Le autorità turche hanno arrestato Ekrem İmamoğlu, sindaco di Istanbul e principale rivale politico del presidente Recep Tayyip Erdoğan. İmamoğlu è accusato nell’ambito di due indagini separate: la prima riguarda presunti episodi di corruzione legati all’assegnazione di gare d’appalto da parte del Comune, mentre la seconda il suo presunto favoreggiamento e aiuto al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), che la Turchia considera un’organizzazione terrorista. «È un colpo di Stato contro la volontà nazionale», denunciano i vertici del CHP, partito di cui İmamoğlu è esponente, puntando il dito contro le tempistiche dell’arresto. Domenica 24 marzo, infatti, sono previste le primarie per scegliere il candidato del partito alle prossime presidenziali del 2028, in cui İmamoğlu risultava il netto favorito. Secondo l’opposizione, insomma, si tratta di un arresto politico che, oltre a İmamoğlu, ha coinvolto un altro centinaio di persone, tutte accusate di estorsione, corruzione, frode, e turbativa d’asta o favoreggiamento del PKK.
L’arresto di İmamoğlu è stato annunciato dallo stesso sindaco di Istanbul con un video sul social X. Nella notte, decine di poliziotti hanno fatto irruzione nella sua casa, perquisendola e arrestandolo. Dopo l’arresto, uno dei suoi assistenti ha comunicato che il primo cittadino è stato portato al quartier generale della polizia. Secondo una dichiarazione della procura di Istanbul, con İmamoğlu sono indagate un totale di 100 persone, tra cui giornalisti e imprenditori, sospettate di essere coinvolte in attività criminali relative ad alcuni appalti aggiudicati dal Comune. Altre 6 sono invece finite al centro dell’indagine relativa al PKK. Le autorità turche, inoltre, hanno chiuso diverse strade di Istanbul e vietato le manifestazioni in sostegno di İmamoğlu per i prossimi quattro giorni. Dopo i vari raid condotti dagli agenti turchi, la lira turca è crollata del 12%, raggiungendo il minimo storico.
İmamoğlu è stato eletto due volte sindaco di Istanbul, la prima nel 2019 e la seconda l’anno scorso. Con l’elezione del 2019, che si dovette ripetere per decisione di Erdoğan, İmamoğlu mise fine a circa 25 anni di governo dell’AKP, il partito del presidente. Con i suoi mandati da sindaco, ha acquisito parecchia notorietà, diventando gradualmente il principale politico dell’opposizione turca. Domenica sarebbe dovuto essere confermato candidato alle prossime presidenziali, che si dovrebbero tenere nel 2028. Tuttavia, in molti ritengono che i cittadini possano venire chiamati alle urne ben prima, così da permettere la rielezione di Erdoğan, che ha esaurito il limite di mandati. Una modifica alla costituzione turca introdotta dallo stesso Erdoğan nel 2017, infatti, prevede una sola rielezione per presidente, ma solo se il suo mandato arriva alla scadenza naturale. Questo significa che, in caso di scioglimento del Parlamento, il presidente può ricandidarsi anche per un terzo mandato. In generale, le tempistiche dell’arresto, sottolineano esponenti dell’opposizione, risultano sospette: il raid segue infatti di soli due giorni la decisione dell’Università di Istanbul di ritirare a İmamoğlu il diploma di laurea, requisito fondamentale per candidarsi alle elezioni. İmamoğlu, inoltre, è finito più volte al centro di vicende giudiziarie che l’opposizione giudica come tentativi di delegittimazione e di fermare una sua possibile candidatura.
[di Dario Lucisano]