Il 2022 avrebbe dovuto segnare l’inizio del grande lancio europeo dell’Entry/Exit System (EES), il sistema di monitoraggio dei confini concepito per registrare i dati biometrici di tutti i viaggiatori provenienti da Paesi esterni allo Spazio Economico Europeo. Nonostante l’implementazione sia stata ripetutamente rinviata per limiti tecnici e le pressioni provenienti dal Regno Unito, il Consiglio Europeo sembra volere più che mai sbloccare la situazione, orientandosi verso l’approvazione di deroghe che consentiranno l’avvio dell’EES già a partire da ottobre 2025.
A seguito della pubblicazione di una proposta normativa datata 28 febbraio, il Consiglio ha avanzato l’idea di procedere con un’implementazione “progressiva” del sistema, una strategia che mira a superare gli ostacoli attuali tramite future negoziazioni, presumibilmente nell’arco di sei mesi. Secondo quanto riportato dalla testata francese The Connexion, discussioni interne alla Commissione per le Libertà civili, la Giustizia e gli Affari interni del Parlamento europeo (LIBE) hanno ipotizzato come data papabile per il lancio l’inizio di novembre, se non addirittura la fine di ottobre.
Le ragioni dei continui rinvii sono molteplici, ma possono essere sintetizzate in tre criticità principali: in primo luogo, non tutte le nazioni europee sono adeguatamente pronte a introdurre il sistema; in secondo luogo, il Regno Unito esprime attraverso attività di lobby un notevole malcontento per il fatto che i suoi cittadini dovranno sottoporsi a controlli più stringenti quando viaggiano verso l’Unione Europea; infine, permangono dubbi sulla capacità dell’infrastruttura digitale di essere resiliente quanto basta per sostenere un’iniziativa così ambiziosa. Per quanto riguarda l’Italia, alcuni aeroporti nazionali hanno acquisito già da tempo i dispositivi per la registrazione biometrica, i quali sono tuttavia rimasti inattivi, in attesa dell’effettiva attuazione dell’EES.
L’obiettivo primario dell’Entry/Exit System consiste nella creazione di un archivio centrale europeo che raccolga, in maniera sistematica, i dati relativi ai passeggeri provenienti da paesi esterni all’area Schengen – dalle generalità fino alle informazioni derivanti dal riconoscimento facciale – al fine di monitorarne identità e movimenti. Pur rappresentando una proposta audace, l’iniziativa rischia di compromettere i diritti fondamentali degli extracomunitari se non adeguatamente regolata, soprattutto in un contesto in cui le situazioni di frontiera sono spesso insufficientemente tutelate, come evidenziato anche dalle criticità del neonato AI Act.
L’interdipendenza tra l’EES e il Sistema europeo di informazione e autorizzazione ai viaggi (ETIAS) evidenzia la complessità della gestione dei flussi migratori e delle misure di sicurezza a livello continentale. ETIAS, che prevede l’introduzione di requisiti di ingresso per i viaggiatori, mira – secondo la Commissione europea – a “identificare i rischi per la sicurezza, la migrazione irregolare e la propagazione di pericoli epidemici posti dai visitatori esenti dall’obbligo del visto“. L’attivazione di ETIAS è prevista a circa sei mesi di distanza dall’effettiva messa in opera dell’Entry/Exit System.
[di Walter Ferri]