giovedì 6 Marzo 2025

Metà delle emissioni globali di CO2 provengono da 36 compagnie petrolifere

Un’analisi di Influence Map ha rivelato che la metà delle emissioni globali di anidride carbonica deriva dai combustibili fossili prodotti da sole 36 aziende. Lo studio prende in considerazione le emissioni dirette e indirette delle maggiori compagnie del settore fossile e, nello specifico, rivela che le 36 principali aziende hanno prodotto carbone, petrolio e gas responsabili di oltre 20 miliardi di tonnellate di CO2 nel 2023. Se Saudi Aramco, la compagnia più impattante, fosse un Paese, sarebbe il quarto più emissivo al mondo dopo Cina, Stati Uniti e India. I dati aggiornati al 2023, sostengono i ricercatori, rafforzano la necessità di chiedere conto alle compagnie fossili per il loro ruolo nella crisi climatica e potrebbero essere utilizzati in cause legali contro aziende e investitori, come già avvenuto con le versioni precedenti del rapporto.

Lo studio di Influence Map costituisce un aggiornamento del database Carbon Majors, una banca dati che raccoglie i numeri relativi alla produzione delle 169 maggiori compagnie attive nei settori di petrolio, gas, carbone e cemento, oltre a quelli di 11 entità non più operative. I dati raccolti vengono utilizzati per quantificare sia le emissioni operative dirette legate alla produzione, sia quelle derivanti dalla combustione dei prodotti commercializzati. L’aggiornamento del 2023 compie un passo avanti nell’individuazione delle maggiori compagnie impattanti del mondo: il nuovo studio, infatti, disaggrega i dati delle emissioni di carbone provenienti da Cina, Federazione Russa, Repubblica Ceca, Polonia, Ucraina e Kazakistan, attribuendoli alle singole aziende dei rispettivi Paesi. I nuovi dati rivelano che le aziende a proprietà statale risultano le più impattanti. Secondo il database, nel 2023, 68 entità statali avrebbero emesso 22,5 miliardi di tonnellate di CO2, pari al 52% delle emissioni globali di CO2.

Nel 2023, Carbon Majors ha tracciato un totale di 33,9 miliardi di tonnellate di emissioni provenienti dai 169 gruppi attivi, di cui il 78,4% derivante da combustibili fossili e cemento e la metà esatta attribuibile alle prime 36 entità; tra di esse figura anche l’italiana Eni che ricopre proprio la trentaseiesima posizione con 257 milioni di tonnellate di CO2 di emissioni, lo 0,56% delle emissioni totali per il settore. A livello storico, dal 1854 al 2023, Eni si colloca al trentaquattresimo posto tra le aziende del settore più impattanti. Lo studio si concentra sulle prime 20 entità produttrici di carbonio, responsabili collettivamente di 17,5 miliardi di tonnellate di CO2, pari al 40,8% delle emissioni globali. L’elenco, si legge nel rapporto, è dominato da entità statali, che costituiscono 16 delle prime 20, con una forte presenza delle aziende cinesi, otto delle quali hanno generato il 17,3% delle emissioni globali di CO2 da combustibili fossili e cemento. «Anche le aziende del carbone sono in primo piano, con sette nella top 20, di cui sei cinesi e una indiana», scrive il gruppo.

Proprio riguardo al carbone, lo studio rileva che nel 2023 esso sarebbe rimasto la principale fonte di emissioni, contribuendo per il 41,1% alle emissioni del database. Mentre le emissioni di carbone sono cresciute dell’1,9% su base annua, il cemento ha registrato il maggiore aumento relativo, pari al 6,5%. Al contrario, le emissioni di gas naturale sono diminuite del 3,7%, mentre il petrolio è rimasto stabile con un aumento minimo dello 0,3%. Complessivamente, le emissioni sono aumentate dello 0,7%.

[di Dario Lucisano]

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