martedì 18 Marzo 2025

Rapporto: una patrimoniale europea del 3% sui super ricchi porterebbe 121 miliardi l’anno

Una tassa del 3% sui patrimoni superiori ai 100 milioni di euro potrebbe generare 15 miliardi in Italia e 121 miliardi a livello europeo. È quanto emerge dal rapporto dell’Osservatorio fiscale europeo, guidato dall’economista Gabriel Zucman. La misura, già discussa al G20, è stata ripresentata oggi all’annuale Tax Symposium di Bruxelles. Essa, secondo le stime, neutralizzerebbe l’attuale regressività fiscale, per cui i più ricchi pagano aliquote inferiori rispetto alla classe media. Oggi, fase in cui l’imposizione effettiva sui miliardari si attesta solo allo 0,2%, l’introduzione di questo patrimonio garantirebbe risorse per investimenti e servizi pubblici, senza aumentare il debito.

Nello specifico, il report suggerisce l’introduzione di un’imposta minima del 2% sulla ricchezza delle persone con un patrimonio superiore a 100 milioni di euro, o una tassa del 3% per chi possiede più di un miliardo di euro. Uno strumento che, secondo gli autori, potrebbe generare entrate significative senza impattare la crescita economica. La logica alla base della proposta è semplice: attualmente, i super-ricchi pagano aliquote fiscali effettive inferiori rispetto al resto della popolazione. Secondo l’EU Tax Observatory, i sistemi fiscali moderni non riescono infatti a tassare efficacemente questa fascia di contribuenti, permettendo loro di sfruttare scappatoie e paradisi fiscali. Durante la Seconda guerra mondiale, evidenzia il rapporto, Francia e Regno Unito introdussero tasse straordinarie sui ricchi per finanziare le spese belliche, e l’idea di una tassazione più equa su questa fascia di popolazione è ampiamente supportata dai cittadini europei: secondo un sondaggio Eurobarometro, il 67% si è espresso favorevolmente.

Una delle principali critiche alle imposte patrimoniali è la possibile mancanza di liquidità per i contribuenti colpiti. Tuttavia, il report evidenzia che un’imposta del 2% sulla ricchezza sarebbe inferiore al rendimento medio del capitale per i super-ricchi, stimato oltre il 7% annuo negli ultimi 40 anni, al netto dell’inflazione. Inoltre, la proposta include un meccanismo di compensazione: chi già paga imposte sul reddito elevate non dovrebbe versare ulteriori somme, garantendo così equità ed evitando doppia imposizione. La proposta ha già trovato spazio nel dibattito politico europeo. A febbraio 2025, l’Assemblea Nazionale francese ha approvato una tassa del 2% sui centi-milionari, e altri Stati membri potrebbero seguire l’esempio. La ricerca presenta inoltre una serie di simulazioni per calcolare il gettito fiscale nei diversi Paesi europei. Ad esempio, in Francia la tassa potrebbe generare fino a 34,8 miliardi di euro con un’aliquota del 3%, mentre in Germania si arriverebbe a 30,4 miliardi di euro. In Italia, il gettito stimato sarebbe di 15 miliardi con un’imposta del 3% e 8,3 miliardi con un’aliquota del 2%.

Ma come potrebbe concretamente impattare l’introduzione di una tassa del 3% sui patrimoni superiori ai 100 milioni di euro in Italia e in Europa? Tali risorse potrebbero essere destinate a numerosi investimenti pubblici strategici. A livello europeo, oltre che per il potenziamento delle infrastrutture di trasporto e la promozione della sostenibilità – settori per i quali la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) ha stanziato oltre 15 miliardi – i 121 miliardi recuperati dalla tassa sui patrimoni dei super-ricchi coprirebbero interamente la quota del contributo offerti dai fondi strutturali e di investimento europei (SIE) per il miglioramento della ricerca e innovazione, alla competitività delle piccole e medie imprese e allo sviluppo del mercato unico digitale. Nel nostro Paese, per esempio, contribuendo all’ammodernamento e alla digitalizzazione delle infrastrutture elettriche nei prossimi 10 anni, stimato da Terna in 23 miliardi, così come ad investimenti nelle energie rinnovabili per il settore ferroviario, dopo che Ferrovie dello Stato ha annunciato un piano di 1,3 miliardi di euro destinato a coprire il 19% del fabbisogno energetico del settore ferroviario entro il 2029. Altro capitolo potrebbe essere quello del welfare studentesco: basti pensare che il PNRR prevede 1,91 miliardi di euro per triplicare i posti disponibili per gli studenti fuori sede e aumentare importo e platea di riferimento delle borse di studio.

[di Stefano Baudino]

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Articoli correlati

2 Commenti

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

+ visti