sabato 15 Marzo 2025

La CEDU condanna la polizia ucraina per la strage di Odessa (ma incolpa anche i filo-russi)

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) ha condannato l’Ucraina per «negligenza dello Stato negli scontri tra sostenitori e oppositori di Maidan». Il riferimento è ai fatti di Odessa che hanno avuto luogo il 2 maggio 2014, quando 42 persone persero la vita a causa del rogo sviluppatosi nella Casa dei Sindacati della città, dove si erano rifugiate a seguito degli scontri tra i manifestanti a favore del nuovo governo filo-occidentale e i sostenitori del precedente governo filo-russo deposto. Le autorità ucraine non svolsero mai alcuna indagine sulle cause del rogo, nonostante all’esterno dell’edificio fossero presenti centinaia di sostenitori del governo appena eletto (guidato da gruppi neonazisti) che lanciavano bottiglie incendiarie contro l’edificio. La sentenza, pur incolpando le autorità ucraine, ha un retrogusto politico, in quanto sancisce la piena responsabilità della polizia, accusata di essere filo-russa e schierata con gli attivisti che protestavano contro il governo, oltre ad accusare la Russia di propaganda. Nel documento si sottolinea anche come il lancio di molotov sia stato “reciproco” tra l’interno e l’esterno dell’edificio.

In relazione ai fatti, la sentenza della Corte ha stabilito il sussistere di: «violazione dell’articolo 2 (diritto alla vita) della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, a causa dell’incapacità delle autorità competenti di fare tutto ciò che ci si poteva ragionevolmente aspettare da loro per prevenire la violenza di Odessa del 2 maggio 2014, per porre fine a tale violenza dopo il suo scoppio, per garantire tempestive misure di salvataggio per le persone intrappolate nell’incendio e per avviare e condurre un’indagine efficace sugli eventi; e una violazione dell’articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) nei confronti di una ricorrente (ricorso n. 39553/16) in merito al ritardo nella consegna del corpo del padre per la sepoltura». Tra i 28 ricorrenti, 25 erano parenti delle vittime (alcune delle quali erano attivisti favorevoli al governo filo-occidentale), mentre 3 erano persone sopravvissute alla strage.

Nella descrizione dei fatti principali e del quadro politico e sociale della giornata, la sentenza sottolinea una forte interferenza da parte della Federazione russa negli eventi, attraverso azioni materiali e di propaganda. Gli scontri, riporta la CEDU, avrebbero preso il via dall’aggressione degli attivisti filo-russi contro quelli filo-occidentali (in particolare degli ultras dell’Odesa Chornomorets contro quelli del Kharkiv Metalist, che avrebbero dovuto giocare quel giorno ad Odessa). In un quadro simile, l’incendio dell’edificio dove morirono almeno 42 persone è descritto come un normale incidente nel contesto di uno scontro tra persone che si lanciano bombe molotov.

La Corte dettaglia in modo particolare l’inazione della polizia durante l’intero svolgersi degli eventi, fattore alla base della condanna nei confronti dello Stato ucraino. Gli agenti, infatti, non hanno mosso un dito nè prima dello scontro alla Casa dei Sindacati, nè durante il compimento della strage. La stessa inazione ha caratterizzato anche le indagini successive delle autorità, condotte in maniera approssimativa. La prova della collusione degli agenti con la Federazione russa sarebbe la fuga di alcuni di essi verso quest’ultima, dopo i fatti. Quel 2 maggio, inoltre, la polizia aveva arrestato 63 sopravvissuti alla strage, che furono rilasciati due giorni più tardi, a seguito di un’irruzione degli attivisti filo-russi all’interno degli edifici pubblici in segno di protesta.

Tuttavia, non si può non chiedersi perchè, se la polizia era davvero schierata con gli attivisti filo-russi, non sia intervenuta quando decine di essi venivano uccisi all’interno della Casa dei Sindacati. La sentenza della CEDU, dunque, sembra più rivolta a condannare le forze dell’ordine del vecchio regime, considerato prono alla Russia e ai suoi interessi, dai quali sarebbero dipesi i fatti del 2 maggio 2014. In questo contesto, va sottolineato come la pagina italiana della strage di Odessa, in un tentativo di revisionismo storico nemmeno troppo sottile, descriva i fatti come Incendio della Casa dei Sindacati di Odessa.

[di Michele Manfrin]

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Articoli correlati

1 commento

  1. La bella addormentata si sveglia ora, dopo aver dormito profondamente quando i Naxisti nel Donesk sotto il demente Genocide Biden e il criminale Pardoned suo figlio, hanno trascinato il mondo sull’abisso della fine, con l’aggressione Nazista alla libertà di auto Governo della Russia.

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

+ visti