteriormente ridotta, lasciando nel Paese solo una ottantina di militari per addestrare i soldati ivoriani. Tuttavia, come preannunciato dal ministro della Difesa ivoriano, Tene Birahima Ouattara, i due Paesi hanno concordato di non interrompere completamente i loro rapporti militari, stabilendo, invece, un’intesa più flessibile per quanto riguarda l’impegno francese, in linea con gli interessi della Costa d’Avorio. Come anche il Senegal, la Costa d’Avorio intende riequilibrare le relazioni con Parigi senza interrompere bruscamente del tutto le relazioni con le forze francesi. «Il mondo cambia ed è evidente che la nostra relazione di difesa doveva evolvere», ha commentato il ministro della Difesa francese Sebastien Lecornu durante la cerimonia, aggiungendo che la Francia «non sta scomparendo».
In questo contesto di riformulazione delle relazioni tra Parigi e Yamoussoukro, i due ministri della Difesa – Ouattara e Lecornu – hanno siglato un nuovo accordo di partenariato militare volto prevalentemente all’addestramento dei soldati ivoriani: in particolare, una scuola ivoriana per i sistemi di informazione e comunicazione, sostenuta dalla Francia, continuerà le sue attività in questa sede, mentre Parigi rimarrà impegnata anche nelle attività dell’Accademia internazionale antiterrorismo di Jacqueville, alla periferia di Abidjan, e in quelle dell’Istituto interregionale per la sicurezza marittima. Gli ottanta militari francesi rimanenti formerebbero «la base di un distaccamento congiunto a seconda delle esigenze da voi manifestate, esigenze che saranno costantemente rivalutate, in particolare in termini di addestramento», ha affermato il ministro della Difesa francese. Nonostante ciò, il cambio di paradigma dello Stato africano e la ricerca di indipendenza e sovranità traspare chiaramente dal fatto che la base di di Port-Bouet prenderà il nome del generale Thomas d’Aquin Ouattara, il primo capo di Stato maggiore dell’esercito ivoriano. Il presidente della Costa d’Avorio, Alassane Ouattara, aveva già dichiarato a dicembre che le truppe francesi si sarebbero dovute ritirare dal Paese a partire da gennaio, con un approccio cauto nei modi, ma determinato nella sostanza: il presidente ivoriano aveva affermato, infatti, che l’ex padrone coloniale sarebbe rimasto un «importante alleato».
La Costa d’Avorio è l’ultimo Stato dell’Africa occidentale che ha deciso di espellere le forze francesi dal suo territorio dopo Mali, Burkina Faso e Niger, tutte nazioni in cui, tra il 2020 e il 2023, si sono verificati colpi di Stato che hanno portato al governo giunte militari antioccidentali. Ma anche in Ciad e in Senegal i rispettivi governi hanno deciso che le truppe francesi non sono più utili alla sicurezza del territorio invitando i contingenti a lasciare le basi del Paese. Nello specifico, il Mali ha decretato l’espulsione delle truppe francesi nel 2022, seguito dal Burkina Faso e dal Niger nel 2023. Nel dicembre del 2024, invece, ministro degli Esteri del Ciad, Abderaman Koulamallah, aveva annunciato la fine dell’accordo di cooperazione in materia di difesa con la Francia, spiegando che la decisione «fa parte dell’impegno del Capo di Stato davanti al popolo sovrano» ed è un modo per «affermare la nostra sovranità». Anche il presidente senegalese, Bassirou Diomaye Faye, durante il discorso di fine anno, aveva ribadito «la chiusura di tutte le basi francesi nel Paese», dopo la richiesta formale, di fine novembre, da parte di Dakar. Parallelamente all’indebolimento della presenza francese in Africa, si assiste all’ascesa nel continente delle nazioni rivali dell’Occidente, tra cui Russia e Cina. Mosca, in particolare, è vista particolarmente con favore dai popoli e dai governi africani per via del suo approccio considerato anticolonialista e paritario.
Tutto ciò si è tradotto in un rapido mutamento politico nei Paesi dell’Africa Subsahariana, il cui obiettivo è quello di riacquisire la sovranità sul sistema economico, monetario e sulle risorse naturali. Proprio a tal fine, Niger, Mali e Burkina Faso hanno firmato un trattato con il quale hanno dato vita alla Confederazione degli Stati del Sahel, volta a creare una comunità libera dal controllo di potenze straniere. In questo quadro, la Francia è sempre più fuori dall’Africa: a partire dalla prossima estate, infatti, le forze francesi manterranno basi militari permanenti solo in Gabon e a Gibuti.
[di Giorgia Audiello]