Ieri mattina, alla notizia del massiccio bombardamento israeliano sulla Striscia di Gaza giovani e attivisti italiani hanno deciso di reagire, organizzando presidi di emergenza contro il genocidio in Palestina. Tra i primi a prendere parola sono stati i Giovani Palestinesi, Unione Democratica Arabo-Palestinese e Associazione dei Palestinesi Italiani, che hanno lanciato manifestazioni a Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Modena, Napoli, Padova e Torino. La maggior parte dei presidi si è tenuta nelle piazze principali delle rispettive città, a partire dalle 20. Alcune province, tuttavia, si sono mobilitate sin dalle prime ore del pomeriggio, come nel caso di Padova. Nelle stesse ore sono pervenuti anche appelli provenienti da movimenti solidali alla Palestina e da realtà islamiche italiane.
A Milano si è svolto in serata un corteo che ha attraversato le vie del centro cittadino, con un gruppo di manifestanti che ha sostato di fronte alla sede del consolato statunitense, in via Turati, protestando contro il supporto statunitense al genocidio in corso a Gaza. Centinaia di persone in piazza anche a Napoli e Bologna, dove erano presenti anche diverse sigle sindacali: «Siamo scese in piazza ieri e oggi, e continueremo le mobilitazioni per ribadire che Napoli è una città resistente e solidale, che non sarà complice del genocidio e che resterà al fianco della Resistenza palestinese fino alla vittoria» riporta un comunicato dell’Unione Democratica Arabo-Palestinese sui social. A Torino, un migliaio di persone hanno attraversato le vie del centro e annunciato nuove mobilitazioni per il prossimo 22 marzo e il 12 aprile, data della manifestazione nazionale che dovrebbe svolgersi a Milano. «Israele rompe la tregua, il genocidio non si è mai fermato» si legge sullo striscione a capo del corteo. A Padova, cinque manifestanti avrebbero ricevuto altrettanti fogli di via dopo alcuni brevi momenti di tensione con le forze dell’ordine.
Il grido sollevatosi dalle piazze in tutta Italia è il medesimo: stop al genocidio. Dopo l’ennesimo massacro compiuto da Israele ai danni della popolazione civile (il cui bilancio avrebbe superato le 400 vittime, per la maggior parte bambini), la cittadinanza è tornata a chiedere la fine dell’aggressione in corso e della complicità occidentale con Israele, oltre a ribadire la propria contrarietà verso la corsa al riarmo europea. Numerosi, infatti, sono stati gli striscioni contro i piani bellicistici dell’UE, insieme alle richieste rivolte ai governi di smettere di essere complici e di condannare, una volta per tutte e in maniera concreta, il piano genocida di Israele.
[di Valeria Casolaro]