martedì 1 Aprile 2025

I disturbi alimentari tra gli adolescenti sono in crescita: tra le cause social e pandemia

In Italia, le persone affette da disturbi del comportamento alimentare (ovvero anoressia, bulimia nervosa e disturbo da alimentazione incontrollata) aumentano sempre di più, specie tra i giovani e i giovanissimi. Ad essere più colpite sono le donne, con circa il 90% dei casi. All’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, dal 2019 ad oggi, le nuove diagnosi di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione tra i più giovani sono aumentate del 64%, con l’età di insorgenza che si è abbassata fino a 8 anni. A livello nazionale, il ministero della Salute riporta un aumento tra il 30-35% su tutte le fasce di età e stima che circa 3 milioni di italiani soffrano di tali disturbi. A questo hanno contribuito, negli ultimi anni, il trauma pandemico e l’uso dei social network, dove proliferano modelli estetici irrealistici e che spinge all’emulazione di comportamenti nocivi. In questo contesto, il governo italiano ha deciso di eliminare dalla legge di bilancio 2025 i finanziamenti per le case di cura specializzate esistenti sul territorio nazionale.

I dati pubblicati da parte dell’Unità Operativa Semplice Anoressia e Disturbi Alimentari dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma riferiscono non solo un aumento delle diagnosi, ma anche un aumento della gravità dei disturbi dell’alimentazione, specie nei pazienti più giovani. Nel complesso, dal 2020, l’Unità specializzata del Bambino Gesù ha registrato un incremento del 38% nell’attività clinica: i day hospital sono passati da 1.820 a 2.420 del 2024. Di pari passo, tra i più giovani le nuove diagnosi di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono aumentate del 64%, passando dalle 138 del 2019 alle 226 del 2024. Inoltre è evidenziato come vi sia una crescita del 50% dei nuovi accessi tra le fasce d’età più giovani. Il ministero della Salute ritiene che in Italia vi siano circa 3 milioni di persone affette da questi disturbi. La pandemia, come spiegato dallo stesso ministero, ha peggiorato ulteriormente la situazione, con un incremento nazionale di casi tra tutte le fasce di età stimato intorno al 30-35%, oltre a registrare un abbassamento dell’età di esordio dei primi sintomi ad 8 anni.

«I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono malattie psichiatriche altamente complesse che hanno ripercussioni sulla salute fisica», spiega Valeria Zanna, responsabile dell’Unità Operativa Semplice Anoressia e Disturbi Alimentari dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Per la loro complessità, si tratta di disturbi che richiedono la maggiore collaborazione possibile tra figure professionali con differenti specializzazioni: psichiatri, pediatri, psicologi, dietisti, specialisti in medicina interna, come raccomandato fin dalla Consensus Conference del 2012, dal Quaderno della Salute del 2013, dalle Linee Guida del National Institute for Health and Care Excellence (NICE) del 2017, dal documento dell’American Psychiatric Association (APA) e dalle Linee di indirizzo per la riabilitazione nutrizionale del 2017. Sia l’anoressia che la bulimia possono essere causa di complicanze mediche gravi se non trattate tempestivamente e adeguatamente, aumentando sensibilmente l’indice di mortalità – tra 5 e 10 volte – rispetto a persone sane della stessa età, come spiegato dall’Ospedale Bambino Gesù. Quest’ultimo riporta che 4.000 persone muoiono ogni anno per questi disturbi.

Il periodo pandemico è stato senz’altro un enorme spartiacque negativo per moltissimi giovani. Oltre ai disturbi alimentari sono cresciute anche l’ansia e la depressione. Le politiche di segregazione, di distanziamento e di esclusione adottate durante l’emergenza pandemica hanno causato un aumento dell’angoscia, della paura e della solitudine nei giovani, oltre a produrre una sistematica mancanza di attenzione e di cura nei confronti dei giovani. Un malessere cresciuto nel tempo che con fatica si è espresso e che gli adulti, nella stragrande maggioranza, non hanno colto.

Inoltre, l’uso e l’abuso dei social media può accrescere il rischio di insorgenza di disturbi alimentari. Nel 2023, PLOS Global Public Health ha condotto un meta-studio con cui ha esaminato 50 ricerche eseguite in 17 differenti Paesi per la fascia di età 10-24 anni. Dallo studio è emerso che i social media aumentano enormemente il confronto sociale e contribuiscono allo sviluppo di ossessioni. Questo avviene nell’adesione a schemi che l’algoritmo premia con maggiore visualità, nella convinzione di ottenere attenzione e accettazione sociale. Un esempio su tutti sono le giovani influencer con problemi di anoressia che postano contenuti sui social, in una continua spettacolarizzazione della sofferenza che gli algoritmi social premiano con molta visibilità. Quest’ultima è anche dovuta alle molte interazioni che tali post suscitano, sia di empatia e compassione sia di scherno e derisione, in un circolo vizioso infernale. Si tratta di dinamiche che inducono l’emulazione, in quanto l’algoritmo premia i contenuti del dolore e della sofferenza.

Nonostante questi problemi siano in aumento, il governo italiano ha deciso di tagliare dalla legge di bilancio 2025 i finanziamenti per sostenere le strutture che si occupano di queste malattie. Il fondo apposito era stato istituito nel 2022 erogando 35 milioni di euro in tre anni. Per il 2025, invece, nessun intervento è stato previsto dal governo. Infatti è previsto soltanto lo stazionamento di 1,5 milioni di euro, spalmati in tre anni, per una Campagna di prevenzione dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione del ministero della Salute.

Mentre i governi accettano il riarmo europeo per una economia di guerra incentrata sul conflitto, le strutture sanitarie, così come scuole, università e welfare in generale, continuano sempre più velocemente nella sua discesa verso il basso.

[di Michele Manfrin]

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2 Commenti

  1. Mia figlia due anni fa per un periodo di circa un anno ha sofferto di anoressia, dopo un percorso psicoterapeutico è riuscita a superare il problema ma il timore che possa accadere nuovamente è sempre costante: non auguro a nessun genitore di vivere questa esperienza.

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