Israele ha lanciato un bombardamento su larga scala nella Striscia di Gaza, uccidendo oltre 300 persone. Gli attacchi sono stati motivati come una «risposta al ripetuto rifiuto di Hamas di rilasciare i nostri ostaggi», si legge in un comunicato rilasciato dall’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu. Il riferimento è alle proposte provenienti da Israele e USA di prolungare il cessate il fuoco temporaneo, che di fatto stravolgerebbero il piano concordato, ritardando l’entrata in vigore di una tregua permanente. Il bombardamento, lanciato nella notte, costituisce il maggior attacco israeliano dall’inizio del cessate il fuoco e, pur senza annunciarlo apertamente, rompe di fatto gli accordi siglati lo scorso gennaio: «Da ora in poi, Israele», si legge infatti nel comunicato, «agirà contro Hamas con una forza militare crescente. Il piano operativo è stato presentato dall’IDF nel fine settimana e approvato dalla leadership politica».
Gli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza sono stati lanciati nella notte tra ieri e oggi, martedì 18 marzo, e si sono concentrati sulle città di Khan Younis e Rafah, nel sud della Striscia, e Gaza City e Deir al-Balah, nel centro. Secondo l’ultimo aggiornamento ufficiale, l’esercito israeliano avrebbe ucciso 326 persone, ferendone oltre 440; il bilancio, tuttavia, si aggiorna costantemente. I bombardamenti arrivati nella notte sebbene improvvisi, non sembrano affatto improvvisati: essi sono stati coordinati dal capo di stato maggiore, dal capo del servizio di sicurezza generale e dal comandante dell’aeronautica militare, riunitisi all’interno della base dell’aeronautica militare. Inoltre, giungono in concomitanza con una riorganizzazione delle forze militari di Tel Aviv. Ieri, Netanyahu ha annunciato di voler cambiare il vertice dello Shin Bet, l’agenzia di intelligence per gli affari interni israeliani, e sono stati annunciati diversi cambi nella gestione dei campi di addestramento militare.
Verso le 8 di oggi, il portavoce delle IDF in lingua araba ha diffuso un ordine di evacuazione generalizzato, in cui chiede ai residenti di Beit Hanoun, Khuza’a, Abasan al-Kabira e al-Jadida di lasciare le proprie case, in quanto «le aree designate sono considerate pericolose zone di combattimento». All’ordine di evacuazione è stata allegata una mappa della Striscia, che colora in rosso tutto il confine, suggerendo che l’intenzione israeliana sarebbe quella di schiacciare gli abitanti all’interno di Gaza. L’intento, insomma, sembra quello di rilanciare l’operazione militare nella Striscia, riprendendo i bombardamenti in maniera generalizzata. A conferma di ciò, arrivano le parole della portavoce del presidente USA, Karoline Leavitt, che ha detto che, prima degli attacchi, Washington era stata consultata, dando la propria approvazione. «Come ha chiarito il presidente, Hamas, gli Houthi, tutti quelli che cercano di terrorizzare non solo Israele ma anche gli USA vedranno il prezzo da pagare», ha detto Leavitt. «Si scatenerà l’inferno».
Israele ha giustificato gli attacchi come una risposta «al rifiuto di tutte le proposte ricevute dall’inviato presidenziale statunitense Steve Witkoff e dai mediatori». A partire dall’inizio di marzo, i colloqui per l’evoluzione della tregua sono infatti entrati in una fase di stallo: lo Stato ebraico, sostenuto dagli USA, ha chiesto un ampliamento della prima fase della tregua, che prevede un cessate il fuoco finalizzato allo scambio di prigionieri e ostaggi. Hamas, invece, chiede che vengano rispettati gli accordi iniziali, che in questo momento prevederebbero l’instaurazione di una tregua permanente e il completo ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia.
[di Dario Lucisano]
A pensare male si fa’ peccato, ma pensare male degli Israeliani è lecito.