giovedì 27 Febbraio 2025

Potere d’acquisto dei cittadini: italiani in fondo alla classifica europea

Una nuova statistica diffusa dall’Eurostat certifica il basso potere d’acquisto dei cittadini italiani rispetto al resto degli europei. Se è noto che gli stipendi in Italia sono più bassi della media (attestandosi a 24.206 euro annui, in Europa occidentale meglio solo di Spagna e Grecia), la graduatoria sul potere d’acquisto – che parametra il valore degli stipendi a fronte del costo di beni e servizi – rivela una situazione ancora peggiore. Secondo il Purchasing power standard (PPS), una moneta artificiale che consente di confrontare i dati sul reddito tra Paesi con diverso costo della vita, il reddito parametrato degli italiani è di 24.051 PPS, contro una media europea di 27.530. Se la passano meglio degli italiani tutti i Paesi del continente (il valore più alto si registra in Svizzera con 35,089, poi figurano Germania e Islanda), compresa la Spagna con 24.474 PPS. Peggio solo la Grecia con 20.065 PPS, i Paesi balcanici e quelli baltici.

Il PPS è un’unità di misura che consente di confrontare il valore reale degli stipendi tra diversi Paesi, neutralizzando le variazioni di prezzo tra le nazioni e consentendo di comprendere quanto effettivamente si può acquistare con uno stipendio medio. Nel 2023, la media UE del reddito netto di una persona single senza figli si attesta a 27.500 PPS. L’Italia, con 24.000 PPS, si colloca ben al di sotto, con un divario del 15% rispetto alla media europea. Se confrontata con la Spagna (24.500 PPS), il distacco è meno evidente, ma le differenze diventano più marcate rispetto alla Francia (28.500 PPS) e alla Germania (34.900 PPS). Il dato più allarmante è che l’Italia si trova al 19° posto su 34 Paesi OCSE, superata non solo dalle maggiori economie continentali, ma anche da Stati più piccoli e con economie meno sviluppate. Il problema non è solo legato al livello degli stipendi, ma anche al loro rapporto con il costo della vita. In Svizzera, il Paese che guida la classifica, il reddito netto medio è di 47.000 PPS, quasi il doppio rispetto all’Italia. Anche Paesi come i Paesi Bassi, la Norvegia e l’Austria registrano retribuzioni medie superiori ai 35.000 PPS, evidenziando quanto sia svantaggiato il potere d’acquisto degli italiani. Tra le nazioni che si posizionano sotto l’Italia figurano Grecia, Portogallo e Polonia, mentre le ultime posizioni sono occupate da Bulgaria, Lettonia e Slovacchia, con un potere d’acquisto che si aggira intorno ai 14.000 PPS.

Uno dei principali fattori che incidono sul potere d’acquisto in Italia è la tassazione elevata. L’Eurostat evidenzia come il nostro sistema fiscale, con una forte progressività e detrazioni selettive, penalizzi soprattutto le fasce di reddito medio-alte. Per chi guadagna 50mila euro annui, ad esempio, l’imposta marginale è la stessa di chi ha un reddito di 200mila euro, creando un evidente squilibrio. Inoltre, per molte fasce di reddito, gli aumenti salariali non corrispondono a un incremento effettivo del potere d’acquisto, a causa di meccanismi fiscali che riducono il netto percepito. Questo fenomeno, noto come “fiscal drag”, contribuisce a limitare la crescita della spesa delle famiglie e, di conseguenza, a frenare l’economia nazionale. Il basso potere d’acquisto italiano ha ripercussioni dirette sulla domanda interna e sulla competitività del Paese: se i cittadini possono permettersi meno beni e servizi rispetto ai loro omologhi europei, l’economia risulta più debole e meno attrattiva per gli investimenti. Uno scenario che, fisiologicamente, si traduce in una crescita economica lenta e in difficoltà strutturali che penalizzano la produttività.

[di Stefano Baudino]

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