La comunità cattolica ha perso questa mattina il suo punto di riferimento: Jorge Mario Bergoglio. Papa Francesco si è spento all’età di 88 anni, a poche ore di distanza dalla celebrazione della Pasqua. Il 24 marzo era tornato nella residenza di Santa Marta dopo 37 giorni di ricovero presso l’Ospedale Gemelli di Roma. La salute dell’ottavo sovrano della Città del Vaticano era peggiorata negli ultimi anni, aggravata a inizio 2025 da una polmonite bilaterale. Nei dodici anni di pontificato, Francesco ha più volte diviso la comunità ecclesiastica, tra strappi col passato e prove di continuità.
L’impatto mediatico di Papa Francesco
Nonostante la laicità della Repubblica Italiana – sancita dall’articolo 7 della Costituzione – l’impatto della religione cattolica e dunque dei suoi esponenti spirituali non può essere trascurato, in un Paese che per oltre 40 anni è stato guidato dalla Democrazia Cristiana e ancora oggi conserva nella sua cultura il sostrato religioso. A dispetto della secolarizzazione e della crescente quota di atei e agnostici, in Italia si contano circa 40 milioni di cattolici. Alla luce di ciò si comprende l’attenzione costante rivolta dai media al ricovero prima e alla riabilitazione poi di Papa Francesco, ma la loro agenda non è la sola entità influenzata dalle pratiche vaticane; esiste appunto una comunità di decine di milioni di fedeli che trova nel pontefice una guida spirituale verso cui orientare la propria quotidianità.
Il pontificato di Papa Francesco ha coperto un arco temporale che passerà alla storia come una delle fasi cruciali della rivoluzione digitale. Dal 2013 ad oggi l’uso di internet e dei social media – veicoli di informazioni – è cresciuto in modo esponenziale, aprendo nuovi mondi alle parole e alle azioni del Papa. Nel 2020 hanno fatto il giro del mondo gli scatti ritraenti Francesco celebrare, da solo, la Via Crucis in una Roma deserta, durante la pandemia di coronavirus.

Francesco ha poi ereditato su Twitter il profilo inaugurato dal suo predecessore, Benedetto XVI, trasformandolo in un mezzo attraverso cui diffondere non solo pillole religiose ma anche prese di posizioni che hanno generato una divisione profonda lungo tutta la gerarchia cattolica.
I temi caldi del pontificato
Tra i primi messaggi che Jorge Mario Bergoglio ha lanciato figura l’appello all’austerità, al cambio di paradigma interno ed esterno al Vaticano volto alla difesa degli ultimi. L’invito alla solidarietà e alla semplicità – ben sintetizzato dalla scelta dell’abbigliamento, in netto contrasto col suo predecessore – ha scosso le fondamenta del Vaticano, già minate dai diversi casi di corruzione, sfarzo e lusso che hanno travolto i suoi massimi esponenti. Per la Giornata mondiale della pace, celebrata il 1° gennaio 2015, Francesco chiese di «non acquistare prodotti realizzati sfruttando le persone». Dieci anni dopo, il Papa si è rivolto ai giovani economisti invitandoli a proporre un nuovo modello, «che ami concretamente i lavoratori, i poveri, privilegiando le situazioni di maggiore sofferenza». Le nuove prospettive economiche – legate alla critica al capitalismo e alla globalizzazione – si legano all’auspicio di una rinnovata sensibilità ecologista da parte dell’uomo e a un’attenzione particolare verso i migranti, tra i soggetti più deboli e suscettibili di finire nella rete dello sfruttamento.

Sulla migrazione si registrano forse le prese di posizioni più dure, rivolte ai governi di tutto il mondo. «In quei mari e in quei deserti mortali, i migranti di oggi non dovrebbero esserci, e ce ne sono purtroppo. Ma non è attraverso leggi più restrittive, non è con la militarizzazione delle frontiere, non è con i respingimenti che otterremo questo risultato», ha dichiarato Francesco nell’agosto scorso. Una critica al governo italiano, alle politiche europee e anche a quelle americane – il cui emblema è dato dal “Muro della vergogna” tra Messico e Stati Uniti potenziato da Donald Trump durante il primo mandato. Il secondo insediamento alla Casa Bianca è stato “salutato” da Francesco con una dura lettera inviata ai vescovi presenti in terra americana: «un autentico Stato di diritto si verifica proprio nel trattamento dignitoso che meritano tutte le persone, soprattutto quelle più povere ed emarginate» – ha scritto Bergoglio, ricordando che «l’atto di deportare persone che in molti casi hanno lasciato la propria terra per motivi di estrema povertà, insicurezza, sfruttamento, persecuzione o grave deterioramento dell’ambiente, ferisce la dignità umana».
I governi di tutto il mondo sono finiti sotto accusa anche per il loro bellicismo, soprattutto alla luce della «Terza guerra mondiale a pezzi» apparsa negli ultimi tempi. Durante il suo pontificato, Bergoglio ha più volte rilanciato la necessità di fermare le armi, bloccarne produzione e commercio, affidandosi piuttosto alla politica e alla diplomazia per risolvere i conflitti. «La pacificazione degli animi e dei cuori» è stata più volte posta da Francesco come la condizione necessaria affinché tale cambiamento pacifista avvenga. Certo, in questi frequenti e generici appelli si trascura la complessità geopolitica, così come si perdono le ragioni sostanziali dei conflitti. La lotta palestinese ricorda, ad esempio, che la pace non esiste senza giustizia o sotto occupazione. Sfumature che, da un lato, avrebbero fornito alle invettive di Papa Francesco una professionalizzazione politica che oggi manca anche a chi il politico lo fa di mestiere e che, dall’altro, avrebbero generato spaccature ancora più profonde, tanto all’interno del Vaticano quanto all’esterno. Si pensi, ad esempio, alle relazioni con Israele, peggiorate durante il pontificato di Francesco che ne ha criticato la condotta criminale verso i palestinesi. Nell’ultimo messaggio Urbi et Orbi, Francesco ha ricordato Gaza, «una situazione ignobile», e ha ribadito il suo no al riarmo globale.
A bilanciare in una qualche misura gli strappi degli ultimi tredici anni all’ombra di Piazza San Pietro ci sono diversi punti di continuità e vicinanza con l’ala più conservatrice del Vaticano. Bergoglio ha più volte definito la gestazione per altri (GPA) un’aberrazione, chiedendo un divieto globale e sostenendo che le donne e i bambini coinvolti siano vittime di sfruttamento. In linea col governo Meloni – come visto criticato per le politiche migratorie – Papa Francesco si è schierato contro l'”ideologia gender”, quel vago contenitore costruito dalle destre e accusato dal pontefice di «cancellare le differenze tra uomini e donne». Relativamente ai diritti di queste ultime, il massimo esponente della Chiesa cattolica ha definito l’aborto un omicidio. Durante i suoi tredici anni di pontificato, Francesco ha poi assunto una posizione ambigua verso la comunità LGBTQ+, bilanciando la dottrina cattolica con un approccio sicuramente più inclusivo rispetto ai suoi predecessori. Bergoglio ha criticato le discriminazioni e la criminalizzazione dell’omosessualità, invitando la Chiesa a essere più accogliente e aprendo, nel 2023, alle benedizioni per le coppie omosessuali, ma allo stesso tempo ha ribadito che il matrimonio sacramentale debba essere esclusivo per coppie formate da uomini e donne.
Con la morte di Papa Francesco si conclude un pontificato estremamente divisivo per gli ambienti ecclesiastici, che ha visto l’ala conservatrice soffrire e non poco le uscite di Bergoglio. Tra i vari malumori si registra l’accusa di scisma verso il monsignor Carlo Viganò, tra i più critici dell’operato di Francesco. Vedremo se dall’imminente conclave usciranno trionfanti i sostenitori della Chiesa bergogliana oppure i suoi detrattori.
[di Salvatore Toscano]
Una morte nel giorno di Pasquetta avendo celebrato Dio fino all’ultimo giorno, che parla di Santità.
Ora speriamo in un giovane Papa capace di eliminare completamente la sesso fobia dalla Chiesa e che ritorni i Sacerdoti al matrimonio e le Suore al celebrare messa e al Cardinalato in totale parità tra i sessi.